Elezioni: A Trento perdono gli orsi, a Bolzano perde la lingua italiana
Se mi chiedeste di concentrare in poche parole i risultati delle elezioni nelle due Province Autonome del Trentino Alto Adige la metterei così: “A Trento perdono gli orsi, a Bolzano perde l’italiano”.
Per capire qualcosa su come funzioni la politica da quelle parti, è bene non dimenticare che con la riforma statutaria del 2001 è venuta a cadere il livello elettorale regionale.
Per spiegarmi meglio, non è più l’elezione del Consiglio Regionale a dar vita, in via automatica, ai Consigli Provinciali, ma sono questi ultimi che, eletti separatamente in base a leggi elettorali distinte, costituiscono assieme il Consiglio Regionale.
Ecco perché nei resoconti della tornata elettorale di domenica scorsa vengono forniti distintamente i risultati delle due Provincie autonome.
Chiarito questo, adesso cerco di spiegarvi la mia affermazione iniziale.
Partendo dalla parte più facile, Trento,
Come previsto il Centrodestra ha vinto nettamente con quasi con il 52% dei voti, contro il 37,5 ottenuto dal Centrosinistra.
Quindi Maurizio Fugatti (Lega) viene riconfermato per altri 5 anni alla guida della Provincia trentina, ma va rilevato che Fratelli d’Italia passa dall’1,45% ottenuto nel 2018 al 12, 35%, ad un solo punto percentuale dalla Lista ufficiale della Lega di Salvini (che domenica è calata dal 27 al 13,05%).
Certo le competenze della Provincia di Trento non si riducono certamente al problema della fauna, e degli orsi in particolare, ma se i voti hanno ancora un senso, io ne deduco che la politica di Fugatti orientata a ridimensionare fortemente la presenza dei plantigradi nei boschi trentini trova l’approvazione degli elettori.
Passando invece a Bolzano, non posso dimenticare che molti anni fa mi trovavo con mia moglie Ivana in Valle Aurina.
Il proprietario dell’alberghetto in cui avevamo deciso di soggiornare qualche giorno, che fisicamente si presentava come una pubblicità del valligiano tirolese, mentre ci faceva vedere la camera ed i locali comuni, ad ogni piè sospinto diceva “voi italiani”.
Quando rimanemmo soli Ivana mi chiese candidamente “ma per caso abbiamo passato la frontiera, e siamo sconfinati in Austria?”.
La rassicurai dicendole sorridendo “No, siamo ancora in Italia, anche se non sembra!”.
Scorrendo i risultati delle elezioni della Provincia di Bolzano, quella domanda lunedì me la sono fatta io.
E ne ho tratto la conclusione che in quell’assise l’italiano è ormai una lingua residuale.
Infatti mai così pochi consiglieri di lingua italiana faranno parte del Consiglio provinciale, o forse sarebbe meglio dire del Sudtiroler Landtag.
Sono esattamente 5 su 35, e ciò condizionerà la formazione della giunta provinciale, portandola necessariamente a destra.
Nel governo locale, infatti, per legge devono esserci i rappresentanti di tutti i gruppi linguistici, (tedesco, italiano, ladino), e tra i partiti italiani di centrodestra gli italiani sono tre, mentre sono solo due in quelle di centrosinistra.
Passando al risultato vero e proprio, la prima notizia è che il Partito che ha sempre fatto il pieno di voti in quel di Bolzano, la Suedtiroler Volkspartei, incassa il 34,5%, con un calo di sette punti percentuali rispetto a 5 anni fa (ai suoi tempi migliori la Svp sfiorava il 60%).
Il Team K (Movimento fondato nel 2018 dall’ex grillino Paul Köllensperger) è arrivato all’11%, mentre la secessionista Süd-Tiroler Freiheit (fondata da Eva Klotz, figlia del terrorista Georg Klotz) ha raggiunto il 10,9%, senza però cavalcare stavolta il tradizionale tema dell’annessione all’Austria.
Il primo partito “italiano” è Fratelli d’Italia, (fra l’altro primo Partito nella città di Bolzano), che arriva al 6,1%.
La Lega, che aveva l’11% nel 2018, domenica è crollata al 3,1%.
Il governatore Arno Kompatscher si avvia così verso il terzo mandato, ma sarà complicato sciogliere i nodi delle alleanze.
E lo ha ben spiegato Philipp Achammer, Segretario della Svp con queste parole: “In consiglio provinciale avremo dodici partiti, un numero impressionante. Siamo il partito più forte con 13 consiglieri, ma garantire la stabilità sarà molto difficile. Formare una giunta sarà molto difficile. I cittadini evidentemente non hanno avvertito il pericolo di perdita di stabilità politica, ma l’esito elettorale va sempre accettato”.
Ha ragione Achammer, perché il Sudtiroler Landtag dovrebbe essere così composto: tredici esponenti della Suedtiroler Volkspartei, quattro del Team K, quattro della Suedtiroler Freiheit, tre dei Verdi, due di Fratelli d’Italia, due della lista Juergen Wirth Anderlan, due dei Freiheitlichen, uno del Pd, uno della lista Fuer Sudtirol Mit Widmann, uno della Lega, uno della Civica ed uno di Vita.
Piuttosto frantumato, no?
Va segnalato l’exploit delle liste No vax, una italiana e una di lingua tedesca, che eleggono ben tre consiglieri.
Concludendo, sembra che in Alto Adige il tema della secessione dall’Italia non sia più il collante della componente tedesca dell’elettorato, ma risulta evidente che se la speranza era quella che con il trascorrere del tempo italiani e tedeschi si sarebbero “mescolati”, ciò non è avvenuto, e difficilmente avverrà.
La provincia di Bolzano continuerà cioè restare un “unicum”, dove i cittadini di lingua italiana vivono principalmente nelle città e ben poco sanno del territorio extraurbano.
Quelli di lingua tedesca, invece, conoscono bene le aree rurali e gestiscono settori strategici come agricoltura, turismo, artigianato.
Non ci si fa più la guerra, non si parla più di annessione all’Austria, non si gettano più le bombe, non si fanno più saltare i tralicci, non ci si guarda più troppo in cagnesco.
Le due culture semplicemente convivono, mantenendo vive differenze e tradizioni ben radicate, e senza alcuna vera voglia di dialogare ed intergrarsi.
E così quasi sicuramente quell’albergatore della Valle Aurina, ammesso sia ancora di questo mondo, se dovesse mostrare nuovamente a me e a mia moglie la camera, continuerebbe ad interpellarci con il suo “Voi italiani”.
Umberto Baldo