7 Luglio 2023 - 8.40

Elezioni europee: capitolo terzo – I dilemmi di Salvini e Meloni, amici-nemici in Europa

Riassumendo a volo d’uccello quanto ci siamo detti nei due capitoli precedenti, pur rimanendo, nonostante tutte le chiacchiere,  Germania e Francia i due attori principali della partita europea, per la prima volta l’Italia di Giorgia Meloni e del Centrodestra potrebbe rappresentare il terzo lato del triangolo, offrendo l’opportunità al nostro Paese, ed alla nostra premier, di assumere una posizione di rilievo nel prossimo Parlamento europeo che nascerà dal voto della primavera 2024, e di conseguenza nel complesso delle Istituzioni comunitarie.

Abbiamo anche capito che Giorgia Meloni, come leader dei Conservatori europei (ECR) e forte del suo consenso nazionale, spera di favorire un nuovo patto continentale fra la sua area politica ed i Popolari che furono di Angela Merkel, e che oggi sono privi di una guida carismatica. 

Sappiamo anche che la Cdu-Csu, attualmente all’opposizione in Germania, e di notevole tradizione europea, oggi sarebbe incerta tra il ritorno all’alleanza con i socialdemocratici ed un nuovo ed inedito accordo di potere con le destre.

Logico che rispetto a questa prospettiva la Francia di Macron marci in direzione  opposta.

E ciò perché un eventuale patto Popolari-Conservatori (PPE-ECR-ID), che comunque abbiamo visto poco probabile in questa versione per una mera questione di numeri, segnerebbe di fatto la fine del “macronismo”, inteso come una terza via fra i conservatori ed i liberali. 

Ma ieri abbiamo chiuso i nostri ragionamenti chiedendoci se un’eventuale scelta della Meloni e di FdI di entrare in una coalizione con il PPE potrebbe avere qualche conseguenza negativa sul Governo italiano.

Sul Governo non lo so, visto che il “potere” è il miglior collante che ci sia,  e comunque non è facile per nessuno rinunciarvi, ma non c’è dubbio che la sola prospettiva disturbi molto Capital Salvini, perché di fatto relegherebbe la Lega ed i suoi amici di ID nuovamente all’irrilevanza a Bruxelles.  

E lo ha fatto capire bene in una intervista (credetemi non casuale!)  rilasciata nei giorni scorsi ad un importante quotidiano, in cui ha proposto un cosiddetto patto anti-inciucio (toh era da tempo che non si risentiva questo termine) che prevede tutte le forze politiche di destra al governo dell’Unione Europea, “nessuna esclusa” ha precisato (in altre parole una alleanza di sangue fra ID e ECR). 

Quindi della partita, secondo lui, dovrebbero far parte non solo la Lega, ma anche i suoi amici di Identità e Democrazia, vale a dire il Rassemblement National di madame Le Pen  (quotato ora come primo partito in Francia con circa il 30%), ed i neonazi di Alternative für Deutschland (Afd), che a quanto sembra hanno il vento in poppa nei sondaggi tedeschi (addirittura il 28/29% in Sassonia, Turingia, Brandeburgo).

E’ del tutto evidente che si tratta del classico “messaggio a nuora perché suocera intenda”, nel senso che il vero destinatario dell’iniziativa di Salvini  è Giorgia Meloni, ed i suoi alleati in ECR (raggruppamento di cui la nostra premier è Presidente).

Salvini sa bene che la sua è una forzatura, ed infatti è costretto a specificare che Alternative fur Deutchland è cambiata, nel senso che non sarebbero più i neo-nazisti di una volta (sic!), ma ribadendo al contempo che comunque il suo rapporto con la Le Pen resta inossidabile, e quindi Madame dovrà esser accettata anche dai polacchi, che la vedono come il fumo negli occhi per i suoi trascorsi filo-putiniani. 

Immagino vi sia chiaro che  il patto anti-inciucio, che Salvini si dichiara pronto a mettere anche per iscritto, avrebbe solo lo scopo di escludere a priori qualunque possibile accordo o compromesso della galassia di destra (ma in particolare della  Meloni) con i partiti della sinistra europea, al fine di impedire  che la gauche, dopo le europee del 2024, possa restare ancora al governo dell’Europa con il PPE ed i Liberali.  

Non so se il Capitano si renda conto che sta proponendo a Giorgia Meloni lo stesso patto anti-inciucio che Lei gli aveva offerto nel 2018 alla vigilia del voto politico.

E forse dimentica che la Meloni allora aspettò inutilmente  che lui desse una risposta, dato che il Capitano preferì chiudere le trattative che portarono alla costituzione del Governo Conte 1  fra la sua Lega ed i 5 Stelle, Esecutivo di cui divenne Vice Presidente.

E lo pagò caro quel “rifiuto” Matteo Salvini, dato che da allora iniziò quella rimonta inarrestabile che ha portato Fratelli d’Italia a diventare il primo partito italiano, risucchiando milioni di voti alla Lega e a Forza Italia, e consentendo alla Meloni di conquistare Palazzo Chigi (e credetemi che, al di là dell’amicizia sbandierata, questa è la cosa che gli brucia di più). 

Oggi Salvini pretende “chiarezza” (sic!) con gli elettori, sulla base del fatto che “il tempo delle emergenze sarebbe finito” (guarda caso quel tempo in cui lui decise di andare a governare con Conte prima e Draghi poi, relegando la Meloni all’opposizione), e quindi l’imperativo è evitare che i “perdenti rientrino dalla finestra grazie ai giochi di palazzo e tradimenti come il “Conte 2” (non stupitevi; la coerenza e la politica raramente vanno a braccetto!).

Un Capitano baldanzoso, che “sente la vittoria in tasca alle europee”, ma che forse non ha messo in conto che la situazione italiana non è esattamente la stessa di quella a livello europeo, e non è detto che la Meloni intenda sottoscrivere il patto anti-inciucio, perché lei sa bene (essendo politica intelligente) che governare a Bruxelles, come immagina Salvini, tenendo Scholz e Macron all’opposizione, è solamente una pia illusione. 

Con chi immagina il Capitano di trattare la riforma del Patto di Stabilità, ed i soldi delle rate future del Pnrr?

Con la Le Pen? Con Orbàn? Con i neonazi di Alternativa?

Via, siamo seri!

E non a caso il primo ad opporsi con veemenza al patto salviniano è stato Antonio Tajani, che si è affrettato a dichiarare, da membro del PPE, che i francesi del Rassemblement National e i tedeschi di Alternative Fur Deutschland sono forze politiche con cui “è impossibile qualsiasi accordo” per Forza Italia e il Ppe.

Specificando ulteriormente, per chi facesse finta di non capire, che “Con la Lega e Salvini non c’è nessun problema a fare un accordo. Ma come FI e Ppe è impossibile fare un accordo con Afd e il partito della signora Le Pen per un motivo molto semplice: sono due partiti antieuropeisti, e non si può governare l’Europa con due partiti antieuropeisti”. 

E la premier?

Sicuramente il suo sogno è quello di sedersi nei posti che contano in Europa, ma sa bene che per questo non bisogna avere fretta.

E così concentra le sue attenzioni sulla Spagna, probabilmente sperando in un’exploit dei suoi amici di Vox (i sondaggi li danno però in calo) e sulla Polonia, anche lì sperando in un successo di Matteo Morawiecki su Donald Tusk, la vittoria del quale per lei sarebbe una sciagura perché l’ex Presidente del PPE non solo mira a vincere in patria, ma anche a ostacolare l’ingresso dell’ECR  della Meloni nella maggioranza Ue. 

Oltre a tutto Meloni sa altrettanto bene che in autunno potrebbe trovarsi nella scomoda posizione di trovarsi in mezzo, stretta fra i vecchi amici da tutelare (ECR), ed i nemici che vorrebbe guadagnarsi. 

Alla fine dei nostri ragionamenti, e mi scuso se per caso vi ho tediato con questa specie di “trilogia sulle europee”, mi sembra di poter concludere che di carne al fuoco ce ne sia in abbondanza. 

Al momento tutti dichiarano di voler restare uniti, in Europa come al Governo a Roma, ma di fatto le strategie di FdI, Lega e FI ad un anno dal voto non coincidono affatto, ed è evidente che ogni evoluzione sarà possibile, ma solo dopo il voto (come dire che mai come stavolta i numeri saranno determinanti).

Questo almeno sembra pensare la Meloni, ma è fuor di dubbio che Salvini farà l’impossibile per stanarla prima, per farle dichiarare da subito cosa intenda fare dopo il 9 giugno 2024, e su quello tarare eventualmente la campagna elettorale della Lega in chiave maggiormente sovranista e antieuropea (ed anti-governativa? Chissa!),  ovviamente martellando se del caso contro l’ “abiura dei patrioti”.

La miscela europea si sta facendo ogni giorno che passa sempre più esplosiva, e non solo perché la Germania è assediata da Afd, ma anche perché molti altri leader si stanno chiedendo, qualora si consolidasse la crescita dell’ultradestra (Le Pen, Afd, Vox) con percentuali a due cifre, per quanto sarà possibile dire no alle alleanze, e soprattutto fino a quanto il PPE riuscirà a mantenersi compatto sulla linea che respinge le lusinghe di Salvini e dei suoi alleati.

Parafrasando Marx ed Engels, in questa fase mi sembra di poter dire che “uno spettro si aggira per l’Europa”, e non è il comunismo, bensì la galassia estremista, xenofoba  ed antidemocratica di certa destra europea molto arrembante, che purtroppo sembra riportare l’orologio indietro ad anni che speravamo dimenticati per sempre. 

Lo show è appena iniziato, e promette bene, forse anche i fuochi d’artificio finali!

Umberto Baldo 

Il capitolo primo dal titolo “Elezioni europee. Il campo di gioco ed i giocatori”  è stato pubblicato il 5 luglio 2023; il capitolo secondo “Elezioni europee. Nuove alleanze?” il 6 luglio.

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