4 Aprile 2024 - 9.37

Elezioni europee: non sono un’allodola! Parte terza

di Umberto Baldo

Nelle prime due “puntate”, per chiamarle così, abbiamo visto le “norme” che regolano le elezioni del Parlamento Europeo, utili a mio avviso per essere coscienti di cosa va a fare uno di noi qualora decida di andare ai seggi il prossimo 9 giugno.

Oggi vorrei concludere il ragionamento parlando degli aspetti “politici”, cioè di come  Partiti vivono questa scadenza.

Io parto da lontano, affermando che nei confronti delle Istituzioni europee, pur avendo avuto l’Italia figure come Altiero Spinelli fra i Padri dell’Unione, noi abbiamo sempre avuto un atteggiamento scostante, e tutto sommato provinciale, in fondo in linea con quella che è una delle caratteristiche di buona parte della nostra classe dirigente. 

Diciamoci la verità; i nostri Demostene sono da sempre convinti che Montecitorio e Palazzo Madama siano il centro del mondo, e di conseguenza il ruolo di Parlamentare europeo è sempre stato percepito come un ruolo di serie B rispetto a quello di parlamentare nazionale.

Ne volete un esempio?

Il 21 marzo 1972 Franco Maria Malfatti, primo Presidente italiano della Commissione europea, si dimise, dopo due anni dalla nomina, per concorrere alle elezioni politiche italiane di quell’anno. 

È stato il primo e unico Presidente in carica della Commissione a dimettersi per ragioni di politica interna; e se anche la Commissione di allora non era certo quella di oggi, quella scelta mostra chiaramente quale sia sempre stata la “scala dei valori e delle priorità” dei nostri politici. 

E questa visione persiste a mio avviso anche nei laeder attuali, e non è un caso che la compilazione delle liste, che sta raggiungendo la fase clou proprio in questi giorni, assomigli sempre più al “Grande Fratello” televisivo. 

Tecnicamente i simboli dei Partiti che vogliono partecipare alle elezioni devono essere depositati al Ministero dell’Interno tra domenica 21 aprile e lunedì 22 aprile, e le liste dei candidati devono essere presentate, per ciascuna Circoscrizione, presso la cancelleria della Corte d’appello del capoluogo di Circoscrizione tra martedì 30 aprile e mercoledì 1° maggio.

Ma la corsa dei politici per trovare un posto in lista, soprattutto uno di quelli che danno veramente la possibilità di andare a Bruxelles, è partita da tempo, con tutto il suo corollario di colpi bassi, di retroscena, di proteste, di mal di pancia.

Sapete perché ho parlato di Grande Fratello, ma avrei anche potuto riferirmi all’Isola dei Famosi?

In parte ciò è dovuto alle Circoscrizioni elettorali, oggettivamente troppo vaste, che scatenano inevitabilmente la caccia al nome di richiamo, alla persona di fama, conosciuta un po’ ovunque, e quindi potenzialmente in grado di attirare i voti degli elettori.

Ciò ovviamente scatena la rabbia dell’establishment dei Partiti, i cui esponenti si sentono scalzati dal “famoso” di turno, e fanno fatica a digerirlo, come  vediamo dalle infuocate polemiche in atto da giorni nei confronti dei Capi partito, Elly Schlein in particolare, cui spetta stilare le liste.

E’ un fenomeno presente anche alle politiche nazionali, ma è con le europee che conosce la sua sublimazione.

La verità, comunque la si veda, è che questo tipo di agire è sostanzialmente un grande inganno nei confronti degli elettori, considerati alla stregua di allodole da attirare con gli specchietti. 

Così è un inganno candidare i Segretari di partito, ben sapendo che anche se eletti non accetteranno la nomina;  ed è un inganno candidare il grande giornalista, il grande attore, il grande scienziato, il grande sportivo (nessuno ha pensato finora agli Influencer ma … tempo al tempo), senza preoccuparsi se costoro non conoscono alcuna lingua straniera, non capiscono un “c….o” di politica interna o internazionale, se magari hanno intenzione di continuare con il proprio impegno professionale senza quasi mai andare a Strasburgo alle riunioni del Parlamento europeo, e soprattutto delle Commissioni.

Conosciamo bene le giustificazioni dei capi Partito per queste candidature “esterne”, spacciate come “apertura alla società civile”.

Ma almeno per me, cittadino comune, è più importante avere rappresentanti che conoscano la politica europea, e siano disposti ed essere sempre attivi e presenti alle riunioni, piuttosto che avere il famoso di turno che si vedrà, se va bene, solo durante la campagna elettorale, e poi magari a qualche talk show che gli interessa per i fatti suoi.

Come pure è un inganno, anche se da sempre prassi comune da parte di tutti i Partiti, candidare al Parlamento europeo trombati alle politiche, capi corrente o Ras locali, o comunque personaggi di seconda o terza fila da tempo in attesa di un “risarcimento” per incarichi non ottenuti, però importanti nelle dinamiche e negli equilibri interni. 

E’ quello che vi dicevo all’inizio.     I nostri Demostene sono convinti  che Roma sia ancora “Caput mundi”,   e considerano le europee alla stregua di elezioni di “Mid term”, dove testare la popolarità della maggioranza di turno, di fatto elezioni di serie B.

E dove anche regolare “conti particolari”, come ad esempio la candidatura (ora sfumata) di Ilaria Salis (per liberarla sic!), o quella dell’ultra cattolico Marco Tarquinio, due personaggi sicuramente divisivi, e a mio avviso del tutto disallineati rispetto alle politiche del Pd, almeno di quello tradizionale,  di quello prima dell’avvento della Segreteria Schlein per intenderci. 

Per non dire che i nostri Capi Partito considerano il Parlamento europeo non come un organo fondamentale per il futuro del nostro Paese, bensì una tribuna utile per mandare da Bruxelles messaggi trasversali alla politica italiana.

Mi spiego meglio.

I Parlamentari europei di ogni Stato non sono molti, e gli “altri” prima di essere democristiani socialisti, verdi ecc. sono tedeschi, francesi, polacchi, ungheresi, nel senso che al di là delle differenze di posizione ideologica, quando è il momento di fare fronte comune per gli interessi concreti del proprio Paese lo fanno, eccome se lo fanno.

Certo se si discute di immigrazione, tanto per fare un solo esempio, lo capisco benissimo che i deputati del Pd votino diversamente da quelli di FdI, ma se invece si parla di cose concrete, di direttive che impattano direttamente sulle vite dei cittadini, servirebbe maggiore coesione e coordinamento “nazionali”.

E’ questa ideologizzazione spinta, anche dove non serve, assieme alla trascuratezza con cui si sono sempre considerate le battaglie per avere ruoli che contano nelle “burocrazie europee” (dove si mettono concretamente a terra i provvedimenti)  sono ulteriori prove della provincializzazione della nostra politica.

Immagino che, visto come vanno le cose, non vi meravigli se la campagna elettorale sia condizionata dalle vicende interne del nostro Paese, e le grandi tematiche che riguardano il nostro futuro di europei restino sullo sfondo; indistinte.

Certo ciascuno di noi può decidere se valga o mano la pena perdere tempo per recarsi al seggio a votare.

Anno dopo anno  sempre più italiani disertano le urne, e purtroppo sempre più giovani.

Ma poiché io penso che forse è l’unico momento dove possiamo esprimere un giudizio personale sui nostri Demostene, io quasi sicuramente andrò a votare.

Ma lo farò in modo ragionato; nel mio caso, da liberal-democratico, cercherò di individuare un Partito le cui idee e proposte siano il più possibile compatibili con il mio modo di vedere il mondo.

Ma in ogni caso, e consiglio anche voi di farlo, non voterò per i primi della lista.

Andrò a spulciare i curricula degli altri candidati, quelli dal terzo posto in poi, e darò la mia preferenza a quello, o a quelli, che mi ispirano di più (verificando che, almeno per qualche anno nella vita, abbiano svolto un lavoro “vero”).

Perché?

Semplicemente perché non sono un’allodola, e non intendo farmi attirare da candidati fasulli, buoni più per l’Isola dei Famosi che per il Parlamento Europeo!

Umberto Baldo

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