Emergenza cinghiali nel Vicentino: previsto un forte aumento
Nei prossimi anni il numero di cinghiali è destinato a crescere in maniera esponenziale. Lo dice uno studio del gruppo Enetwild Consortium, che gestisce per conto di Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, un progetto a livello europeo che mira ad analizzare il rischio di trasmissione di malattie dalla fauna selvatica al bestiame e agli esseri umani. Secondo lo studio è prevedibile che, se non saranno prese in considerazione serie misure di riduzione della popolazione di cinghiali, il numero di esemplari di questa specie cresca in maniera esponenziale in Italia e in Europa, aumentando i danni e i rischi per la sicurezza alimentare e dell’incolumità delle persone.
“Il documento prende in esame i risultati scaturiti da quattro modelli di rilevazione dei dati utilizzati da alcuni Stati membri, che hanno predetto correttamente gli scenari di diffusione della popolazione dei suini bradi – dice Enrico Pizzolo, presidente di Confagricoltura Vicenza -. Sono scenari realistici, che riscontriamo anche nel nostro territorio dove è sempre più preoccupante l’invasione di specie animali. Sui Colli Berici la popolazione dei cinghiali continua ad aumentare a dismisura, arrivando a contare migliaia di esemplari che stanno creando danni notevoli all’ambiente e alle attività agricole, oltre che un pericolo per le persone come si è visto con il grave incidente successo a Lodi a inizio anno. La stima dei danni è di oltre 100.000 euro all’anno alla zootecnia e all’ambiente: gli animali scavano con il grugno fino a diversi centimetri di profondità alla ricerca di bulbi, radici e tuberi e, così facendo, sollevano e ribaltano intere zolle di terreno. Il cotico erboso viene completamente rimosso e perché ricresca occorre molto tempo, anche 5 o 6 anni. Inoltre gli ungulati si nutrono di tutto: grappoli di uva, frutta e qualsiasi altra cosa trovino. Da anni segnaliamo il problema, ma le iniziative messe in campo sono state poco efficaci. Auspichiamo che si definisca un piano serrato per il contenimento della fauna selvatica, con catture e abbattimenti mirati, per cercare di riportare la popolazione di ungulati entro livelli compatibili con la normale conduzione dell’attività agricola e forestale”.
Secondo quanto riporta l’Osservatorio Asaps, l’Associazione degli amici della Polizia stradale, nel 2017 si sono registrati 155 incidenti significativi con il coinvolgimento di animali, nei quali 14 persone sono morte e 205 sono rimaste seriamente ferite. In 138 casi l’incidente è avvenuto con un animale selvatico. Gli incidenti sono avvenuti soprattutto di giorno (123), e sulla rete stradale ordinaria (145). L’Italia si sta muovendo in ordine sparso e senza una puntuale politica di prevenzione, come avviene negli altri Paesi dell’Ue. La Francia ha istituito zone di depopolamento di ben 140 chilometri quadrati. Una misura presa per arginare i recenti casi di peste suina in Belgio, ma che fanno parte di un piano generale di prevenzione che andrebbe approvato urgentemente.