26 Febbraio 2016 - 16.24

ESCLUSIVO – La parrucchiera di Fiorano a Tviweb: "Altro che impianto audio, ho i testimoni"

smartphone

Ieri avevamo ripreso la notizia che ha fatto il giro del mondo della barberia di Fiorano nel Modenese dove, secondo quanto riportato dalla quasi totalità degli organi di stampa nazionale, la dipendente del barbiere è stata multata per la suoneria musicale del proprio smartphone (un brano di Donna Summer). Oggi tutti gli organi di stampa hanno ricevuto una precisazione della SIAE che descriverebbe la storia della suoneria come una quasi bufala. In questo articolo pubblicheremo il comunicato della SIAE integralmente ma anche la risposta della parrucchiera modenese, che abbiamo contattato.
Cominciamo da quanto ci ha detto direttamente al telefono Anna Dinota, titolare del negozio. Alla notizia di questa precisazione reagisce non bene.
“Non è vero quanto scrive la SIAE. Ci rendiamo conto di essere una piccola realtà di fronte ad un colosso, ma quanto è stato ricostruito non è vero. C’erano testimoni ed hanno potuto vedere quanto accaduto. Non vi era alcun impianto di amplificazione collegato al cellulare. L’unica cosa che possiamo fare è procedere per vie legali. Di sicuro non mi mancavano e non mi mancano i 70 euro, ma non mi va di passare per bugiarda”

DALLA SIAE ERA ARRIVATA QUESTA PRECISAZIONE
“Gli articoli di stampa, ampiamente ripresi dai social network, secondo i quali SIAE avrebbe multato un barbiere di Fiorano a causa di un telefonino che squillava riportano una notizia falsa e altamente lesiva dell’immagine della Società Italiana degli Autori ed editori. Società che – vale sempre la pena di ricordarlo – tutela il diritto del lavoro di circa 80mila iscritti.
Che cosa è successo davvero nella barberia del Sig. Laiso e della sua consorte, Sig.ra Dinota?
E’ successo che un accertatore SIAE (ex sottoufficiale dei carabinieri) ha riscontrato la presenza di un impianto di amplificazione che diffondeva nel locale musica tutelata. C’era sì un telefonino, dunque, ma collegato con casse. Nessuno multerebbe una suoneria, tantomeno SIAE. La notizia – ma sarebbe più calzante definirla bufala – è talmente assurda che si commenta da sola. E spiace rilevare come tanta stampa seria l’abbia ripresa senza verificare come siano andati davvero i fatti.
SIAE negli ultimi anni ha intrapreso un percorso di cambiamento: questo cambiamento si concretizza anche nel fatto che oggi, quando sbagliamo, lo ammettiamo e chiediamo scusa.
E’ successo lo scorso mese, a Monza: a Capodanno un nostro accertatore aveva compiuto un controllo poco opportuno nel metodo, se non nel merito, nei riguardi di una festa organizzata da Tu con Noi, un’associazione che sostiene portatori di handicap. Dopo avere svolto una verifica interna, abbiamo preso provvedimenti disciplinari seri, incontrato il presidente dell’associazione e iniziato con lui e i suoi ragazzi un rapporto di partnership e collaborazione.
Ma stavolta, SIAE non è dalla parte del torto: lo rivendichiamo con orgoglio. Noi abbiamo il dovere di tutelare gli interessi dei nostri iscritti: quegli autori ed editori che con le opere del loro ingegno producono cultura e bellezza. E che vivono grazie al diritto d’autore.
Nessuno si sognerebbe mai di entrare nella barberia dei Signori Laiso e Dinota, farsi tagliare i capelli e uscire senza pagare. E allora ci chiediamo sulla base di quale diritto gli stessi signori Laiso e Dinota pretendano di non pagare per la musica diffusa nel loro locale: musica che altri hanno composto e prodotto e che dà valore aggiunto alla qualità del servizio che questa barberia offre ai propri clienti.
Concludiamo offrendo una rapida suggestione in cifre. Per mettersi in regola col diritto d’autore, la barberia di Fiorano avrebbe dovuto pagare un abbonamento annuale di 71 euro (IVA compresa). Vale a dire 20 centesimi al giorno.
Nemmeno il costo di mezzo caffè”.

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