Europee: La insana formula magica che accomuna tutti i nostri Pifferai
Umberto Baldo
Ci siamo Signore e Signori.
Domani si aprono le urne, e come si dice al tavolo della roulette “Les jeux sont faits, rien ne va plus”.
Fra domani e domenica circa 359 milioni di europei (di cui 47 milioni di italiani) andranno a votare per scegliere chi dovrà governare l’Unione europea nel prossimo quinquennio.
Vi confesso che sono contento, da un lato perché non ne potevo più di sentire cadute di stile con attacchi personali al limite dell’offesa, menzogne spacciate per verità, promesse che palesemente non potranno mai essere mantenute.
Ho cercato, nei limiti di uno spazio risicato, di segnalarvi alcune problematiche relative alle Forze politiche in campo, fra le quali, almeno a parole, ci sono notevoli differenze programmatiche.
Ci sono Partiti più sensibili ai temi ecologici ed ai cambiamenti climatici, altri ne paventano gli impatti economici e sociali; alcuni vorrebbero attribuire maggiori poteri all’Europa, altri vogliono difendere le prerogative ed il ruolo degli Stati Nazionali, ed altri ancora hanno messo nei loro manifesti addirittura lo slogan “meno Europa”.
Tutto legittimo sia chiaro, questa è la democrazia, il poter pensare ed agire come uno crede meglio.
Ma c’è invece un tema su cui, sembrerebbe impossibile, tutti, ma proprio TUTTI i Partiti italiani sembrano convergere, nel senso che tutti propongono la medesima ricetta.
Sapete qual’ è?
La “spesa pubblica”, nel senso che tutti i Partiti pensano che l’Europa dovrebbe fare sempre più leggi di spesa.
Per la verità alcuni ritengono che la Ue dovrebbe dotarsi di maggiori risorse economiche da indirizzare verso specifici obiettivi comuni; altri invece vorrebbero che questi soldi in più venissero assegnati ai singoli Stati.
Ne abbiamo visto la controprova quando si è trattato di votare all’Europarlamento il nuovo Patto di Stabilità; con i deputati italiani compattamente contro (destra e sinistra unite) la proposta della Commissione, che comunque è stata approvata dall’Assemblea.
E questo ha mostrato chiaramente, qualora ce ne fosse ancora bisogno, quello che vi sto ripetendo da anni; vale a dire che il denominatore che accomuna tutti i nostri Demostene è la propensione alla spesa senza limiti, la sostanziale indifferenza relativamente ad un debito dello Stato quasi fuori controllo, la contrarietà a qualsiasi forma di riduzione della spesa pubblica.
Ed è evidente che una classe politica di tale livello avrebbe bocciato qualsiasi Patto di Stabilità che non prevedesse un assegno in bianco a favore della nostra Repubblica di Pulcinella.
Ed il bello è che sono convinti che ne abbiamo in qualche modo diritto in virtù di una nostra vantata “diversità” dagli altri, che ci svincolerebbe dalle regole di una avveduta gestione finanziaria, che a questo punto vale solo per “gli altri”.
Quindi se avete la pazienza di scorrere i programmi dei nostri Partiti per queste europee troverete una formula magica: debito comune europeo.
Alcuni parlano di “eurobond”, altri di “messa in comune del debito, come strategia per affrontare le crisi finanziarie in modo più efficace, distribuendo il carico del debito in modo equo tra i Paesi membri” (sic!), ma il risultato è sempre lo stesso, “più debito comune”; più soldi a babbo morto, sul modello Pnrr.
Oltre tutto questi “premi Nobel dell’economia prestati alla politica” che mandiamo al Parlamento dimostrano di non sapere che, come diceva Margaret Thatcher “non esiste una Immacolata Concezione del denaro pubblico”, e di conseguenza i fondi dell’Unione Europa non possono venire che da tre canali: più tasse, più debito, o più moneta (che equivale a dire più inflazione).
Sono tre “cosette” che abbiamo sperimentato negli anni scorsi, e sfido chiunque sano di mente affermare che siano un affare per i cittadini contribuenti.
Per di più questa “ansia” italiana di avere più soldi dall’Europa (gli eurobond sono un modo elegante di definire nuovo debito) si scontra inevitabilmente con i cittadini degli altri Paesi della Ue, siano tedeschi, olandesi, danesi, ma anche quelli dichiaratamente sovranisti, che non hanno certo l’intenzione di accollarsi i debiti di noi italiani, specialmente se li usiamo per follie come Superbonus o Redditi di Cittadinanza.
Noi saremo anche “speciali”, a detta di Lor Signori, ma gli altri europei non hanno certo l’anello al naso!
Quindi?
Io vi invito a riflettere prima di mettere la croce sul simbolo del Partito che volete votare.
Vi do un consiglio: per una volta abbandonate le ideologie, i fantomatici fascismi e comunismi, e votare, come si usa dire, con la mano sul portafoglio.
Nel senso di dare la vostra fiducia non a chi vi promette la luna, o suona il piffero per portarvi in un burrone, o promette di combattere l’evasione fiscale e poi fa cassa sulla rivalutazione delle pensioni all’inflazione; ma magari per chi ha il coraggio di dire che prima o poi bisognerà fare un bagno nella realtà, soprattutto in tema di economia.
Non sono molti i Partiti che in questa Repubblica di Pulcinella restano con i piedi per terra, denunciando la deriva del debito e le rodomontate degli altri, ma guardando bene ci sono, e scegliendoli voterete anche per garantire un futuro ai vostri figli e nipoti.
E non date retta a chi dipinge l’Europa come il male assoluto.
Spesso a sostenere tesi del genere sono forze politiche che hanno individuato nella Ue un comodo e fin troppo facile capro espiatorio, e che hanno trovato più agevole e pagante in termini di consensi scaricare sull’Europa carenze e responsabilità di una “governance” nazionale spesso inadeguata di fronte alle complessità del governo della globalizzazione.
Provate a rispondere con onestà a questa domanda: “Veramente sono convinto che singoli Stati da soli (a meno che non siano gli USA o la Cina) oggi siano in grado di gestire con successo fenomeni complessi come il commercio internazionale, la lotta al cambiamento climatico, il contrasto del terrorismo senza frontiere, la non proliferazione di armi di distruzione di massa, la cyber-security, o il rapporto con i giganti del web?
Io credo che, partendo da questa premessa, sia inevitabile riconoscere che l’Europa non solo ci conviene, ma anche che è proprio all’interno di una dimensione europea che potremo difendere meglio i nostri interessi nazionali.
Certo dovremmo saper stare in Europa; dovremmo giocare la nostra partita molto meglio di quanto abbiamo saputo fare fino ad ora; ma è stata colpa dei nostri Demostene se hanno da sempre considerato l’Europarlamento un luogo dove piazzare trombati o mezze calzette.
Vi confesso, per finire, che da qualche giorno non guardo più i telegiornali, perché il “pastone” con la carrellata dei soliti “figuranti” che recitano la frasetta imparata a memoria, in cui ci dicono o che tutto va al meglio (maggioranza), o che tutto va a catafascio (opposizione), mi fa andare via la voglia di andare a votare.
E siccome sono convinto che non votare significa lasciare che a decidere per me siano altri, io al seggio ci andrò (magari a votare un Partito che non risponde appieno alle mie idee), e mi auguro decidiate di farlo anche voi.
Umberto Baldo