Finco (Lega-LV): “Payback sanitario, una mina per il sistema delle imprese”
“In un periodo caratterizzato dalle problematiche connesse alla gestione del bonus 110, delle case green o delle auto, pure queste green, rischia di passare in secondo piano un’altra emergenza che aveva guadagnato solo pochi giorni fa le aperture di tutti i mezzi di informazione: si tratta delle conseguenze del payback sanitario, lo strumento che, per fronteggiare lo sforamento della spesa sanitaria pubblica, nazionale e regionale, chiama in causa anche le imprese produttrici di dispositivi medici”. Lo afferma il Vicepresidente del Consiglio regionale Nicola Finco (Lega-LV) che intende sottoporre il tema all’attenzione dell’Assemblea legislativa veneta presentando una Mozione, e spiega: “In sintesi, senza entrare nei tecnicismi della legislazione di settore che accumula di anno in anno norme su norme, nel 2013, in attesa della determinazione dei costi standard sulla base dei livelli essenziali delle prestazioni, è entrato in vigore un tetto di spesa a livello nazionale e regionale relativo ai dispositivi medici. Dal 2015, sempre per effetto di un’altra norma nazionale, le aziende produttrici di dispositivi medici sono state chiamate a farsi carico dello sforamento del tetto per una quota complessiva pari al 40% nell’anno 2015, al 45% nell’anno 2016 e al 50% per gli anni 2017 e 2018”.
“Questo sistema – continua il consigliere – viene appunto denominato ‘payback sanitario’, in forza del quale ciascuna azienda fornitrice concorre alle predette quote di ripiano in misura pari all’incidenza percentuale del proprio fatturato sul totale della spesa per l’acquisto di dispositivi medici a carico del Servizio sanitario regionale. Tradotto: dopo la certificazione del superamento dei tetti di spesa da parte dei ministeri competenti, il Veneto ha definito l’elenco delle aziende fornitrici di dispositivi medici soggette a ripiano e i relativi importi dalle stesse dovuti, per un totale di quasi 232 milioni di euro; tutto ciò ha costretto diversi imprenditori, soprattutto quelli medio-piccoli, a dichiarare di non poter far fronte alle richieste restitutorie avanzate, con il forte rischio, in caso di riscossione coatta, di dover chiudere e non poter più rifornire il sistema sanitario di prodotti vitali per il suo funzionamento, quali mascherine, siringhe, camici. Questa situazione comprime almeno due principi: quello del legittimo affidamento delle aziende nel vedersi riconoscere il valore integrale del prodotto fornito, e il principio di certezza del diritto, legato a un difetto di programmazione sanitaria”.
“La Mozione, una volta approvata – conclude Finco – darà alla Giunta regionale un ulteriore strumento per attivarsi presso il Governo per istituire un tavolo di confronto tra Stato, Regioni e rappresentanza delle aziende e, nelle more di un nuovo intervento legislativo nazionale, prevedere forme di dilazione dei versamenti in favore delle aziende produttrici di dispositivi medici”.