Flagelli d’Italia e giustizia padana via etere
DIMISSIONI D’ITALIA
La campagna elettorale è finita – male – per Fratelli d’Italia. Non bastava essere scesi al 10% alle Comunali dopo il risultato più che raddoppiato alle Politiche in città e nel Veneto, non bastava aver compiuto il capolavoro di ambiguità nel Rucco sì/Rucco no/Rucco forse. E non bastava neppure non aver espresso nessuna suggestione melonian style nei due mesi appena trascorsi tanto da confondersi con il messaggio unico del candidato sindaco, che alla fine è stato sostenuto con riserva.
Ai distinguo si aggiunge il colpo di scena delle dimissioni improvvise e della restituzione della tessera di uno dei fondatori, Mattia Ierardi, che prende cappello e se ne va sbattendo la porta.
Come diceva Nanni Moretti, continuiamo a farci del male.
Raggiunto dai nostri microfoni, l’ex assessore non le manda a dire e conferma la sua scelta, spiega che vi sono aree interne del suo partito che hanno sostanzialmente sabotato le elezioni in città, che ha voluto dare una scossa a chi, nella Capitale, decide sull’organizzazione territoriale e segnare la differenza tra chi ha subito o orchestrato la linea del fuoco amico nei confronti del sindaco uscente e chi, come lui, non accetta l’ambiguità, concausa della sconfitta.
Come abbiamo visto in altre occasioni nel passato, il “cupio dissolvi” del Centrodestra, fa la seconda vittima, dopo Francesco Rucco. Il rischio è che, rotta la diga, si possa assistere nelle prossime settimane ad altre dimissioni, ad altre baruffe, ad altri masochismi. La tensione ed i nervosismi si avvertono e addirittura spesso si palesano, il clima da resa dei conti circola da un lato all’altro della città e della provincia, i big organizzano le loro truppe e la macchina da guerra di Fratelli d’talia è davvero poco gioiosa. Vedremo nelle prossime ore quale linea verrà decisa dai vertici romani per il caso Vicenza. In altri tempi, dopo la sconfitta elettorale, una riflessione ed un po’ di autocritica sarebbero state un atto dovuto, bisogna vedere se questo sarà il percorso o se, come va di moda di questi tempi, entreranno in campo i professionisti dello scaricabarile e della cultura dell’alibi. Che daranno la colpa, a seconda dei gusti, a Rucco, alla Lega, a Forza Italia, all’avversario interno o alle cordate finanziarie ed editoriali che hanno sostenuto Possamai, l’Impero del Male contro cui era impossibile vincere.
A quanto sembra, intanto, pare che stia arrivando Maria Cristina Caretta a sostituire Ierardi, ma ci sarebbero anche altre candidature sul tavolo, come quella di Gabriele Tasso, sindaco di San Pietro Mussolino, e Mattia Veronese, sindaco di Noventa Vicentina. Qualunque scelta si faccia, la città perde il primato del coordinamento provinciale.
Se FdI naviga in acque agitate, anche gli alleati della Lega non se la passano bene.
Il duo Eva Pranovi – segretaria cittadina – e Denis Frison – segretario provinciale – non passano l’esame del primo test da leader, – nel caso di Pranovi anche da consigliera comunale uscente con risultato deludente nelle preferenze -, e sono responsabili politicamente della riduzione pesante del consenso al Carroccio. Risultato scarso anche per Cristina Tolio, Matteo Celebron, Roberta Albiero e il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, che vengono seminati a colpi di preferenze dal giovane Jacopo Maltauro che arriva primo e unico rappresentante Lega in Consiglio Comunale. Anche qui, per i big, qualcosa non ha funzionato. Di dimissioni però, in questo caso, non si sente parlare.
GIUSTIZIA PADANA
Ma l’argomento che corre più rapidamente sul telefono in queste ore riguarda lo Jannacopulos Gate, la vicenda, anche giudiziaria, che ha visto lo scontro senza esclusione di colpi tra il patron di Rete Veneta e il DG dell’Ulss di Bassano, Carlo Bramezza.
Non tanto per i veri protagonisti del duello, che appassiona poco, quanto perchè prima Il Gazzettino, ieri, poi gli altri giornali del Veneto, oggi, hanno raccontato di presunti intrecci tra l’editore di origine greca e due consiglieri regionali di primissimo piano, Nicola Finco e Giacomo Possamai. Viene pubblicata una “non notizia”, la richiesta di archiviazione per i due politici rispetto al percorso giudiziario dell’inchiesta su Jannacopulos, che poi diventa l’assist per pubblicare stralci delle intercettazioni tra l’editore e i due consiglieri del Ferro-Fini. Difficile non intravvedere, in filigrana, un disegno avverso a Finco e Possamai e sicuramente sollecitato.
Nicola Finco, Lega da sempre, vicino alle posizioni di Alberto Stefani e Massimo Bitonci, ha messo il dito nella piaga sulle criticità della sanità bassanese. Come dovrebbe fare chi viene votato dai cittadini e si fa interprete di un disagio che porta alla sua maggioranza per restituire soluzioni. Giacomo Possamai, ha avuto consuetudine telefonica con l’editore e ne ha ascoltato le lagnanze. Quello che lascia senza parole è il ritorno dell’uso giornalistico, per qualcuno politico, di parte di contenuti delle intercettazioni. Pochi mesi fa ne fece le spese Luca Zaia sulla querelle con Crisanti e venne rappresentato come il mandante di una specie di spedizione punitiva, ora accade lo stesso con Finco e Possamai, e soprattutto con il danno che entrambi ne ricevono per aver parlato con Jannacopulos non di traffico di stupefacenti o di tangenti, ma della sanità bassanese e del suo Direttore Generale. Basta per sollevare un caso?
Consiglio non richiesto a Nicola Finco e Giacomo Possamai: ma il Ministro della Giustizia, il veneto Carlo Nordio, cosa ne pensa?