14 Dicembre 2020 - 9.29

Follia le scuole riaperte il 7 gennaio: perchè non un riavvio graduale?

So bene che quando qualcuno mette a confronto la Germania e l’Italia, rischia inevitabilmente il sospetto di essere vittima di un complesso di inferiorità.E’ una storia vecchia di secoli, ma in qualche modo sempre latente nell’animo di noi italiani, tanto è vero che la finale del mondiale 1982 è ancora sentita come un simbolo della riscossa di noi latini italici contro i “crucchi” teutonici.Non credo di soffrire di questa sindrome, e onestamente non mi sento neppure anti-italiano, ma non posso negare di essere colpito dall’abisso che separa l’attuale leadership dei due Paesi relativamente alla pandemia da Covid-19.Ve ne ho già accennato qualche giorno fa commentando il discorso di Angela Merkel al Bundestag, con il quale comunicava le sue decisioni in relazione alle limitazioni da applicare per le festività di fine anno.E non ho potuto non confrontarle con le conferenze stampa del nostro Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.Uno potrebbe dire, bella forza, si tratta di due personalità completamente diverse!Sicuramente si, ma non potete negare che il raffronto che ne esce sia impietoso.Da un lato la Cancelliera, la donna che da anni guida con mano ferma la Germania e che detta l’agenda dell’Europa, e dall’altro un leader (anche se tale termine sembra forse un po’ eccessivo) che nel giro di un paio d’anni è passato dal guidare un governo con la Lega di Salvini, ad un altro con il Partito Democratico, e forse si appresta ad un rimpasto che potrebbe rimescolare ulteriormente l’Esecutivo. Un vero “Uomo per tutte le stagioni” si potrebbe dire parafrasando il titolo di un noto film di molti anni fa, ma anche un fulgido esempio di trasformismo politico.Continuando con il confronto, restano impresse due immagini.La prima, quella della Merkel, una statista spesso descritta come risoluta ed aliena dal rivelare i suoi stati d’animo, che parla ai deputati del Bundestag con gli occhi rossi, la voce rotta ed emozionata, un gesticolare inconsueto. Che con tono drammatico, poco protocollare, quasi implorante, spiega che le misure anti Covid in Germania subiranno una forte stretta nel periodo delle Festività natalizie, perchè il contagio è in crescita, ed i 590 morti al giorno sono umanamente inaccettabili, e rappresentano una sconfitta sul piano politico oltre che personale.La seconda immagine vede il nostro premier che parla a noi italiani in prima serata, per illustrare l’ennesimo Dpcm contenente le prescrizioni cui dovremo attenerci durante il periodo delle Festività. Il tono di Conte è come al solito inappuntabile, impeccabile, estremamente composto. Le parole sono scelte e scandite con cura, i toni quasi didascalici, la postura perfetta per le telecamere (chissà che su questo non sia andato a lezione da Silvio Berlusconi!).Non posso non rilevare che la Merkel appariva dolente, quasi scarmigliata per i 590 tedeschi morti, mentre i morti in Italia in quel 3 dicembre, data dell’ultima conferenza stampa di Conte, sono stati 993, quasi il doppio.Facendo questo paragone non intendo assolutamente esprimere un giudizio morale, ci mancherebbe. Sono due Paesi diversi, due leader diversi!Ma non posso non osservare che mentre la Cancelliera non ha alcun timore, alcun pudore nel palesare le sue preoccupazioni, le sue debolezze, e forse i suoi errori, il premier Conte è perfettamente in linea con i vezzi della nostra classe politica, quelli per cui il Governo ed i Ministri non sbagliano mai, non ci sono ritardi o titubanze nelle decisioni, tutto è sempre sotto controllo. Ma al di là della diversità di stile, all’attenzione forse eccessiva di Conte per la sua “immagine” personale, che deve apparire rassicurante e sempre a tono, vorrei concentrarmi su un tema che entrambi i leader hanno affrontato, quello della scuola.Non ho intenzione di approfondire troppo, perchè ci sarebbe da scrivere un’enciclopedia.Mi limito ad osservare che la Merkel ha “deciso” un lockdown quasi totale dal 16 dicembre al 10 gennaio, chiudendo anche le scuole, che in Germania sono sempre state aperte.  Conte ha annunciato che le lezioni riprenderanno in presenza dal 7 gennaio per il 75% degli studenti delle superiori. Per elementari e medie il problema non si pone, perchè almeno nelle regioni “gialle” i ragazzi sono sempre andati a scuola.Giova ricordare che l’Italia è l’unico, e sottolineo l’unico, Paese europeo in cui gli studenti delle superiori sono a casa da quasi un anno, con tutte le difficoltà della didattica a distanza in un Paese sicuramente arretrato nel campo delle reti informatiche. La ripartenza di settembre, tanto strombazzata dal Governo, è durata lo “spazio di un mattino”, e dopo poco si è deciso per una nuova chiusura, prima a carattere territoriale e poi a livello nazionale, che dura tutt’oggi.Fin dalla primavera scorsa rimane inevasa la domanda: ma perchè Francia, Germania, Spagna e tutti gli altri riescono a tenere le scuole aperte, e noi no? Qualcuno potrebbe dire: ma perchè noi siamo maggiormente attenti al principio di precauzione, e poiché sappiamo che le scuole sono dei potenziali focolai di infezione, preferiamo non correre rischi!Una narrazione che sarebbe accettabile qualora l’Italia avesse numeri di infezioni e di decessi nettamente inferiori agli altri Paesi.Ma che diventa “risibile” dal momento che, a scuole chiuse, con 64.000 morti siamo il Paese con più vittime in Europa. Tutto questo senza che il premier Conte, il Ministero della Salute, il Comitato Tecnico Scientifico, l’Istituto Superiore della Sanità, ed in generale gli esperti che pontificano sui media come padreterni, ci dicano il perchè. Nessun “mea culpa”, nessuna ammissione di inadeguatezza da parte di Lor Signori, che anzi tendono a snocciolare con piglio sicuro obiettivi e traguardi, che con il passare del tempo, ed il permanere di contagi e vittime, corrispondono sempre meno alla percezione che gli italiani hanno della situazione reale della crisi. In piena linea con questo stile della comunicazione, adesso la data di apertura delle scuole c’è: ed è il 7 gennaio. Ma checché ne dicano a Roma, non si può non chiedersi: ma cosa è cambiato da settembre ad oggi? E che senso ha quel 75%, che sembra calato dal cielo come una verità rivelata?Avrete notato che in realtà non se ne parla, perchè è meglio distogliere la nostra attenzione con il Mes, con il Recovery Plan, con le lotte dei Partiti, con il rimpasto di Governo.E così nessuno osa fare previsioni su cosa potrà accadere nelle scuole il giorno dopo l’Epifania.Bandite le discussioni estive sui banchi a rotelle, regna il silenzio.   Si continua a parlare sommessamente di adeguamento dei trasporti pubblici, delle mascherine da indossare al banco, di entrate scaglionate di un’ora o due, ma anche di ipotesi fantasiose di lezioni a luglio.Si sono messi in campo i Prefetti, anche se qualche dubbio sul loro ruolo effettivo nella problematica sorge spontaneo.Avrete sicuramente notato che è quasi scomparsa dalle cronache il Ministro dei Trasporti Paola De Micheli, guarda caso proprio il Ministro che dovrebbe dirci come ha risolto la “grana” degli assembramenti su autobus e treni, che al di là di tutto rappresentano il vero problema della scuola.Sul Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina meglio sorvolare, perchè siamo stufi di sentire ripetere come un disco rotto che la scuola deve riaprire, senza chiarire bene come e con quali regole.Entrambe le Ministre danno l’impressione di rappresentare l’incapacità di risolvere il problema, però sarebbe troppo facile scaricare tutte le colpe su di loro, che sicuramente non hanno brillato, ma la scuola è forse il settore più importante per il futuro del Paese, e di conseguenza la responsabilità non può che essere dell’intero Governo.Spero di sbagliarmi, ma con queste premesse il 7 gennaio rischia di diventare un’altra “data slogan”, buona perchè Conte e compagnia cantante possano salvarsi l’anima.Ma poiché non vorrei espormi all’osservazione di saper solo criticare, senza offrire qualche idea, provo a lanciare qualche proposta.Innanzi tutto mi auguro che i Presidenti delle Regioni, cui la Costituzione attribuisce ampi poteri sulla scuola, non si prestino all’ennesima presa in giro degli italiani.E quindi mi aspetto ad esempio da Luca Zaia un discorso chiaro, in cui dica se la riapertura delle scuole il 7 gennaio in Veneto sia compatibile con migliaia di nuovi contagiati, e circa 100 morti, ogni giorno. E’ arrivato il momento della verità, e chi ha avuto dai Veneti alle recenti elezioni regionali quasi l’80% dei voti, non può sottrarsi a questa assunzione di responsabilità. E poi lancio un’idea che potrebbe anche sembrare l’uovo di Colombo.  Perchè non iniziare a riaprire le scuole progressivamente, partendo in una o due Regioni? Magari una del Sud ed una del Nord, una più popolata ed una meno.Ciò consentirebbe di vedere gli effetti senza coinvolgere l’intero Paese, qualora fossero negativi.In questo modo, di quindici giorni in quindici giorni, perchè questo è il periodo minimo per valutare un’eventuale recrudescenza dei contagi, si potrebbe arrivare all’inizio della primavera ad una apertura generalizzata in sicurezza.Sembrerebbe una soluzione logica, ma state tranquilli che nessuno vorrà prenderla in considerazione.Per Lor Signori è meglio discutere se a Natale ci si potrà spostare o meno fra paesini per andare a trovare i parenti.Della scuola se ne riparlerà dopo l’Epifania, che come noto “tutte le feste le porta via”, ma purtroppo non il virus.

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