30 Gennaio 2025 - 9.25

Fondo Sovrano Italiano? Anche no, grazie!

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Umberto Baldo

Avrete capito che mi piace tenermi aggiornato su quanto succede in Italia e nel mondo, e a tal fine leggo molto; di tutto, dai libri ai giornali, ai siti, e ultimamente mi sono avvicinato anche  ai social, in quest’ultimo caso a fini di “comprensione” di un fenomeno che non si può certo ignorare, perché costituisce sempre più la fonte di “acculturazione  e di informazione” degli italiani, e non solo dei più giovani.

Nonostante le tante chiacchiere inutili, siamo un popolo di “pensatori”, che spesso cerca di trovare soluzioni semplici a problemi complessi.

Che poi questi “colpi di genio” si rivelino spesso semplici levate di ingegno che durano lo spazio di un mattino, poco importa. Se provengono da politici, a mio avviso quello che si cerca è solo visibilità ed effetto annuncio.

Venerdì scorso, 25 gennaio, leggendo il più diffuso quotidiano economico nazionale, mi sono imbattuto in un articolo scritto da Sestino Giacomoni, che se non sapete chi sia è un ex Senatore di Fratelli d’Italia (a suo tempo Presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza su Cassa Depositi e Prestiti), ed ora approdato alla Presidenza della Consap, la Concessionaria dei Servizi Assicurativi Pubblici.

Cosa ha scritto il Presidente Giacomoni?

In realtà rispolvera una sua vecchia idea del 2020, che mirava a creare un “Fondo sovrano” italico, sul modello di quello norvegese, di cui per la verità allora si era arrivati  a parlare anche in Parlamento.

Evidentemente il “Fondo Sovrano” della Norvegia affascina da sempre il nostro esponente politico.

Immagino sappiate cos’è un Fondo Sovrano.

Ma per chi magari non lo ha ben presente,  ricordo che un Fondo sovrano è un veicolo d’investimento pubblico di proprietà diretta del Paese che lo ha istituito. 

Tale veicolo viene utilizzato per investire surplus fiscali, e/o riserve valutarie dello Stato, in strumenti finanziari, con lo scopo di rivalutarne il valore nel tempo.

Il Fondo sovrano norvegese, il Government Pension Fund Global, è uno dei più conosciuti al mondo insieme ai Fondi sovrani del Qatar,  di Abi Dhabi, dell’Arabia Saudita, di Singapore,  del Kuwait, e al fondo d’investimento Cinese. 

Fondato negli anni Novanta in seguito alla scoperta del petrolio nel mare del Nord da parte della Norvegia, il Fondo è il più grande al mondo in termini di asset gestiti (oltre 1600 miliardi).

Il fondo sovrano norvegese investe in azioni (oltre il 70 per cento) e obbligazioni (circa il 26 per cento) praticamente in tutto il mondo, coi limiti del codice ESG (sostenibilità) che si è dato.

Ovviamente è presente anche in Italia, avendo in portafoglio azioni di 112 nostre società, e oltre 8 miliardi in Btp. 

Quindi la chiave della sua azione è la diversificazione.

Tenete presente, alla luce di quello che scriverò più avanti, che al Fondo del Paese nordico è tassativamente vietato investire in Norvegia,  per non interferire nell’economia nazionale.

Facendo un’analisi più approfondita, e dividendo gli asset in gestione al 31 dicembre 2022 per il numero di cittadini norvegesi (5,47 milioni), emerge come ogni cittadino abbia in dote “dalla nascita” circa 240.000$.   

A questo punto immagino vi sia chiaro che i Fondi sovrani sono principalmente associati ai Paesi  molto ricchi, in particolare quelli che hanno grandi riserve di risorse naturali, o che beneficiano di surplus economici elevati.

Caratteristiche queste che non sono proprie della nostra Italia, che notoriamente non vanta giacimenti di materie prime, di petrolio in particolare, e non brilla certo nella gestione del proprio bilancio (3mila miliardi di deficit).

Ma allora quali risorse dovrebbero alimentare il “Fondo Sovrano Italiano” proposto da Giacomoni?

Elementare Watson!

Il risparmio degli italiani, che verrebbe in questo modo ad assumere un ruolo strategico per il futuro del Paese.

Nel pezzo citato il Presidente Giacomoni spiega anche che questo ipotetico Fondo “tricolore”  “….per funzionare in modo efficace deve poggiare su due pilastri: gli incentivi fiscali sul modello dei Pir e la garanzia sull’investimento. Il meccanismo che è alla base dei Pir è semplice: se il risparmiatore mantiene i suoi risparmi investiti nell’economia reale del nostro Paese per 5 anni, non pagherà il 26% di tasse sugli eventuali utili. La garanzia sugli investimenti è invece legata alla loro diversificazione e al tempo. Il risparmio ben investito genera interessi sia per chi investe, sia per il sistema Paese….”.

E per essere più chiaro, aggiunge: “Il Fondo Sovrano Italiano, gestito attraverso il coinvolgimento delle maggiori istituzioni finanziarie italiane e di Cassa Depositi e Prestiti, può indirizzare il risparmio verso l’economia reale, allocando le risorse anche su investimenti Made in Italy”.

Già qui noterete una diversità rispetto alle direttive del Fondo Sovrano Norvegese, nel senso che a quest’ultimo è tassativamente vietato investire nell’economia della Norvegia, mentre per  quello “nostrano” gli investimenti dovrebbero interessare principalmente l’economia reale, al fine di  sostenere e far ripartire il sistema produttivo italico.

Ricapitolando per il Sior Bepi e la Siora Maria, il discorso mi sembra sia questo: ragazzi noi non abbiamo il petrolio, ma abbiamo un altro “oro nero”, vale a dire i soldi degli italiani parcheggiati sui conti correnti (dovrebbe trattarsi di una cifra sui 1.260 miliardi). Usando quei soldi, ovviamente facendoli confluire in questo Fondo Sovrano (magari lo chiamiamo Patriottico, che dite?) avremmo risolto gran parte dei nostri problemi.

Non vi viene da dire: ma che sprovveduti che siamo! Perché non averci pensato prima?  In fondo la soluzione è talmente semplice da sembrare quasi l’uovo di Colombo!

Guardate, da liberale considero tutte le idee degne di essere ascoltate, e se del caso approfondite.

Quindi non è mia intenzione svalutare a priori, o peggio denigrare, la proposta del Presidente Giacomoni.

Ma ciò non mi impedisce certo di esprimere le mie valutazioni, ed al riguardo, se potessi interloquire con il promotore, gli direi:

“Vede Presidente, pur capendo ed apprezzando le motivazioni “patriottiche”  che stanno alla base della sua proposta, non credo che la stessa potrà avere un grande futuro. E ciò perché, anche se il Fondo Sovrano Italiano fosse istituito, non penso proprio che ci sarebbe la corsa degli italiani a conferire allo stesso i propri sudati risparmi.  E mi creda non per motivazioni squisitamente economiche, ma perché gli Italiani nei confronti della classe politica nel suo complesso, quindi senza distinzioni di schieramento, non nutrono più alcuna fiducia.

E per quanto mi riguarda, per ciò che conta, con piena ragione.

Perché gli esempi di sostegno pubblico all’economia che vengono subito alla mente si chiamano, solo per fare qualche esempio: Ilva, Termini Imerese, Alitalia, adesso Monte Paschi, dove il Tesoro mette in campo soldi dei contribuenti per la scalata a Mediobanca e Generali, parlando per di più di “operazione di mercato”.

Comprenderà che i dubbi stanno tutti nel timore che i soldi dei risparmi delle famiglie possano essere utilizzati a fini di consenso politico, sostenendo aziende decotte o fuori mercato.

La tradizione degli interventi nell’economia dello Stato Italiano non sono certo fra quelli da portare come esempi nei testi di economia.

E quindi ci perdonerà se permane il sospetto che, in caso di qualche emergenza, la via più semplice sarebbe proprio quella di mettere le mani sui soldi del Fondo (la cultura del “tesoretto” è purtroppo ben diffusa fra i nostri politici).

E poi, caro Presidente, chi sarebbe messo a capo di questo Fondo Sovrano “daaa Naaaazzziiiooone”? 

Immagino dei politici, e se non loro comunque personaggi scelti dai Partiti, dopo le solite trattative e spartizioni, in base alla loro fedeltà.

Per non dire che un “tesoretto” cui attingere c’è, anche se capisco che a Palazzo non ne vogliano sentire parlare: i miliardi che ogni anno vengono evasi e sottratti al Fisco. 

Quindi, prima di parlare di un futuro radioso con i risparmi di noi italiani, si pensi a recuperare le risorse con una seria lotta all’evasione; basta solo un po’ di volontà politica.

Ma mi rendo conto che a questo punto, a parlare di sogni sono proprio io”. 

Umberto Baldo

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