Fra euro e inflazione, conviene ancora andare in ferie in Croazia?
Con un litorale puntellato da più di 1.000 isole la Croazia è senza dubbio un paradiso per chi cerca spiagge bellissime e mare turchese.
La sua costa infatti è conosciuta in tutto il mondo proprio per le sue isole paradisiache, con il mare color smeraldo e la vegetazione che arriva, a volte, quasi in spiaggia.
In realtà il mare è lo stesso che bagna le nostre coste, quello di Jesolo o Sottomarina per intenderci, e quindi la limpidezza dell’acqua dipende dalla diversa morfologia del terreno.
E così mentre in Italia la costa adriatica centro-settentrionale è per lo più bassa e sabbiosa, quella croata è rocciosa e di solito senza sabbia, ed è questa la ragione per cui il mare assume un aspetto cristallino, però senza offrire le ampie spiagge che troviamo ad esempio sulle coste venete.
Ma oltre al mare splendido ed alle città incantevoli, fattori sicuramente importanti, c’era un’altra ragione che induceva decine di migliaia di italiani a scegliere la Croazia per trascorrere le ferie estive; vale a dire il costo della vita più contenuto rispetto al livello dei prezzi delle località turistiche nostrane.
In altre parole la Croazia rappresentava la vacanza low cost senza dover allontanarsi troppo da casa.
Già da qualche anno le cose erano un po’ cambiate, ma nel futuro lo saranno ancora di più, e ciò per un motivo molto semplice: il passaggio dalla moneta nazionale, la Kuna, all’euro.
L’adozione dell’euro da parte della Croazia conferma così che il passaggio alla moneta unica rappresenta un affare per i commercianti, che spesso, con la scusa dell’arrotondamento, arrivano a raddoppiare i prezzi dei beni di consumo in modo ingiustificato rispetto al tasso di conversione.
Per chi ha superato i trent’anni è quasi automatico tornare con la mente a quanto accadde in Italia nel 2002, con le tante polemiche che seguirono veri e presunti aumenti dei prezzi, rincari sulla cui portata l’Istat ha sempre fornito cifre che ridimensionavano il fenomeno, in contrasto però con la percezione degli italiani.
Ma andiamo con ordine.
Come accennato, lo scorso primo gennaio la Croazia è diventato il ventesimo Paese Ue ad aver adottato l’euro come moneta nazionale (tasso di conversione fissato a 7,53450 kune per un euro).
E così come i commercianti italiani nel 2002 applicarono un “loro” tasso di conversione lira-euro, riassumibile in 1euro=1.000 vecchie lire (facendo finta di non sapere che il cambio ufficiale era 1euro=1936,27 lire), così i loro colleghi croati hanno fatto i furbi, tanto che già a metà gennaio diverse associazioni di consumatori hanno denunciato come in Croazia il prezzo del pane fosse aumentato del 30%, oltre a rincari generali dei prezzi stimati tra il 5 e il 20%.
A dire che avevano ragioni da vendere non sono io, bensì il Primo Ministro croato Andrej Plenković , che in quei giorni arrivò a minacciare lo stop ai sussidi, e aumenti di tasse mirati per quei commercianti che mettevano in atto “aumenti fraudolenti”, per poi aggiungere, per essere ancora più chiaro, che:“alcuni degli attori si comportano in modo fraudolento, aumentando i prezzi e danneggiando i propri cittadini e l’economia. Un aumento dei prezzi nell’ambito dell’arrotondamento sarebbe prevedibile e non un grosso problema se fosse di pochi centesimi, ma non è la stessa cosa se è del 10, 20, 30, 40, 50% in più”.
E non è che il Governo si sia limitato alle parole; si sono effettuate centinaia di ispezioni, e al riguardo l’ispettore capo Andrija Mikulić, dichiarò che “l’introduzione dell’euro non può e non deve essere un motivo per aumentare i prezzi”, come pure che “i profitti non possono essere al di sopra degli interessi dei consumatori e dei cittadini”.
Mikulić ha pure sottolineato che dal primo gennaio, quando l’euro è diventata la moneta ufficiale, è stato registrato un rincaro generale dei prodotti e dei servizi del 31% (fonte Lavoce.hr).
E’ chiaro che in un’economia di mercato queste prese di posizione hanno un mero valore di denunce e reprimenda, perché sui prezzi i Governi hanno le mani legate, in quanto è assodato che eventuali “calmieri” portano alla rarefazione delle merci, se non al mercato nero.
E basta guardare agli aumenti “scandalosi” da mesi in atto in Italia (giustificati con l’inflazione), in particolare alimentari e frutta e verdura, per rendersi conto che alla fine a pagare il conto sono solo i cittadini a reddito fisso, che finiscono per arricchire i “furbetti del cartellino” (del prezzo in questo caso!).
Oltre a tutto a complicare le cose, offrendo possibili giustificazioni ai “ladri”, c’è il fatto che in Croazia l’adozione dell’euro è avvenuta in un momento di alta inflazione, come in tutta Europa, per cui diventa difficile distinguere la speculazione “da inflazione” da quella “da passaggio all’euro” (anche se a mio avviso una componente speculativa è ormai sempre presente in qualsiasi dinamica dei prezzi al consumo).
Tornando al turismo, ormai tutti gli esperti del settore sono concordi nel ritenere che i centri di villeggiatura croati non siano più a buon mercato come negli anni passati, e che con l’inflazione e l’adozione dell’euro queste destinazioni diventeranno quasi proibitive per il cosiddetto ceto medio (categoria che assomiglia sempre più all’Araba Fenice).
Sempre secondo gli addetti al lavori il colpo più duro dovrebbe arrivare dagli affittacamere privati, i cui alloggi dovrebbero essere più cari in media del 30 per cento rispetto all’estate 2022, quando la costa orientale dell’Adriatico fu letteralmente presa d’assalto dai turisti dopo i difficili anni della pandemia, anche perché in Croazia, rispetto al resto d’Europa, le restrizioni anti-Covid praticamente non sono mai esistite.
Certo chi sceglierà ancora la Croazia dovrà mettere in conto che le vacanze gli costeranno ben di più degli anni scorsi.
E tanto per darvi una piccola idea, posso fornirvi i prezzi (ovviamente in euro) rilevati sabato da un mio cugino (ho le foto eh!) in un supermercato croato, di tre prodotti che sono alla base di un piatto tipico della cucina italica, confrontati con il costo degli stessi prodotti presso la grande distribuzione nostrana:
Pasta Barilla Farfalle pacco da 500 g (Croazia 3,09 – Italia 1,19)
Riso Scotti Arborio 1kg (Croazia 6,99 -Italia 3,59)
Sugo Barilla Pomodoro-ricotta (Croazia 4,88 – Italia 2,95)
In realtà non ci si aspetta un calo del turismo croato, anzi, e ciò anche perché con l’ingresso nello Spazio Schengen, avvenuto sempre lo scorso 1 gennaio, i movimenti transfrontalieri sono ormai facilitati, e così i vacanzieri stranieri non dovranno più attendere ore e ore in fila ai confini sotto il sole cocente.
Mi resta da segnalare che anche relativamente ai prezzi dei servizi, in particolare quelli medici e dentali, bar, ristoranti e parrucchieri, si sono registrati aumenti di prezzo elevati.
Penso quindi che sia probabile se non un addio al “turismo odontoiatrico”, quanto meno una contrazione dei viaggi da tutta Europa per accedere a cure dentali economiche.
Non ho certo l’intenzione, con questi ragionamenti, di sconsigliarvi di trascorrere le vostre meritate ferie sulle coste croate.
Ognuno è libero di spendere i propri soldi come meglio crede; l’importante è che di questi tempi, andando in Croazia, non ci si illuda di risparmiare rispetto alle spiagge italiane.
Umberto Baldo