11 Marzo 2024 - 9.15

“Free Palestina”: contestazioni alla presentazione del libro su Golda Meir

Oggi nella Bebelplatz di Berlino, sotto una lastra di vetro incastrata nel selciato c’è un vano illuminato che ospita una libreria con gli scaffali vuoti, un suggestivo monumento inaugurato nel 1998 in memoria del luogo dove il 10 maggio 1933 i nazisti diedero alle fiamme  oltre 20.000 libri di autori come Karl Marx, Heinrich Heine o Sigmund Freud.

Accanto c’è anche una targa sulla quale è impressa proprio una frase del grande poeta Heinrich Heine: «Dove si bruciano i libri, si finisce per bruciare anche gli uomini».

Non dimenticatela mai questa frase, che allora fu tragicamente profetica perché, nel breve volgere di pochi anni, nel Terzo Reich tedesco si cominciarono veramente a “bruciare” anche gli uomini.

Nel mio peregrinare per l’Italia c’è un’espressione che ho appreso e che mi è rimasta impressa, un modo di dire che sentivo pronunciare dai miei amici di Bari:  “L’Aria è amara”.

E annusando l’aria di questi tempi che stiamo vivendo,  l’impressione che sia “amara” io ce l’ho tutta. 

Sicuramente era amara lo scorso 6 marzo a Firenze, quando alla libreria Teatro Giunti-Odeon la presentazione di un libro scritto dalla giornalista Elisabetta Fiorito, dal titolo “Golda – Storia della donna che fondò Israele” è stata “disturbata”  da un gruppo di manifestanti  “Pro Palestina”, con cori, e anche tentativi di  entrare in sala al grido di “Palestina Libera”.

E pensate che a guidare questi manifestanti c’erano una paio di  Influencer (non le cito con nome e cognome per non fare loro pubblicità gratuita) molto presenti sui social. 

Naturale la reazione del Console onorario di Israele per la Toscana, Emilia Romagna e Lombardia, espressa con queste parole: “Ormai siamo alla notte dei cristalli. Ai libri che non si possono presentare. Quello che è successo oggi alla Libreria Odeon rasenta la follia. E’ indecoroso quello che sta succedendo a Firenze, presunto luogo di cultura. Queste influencerneppure sanno chi sia stata Golda Meir e ivalori che ha incarnato. Una sola parola: vergogna”.

Ma  cerchiamo di ricostruire in breve i fatti di Firenze.

Durante questa presentazione del libro su Golda Meir, le proteste e le urla “Free Palestina” hanno costretto gli organizzatori a concluderla rapidamente prima del previsto, facendo uscire tutti i partecipanti da un’uscita laterale, ovviamente per ragioni di sicurezza.

Fortunatamente la contestazione, sicuramente anche per la presenza e la vigilanza della polizia e della Digos, non è sfociata in disordini, ma resta il dettaglio che non può passare inosservato; quello che quanto accaduto a Firenze è l’ennesimo assist alla narrazione anti-ebraica. 

Perché, consapevoli o meno, i “manifestanti guidati dalle influencer” hannostrizzato l’occhio ad Hamas: contestando Golda Meir, hanno di fatto contestato l’esistenza dello Stato ebraico.

Voglio essere chiaro al riguardo.

Qui siamo di fronte al fascismo degli antifascisti, alla violenza di chi predica e si riempie la bocca con la parola pace.

E non serve a nulla girarci attorno, edulcorando i termini.  

Dal proditorio attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, con il suo seguito di orrori, abbiamo assistito ad un ritorno di fiamma dell’antisemitismo, che francamente non ritenevo possibile.

Perché non sarei stupito se a protestare fossero i palestinesi residenti in Europa; anzi li capirei.

Ma mai avrei immaginato di vedere gruppi e organizzazioni di sinistra, estrema e non, in prima fila contro Israele e a sostegno di Hamas.

Perché lo capisco anch’io che il Popolo Palestinese non è Hamas, ma se non condanni i tagliagole di Hamas di fatto diventi loro complici. 

E sicuramente non è un problema “fiorentino”, perché dalla Francia agli Stati Uniti, l’Occidente è tornato a fare i conti con la caccia all’ebreo, ed il problema ha chiamato in causa anche l’Italia tra iniziative, cortei e mobilitazioni contro Tel Aviv.

Avviandomi alla conclusione, non posso non rilevare che quei contestatori fiorentini probabilmente non sanno neppure chi sia stata Golda Meir.

Non è colpa loro se magari sono giovani, e la Meir è morta nel 1978, ma è sicuramente colpa loro se non hanno avuto la voglia o la pazienza di studiare.

Mi spiace dirlo, ma spesso dalle interviste televisive dei partecipanti ai cortei di protesta si percepisce chiaramente che parlano “per slogan”, per “sentito dire”, perché “così mi hanno detto”.

Ma questo in generale è il problema del mondo d’oggi, che io definisco “wikipedizzato”, nel senso che uno immagina di conoscere una materia semplicemente perché ha letto cosa ne scrive Wikipedia, e non perché se n’è fatta un’idea leggendo qualche libro. 

Ecco perché serve studiare, e a proposito di Golda Meir partirei ricordando la sua storia politica di ebrea ucraina emigrata negli USA (1906), e che nel 1921 si recò in Palestina. Appartenente al Partito Laburista Israeliano (Mapai) e collaboratrice di D. Ben Gurion, fu ambasciatrice a Mosca (1948-49), ministro del Lavoro e della Previdenza sociale (1949-56), Ministro degli Esteri (1956-66), Segretario generale del Mapai (1966-68), Primo Ministro dal 1969, ed in  tale ruolo si trovò a guidare il Paese durante il  conflitto arabo-israeliano del 1973.

Certo è difficile separare la storia di Golda Meir da quella di Israele, difficile perché in fondo la sua figura è un tutt’uno con lo Stato ebraico.

Certo era sionista, come erano sionisti gli uomini con cui dovette confrontarsi nella lunga militanza prima e dopo la nascita di Israele, e i cui rappresentanti erano uomini coriacei come il padre della patria David Ben Gurion, o  giovani (allora) emergenti come Shimon Peres o Moshe Dayan.

Ma ciò non toglie che questa leader con un carattere di ferro,  che si trovò a prendere decisioni terribili,  che fu la terza donna della storia a diventare Capo di Governo, che da militante socialista fu un’icona dell’emancipazione femminile,   che da premier si batté contro il terrorismo, cercò sempre il dialogo con il leader arabi, l’egiziano Sadat in primis.

Ecco perché le contestazioni, le urla, alla presentazione del libro di Elisabetta Fiorito su una donna che, nel bene e nel male, è stata una delle figure più importanti del secolo scorso, senza alcuna contestualizzazione è solamente un’operazione vergognosa.

Tanto per essere chiaro: io non condivido certo la politica di Putin, ma non mi è mai passato per la testa di sperare che con lui sparisca l’intera Russia.

E analogamente, volete che non capisca che Bibi Netanyahu a Gaza sta tirando troppo la corda, rischiando di inimicarsi il mondo?

Ma sperare, come spero, che a Gerusalemme cambi il premier, non vuol certo dire caldeggiare uno Stato palestinese “dal fiume al mare”, come urlano i nostri manifestanti, con la contemporanea cancellazione di Israele dalla carta geografica. 

Per questi motivi ribadisco che quello che è avvenuto a Firenze è stato semplicemente un episodio indecoroso; una vergogna per noi italiani.

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