Giorgia Meloni: il cerchio magico… e gli schiaffi ai Ministri
Umberto Baldo
Immagino di non essere il solo a seguire con molta attenzione l’evoluzione politico-personale del Presidente Giorgia Meloni, perché presenta aspetti sicuramente molto interessanti per il nostro futuro.
Per inquadrare lo scenario, credo sia doveroso dire che ovunque, ma in special modo in Italia, il ruolo di Capo del Governo sia uno dei più difficili da interpretare, a maggior ragione (e questa è stata finora la regola) se ti trovi alla guida di un Esecutivo sostenuto da una coalizione di Partiti diversi.
Perché hai voglia a dire che il potere unisce più di qualsiasi altro collante!
E’ senz’altro vero, ma la competizione (chiamiamola così per voler essere buoni) fra alleati spesso per il Premier è molto più insidiosa della politica portata avanti dalle opposizioni.
Per fare qualche esempio guardate come Matteo Salvini sta incalzando, non direttamente sia chiaro, Giorgia Meloni sul problema dell’immigrazione, su quello dei contenuti del libro del generale Vannacci, sulle pensioni e sul Ponte di Messina.
Ogni occasione è buona per il Capitano per cercare di differenziare al rialzo le proposte della Lega da quelle di Fratelli d’Italia.
Il fine è palese, quello di mettere in difficoltà la Premier relativamente all’elettorato più a destra (che la Meloni non vorrebbe abbandonare), cercando di recuperare i voti che Salvini ha perso il 22 settembre 2022 soprattutto al Nord, e che considera ancora suoi.
E quale migliore occasione delle prossime Europee, in cui non ci saranno vincoli di coalizione, ed ogni forza politica potrà quindi andare a caccia liberamente e senza quartiere di qualunque tipo di elettore?
Certo questa spregiudicatezza del Capitano disturba non poco Giorgia Meloni!
Ma cosa può fare se non abbozzare, cercando di tenere a freno i suoi “patrioti”?
L’alternativa sarebbe provare ad andare ad elezioni anticipate per cercare una ipotetica maggioranza assoluta per FdI, ma non è detto che il rischio valga la candela, perché non sempre il treno passa due volte.
Se ai rapporti non proprio idilliaci con gli alleati aggiungiamo le oggettive difficoltà di bilancio, che impediscono di mettere a terra le fantasmagoriche promesse elettorali (ma vedrete comunque i fuochi di artificio le prossime settimane) e l’altrettanto oggettivo “poco spessore” di buona parte della classe dirigente di FdI, Ministri compresi, si capisce perché la Meloni tenda sempre più a restringere la cerchia delle persone di cui potersi fidare ciecamente.
E chi meglio della stretta cerchia familiare può garantire assoluta fedeltà?
Ecco quindi spiegata l’inarrestabile ascesa di Arianna Meloni, ormai vero braccio destro di Giorgia nei Fratelli d’Italia, e della scelta dell’ideologo della droite Giovanni Fazzolari come responsabile della comunicazione.
Dalla mia annosa esperienza ho tratto l’impressione che un’ossessiva attenzione per la comunicazione da parte di un leader politico è sempre un indicatore di difficoltà, ed è possibile che Giorgia Meloni voglia mascherare l’impossibilità di attuare le sue promesse, che si paleserà chiaramente con la prossima Legge di Bilancio, pompando la grancassa della propaganda governativa su giornali e social.
Ma c’è anche un altro aspetto, forse meno appariscente, che a mio avviso va rimarcato.
Vale a dire che, nel mentre la Premier, in preda ad un settarismo identitario, restringe a pochi eletti il proprio “cerchio magico”, chiudendosi in una specie di fortino accessibile ad una cerchia ridottissima di gente a lei perdutamente fedele, non si fa alcun scrupolo di mortificare Ministri che dovrebbero rappresentare, anche a livello internazionale, le punte di diamante del suo Esecutivo; Economia, Esteri, Difesa.
Andando con ordine, il primo ad essere stato trattato piuttosto male è Giancarlo Giorgetti.
Infatti, pur avendo il Ministro dell’Economia garantito al mondo finanziario che non ci sarebbe stato alcuna tassa in più, si è visto sbugiardare dalla Premier stessa che ha rivendicato la paternità (o maternità?) del famoso decreto sul prelievo sugli extraprofitti delle Banche.
Certo molto hanno giocato anche le pressioni di Salvini, desideroso di mostrare quanto questo Governo sia dalla parte del popolo e nemico dei “poteri forti”, dell’alta finanza, e ovviamente dei “salotti buoni”.
A Giorgetti non è rimasto che abbozzare, disertando con molta dignità la conferenza stampa in cui è stata strombazzata la Robin Hood tax.
Ma è andata ancora peggio ad Antonio Tajani, leader di Forza Italia e Vicepresidente del Consiglio, che del decreto sugli extraprofitti non era stato neppure informato, e si è trovato spiazzato sia all’interno del suo Partito sia, cosa per lui non trascurabile, con Marina Berlusconi, che non ha certo gradito la nuova tassa che va a colpire anche Banca Mediolanum, uno dei gioielli “di famiglia”.
L’ultimo ad essere umiliato è stato Guido Crosetto, che da Titolare della Difesa è stato costretto a difendersi dagli attacchi da destra per aver deciso la rimozione del generale-scrittore Vannacci, senza che Giorgia Meloni abbia speso una sola parola per sostenerlo, cosa a mio avviso molto grave visto che Crosetto è uno dei co-fondatori di Fratelli d’Italia.
Perché la premier ha deciso di dare in pasto ai leoni alcuni fra i suoi Ministri più rappresentativi?
Non lo sa che con Giorgetti dovrà fare i conti (nel senso letterale del termine) per tutti gli anni a venire?
Non lo sa che con Tajani, a meno di una implosione di Forza Italia, dovrà fare i conti qualora volesse aprire un dialogo con i Conservatori Europei, in quanto spetta a lui dare il via libera?
Non lo sa che Crosetto si è limitato a ricordare il principio cardine della cultura liberare secondo cui i generali non fanno politica, pena una deriva sudamericana?
E che proprio in virtù di questo imbarazzato silenzio della Meloni, da questa mancata solidarietà al responsabile della Difesa, qualche altro generale potrebbe un domani sentirsi legittimato a esternare le proprie idee in un senso o nell’altro, pro e contro Putin, a favore o no della Nato, sperando alla fine di conquistare un seggio in Parlamento?
Come accennavo all’inizio non è facile per nessun politico guidare una coalizione, ma penso che ad un certo punto i silenzi non basteranno più, e la Meloni dovrà rendersi conto che non le sarà sufficiente chiudersi a riccio, e che se vuole farsi riconoscere come laeder europeo dovrà rinnegare ed abbandonare certe frange nostalgiche della sua area politica, quelle che potrebbero aggregarsi attorno a personaggi come Alemanno.
Tenere insieme tutto e tutti è umanamente e politicamente impossibile!
Purtroppo al momento, forse proprio in virtù delle crescenti pressioni “dall’estrema destra”, mi sembra di intravvedere nell’azione della Leader di Fratelli d’Italia più che la prospettiva di un grande Partito Conservatore europeo, un ripiegamento su posizioni che furono di Giorgio Almirante.
E a proposito degli schiaffi ai suoi ministri, nell’immediato potrebbero anche pagare, ma alla lunga non conviene.
Umberto Baldo