Gli alpini a Vicenza e gli ammiccamenti da spiaggia della politica
“Non ti disunire!”, diceva Antonio Capuano a Fabietto nella scena finale di ”E’ stata la mano di Dio” e subito dopo partivano le note indimenticabili di Napule è di Pino Daniele. E la battuta del film, diventata un cult, possiamo girarla al sindaco Francesco Rucco, all’indomani della curiosa sequenza che riguardasuo rapporto con gli alpini.
Non ti disunire significa restare fedeli a se stessi, e il sindaco lo fa tenendo duro sulle tante critiche estetiche al monumento piazzato davanti alla stazione, poi, sempre per non disunirsi, in sordina, ieri fa arrivare la notizia che nel 2024 il più importante momento della cultura alpina, l’Adunata Nazionale delle penne nere, si svolgerà a Vicenza. In mezzo la cittadinanza onoraria votata all’unanimità in Consiglio Comunale con Rucco, che da ragazzo scelse il servizio civile, a fare gli onori di casa.
Al traino del risultato che porterà a Vicenza nel 2024 migliaia di alpini e un indotto per il nostro sistema economico rilevantissimo, arrivano in redazione i comunicati di gran parte degli esponenti della politica locale, regionale e nazionale, che si affrettano a mettere il cappello, che anche se non è quello da alpino, fa sempre bene a chi è perennemente all’inseguimento del consenso e gli alpini, si sa, sono tanti, tantissimi. Insomma gli stessi che hanno contestato il monumento e l’attenzione di Rucco alle penne nere, direttamente o indirettamente, gli stessi che magari sono stati in silenzio nei giorni della polemica, si scoprono ultras delle truppe da montagna.
Rucco abbozza e ringrazia chi lo ha aiutato a raggiungere l’obiettivo, ma non esagera e gli andrebbe riconosciuto almeno un tocco di understatement che sembra scomparso dalla grammatica della politica contemporanea dove l’ego è la stella polare molto più che l’idea.
Qualcuno dirà ”è la politica bellezza”, e forse questa è la risposta giusta, perchè nello zeitgeist, lo spirito del tempo, non ci sono posizioni nè punti di vista chiari, è tutto annacquato in un ammiccamento da spiaggia all’elettore che poi, come dargli torto, quando è ora di votare preferisce andare al mare.