8 Aprile 2025 - 20.18

“Le 75 coltellate di Filippo Turetta a Giulia Cecchettin non sono segno di crudeltà”: le motivazioni dei giudici

Non sopportava l’autonomia di Giulia Cecchettin e l’ha colpita con 75 coltellate. Però quella di Filippo Turetta non si può definire crudeltà, ossia “un modo per crudelmente infierire o per fare scempio della vittima”, ma “conseguenza della inesperienza e della inabilità”. E’ la cruda sintesi, ripresa oggi dall’Ansa nazionale, delle 143 pagine di motivazioni della sentenza con cui la Corte d’Assise di Venezia ha condannato all’ergastolo il 3 dicembre scorso Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio della giovane di Vigonovo, in provincia di Venezia, poi gettata in un dirupo in Friuli, l’11 novembre 2023. Un femminicidio a cui è seguita la fuga che ha portato Turetta a consegnarsi in Germania pochi giorni dopo.

Dei tre capi di accusa – omicidio aggravato dalla premeditazione, la crudeltà e lo stalking – solo il primo è stato accolto dai giudici, che hanno però respinto le attenuanti aprendo inevitabilmente alla pena dell’ergastolo. Questo per “l’efferatezza dell’azione, della risolutezza del gesto compiuto e degli abietti motivi di arcaica sopraffazione che tale gesto hanno generato: motivi vili e spregevoli, dettati da intolleranza per la libertà di autodeterminazione della giovane donna, di cui l’imputato non accettava l’autonomia anche delle più banali scelte di vita”.

L’esclusione della crudeltà dalle accuse è stato uno dei punti più controversi della sentenza letta dal presidente Stefano Manduzio. ANSA

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