27 Settembre 2021 - 9.54

I mariti veneti e friulani e lo ‘svago’ con la prostituta oltreconfine

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di Alessandro Cammarano

Con la Legge n. 75 del 20 febbraio 1958, battezzata Legge Merlin, si procedeva alla chiusura delle cosiddette “case chiuse” – meglio conosciute come casini – e all’introduzione dei reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, gettando nello sconforto più nero legioni di utenti delle suddette strutture costretti da lì in avanti ad estenuanti giri in auto per le strade periferiche delle città alla ricerca di ciò che prima era a portata di mano in strutture “dedicate”.

Chiariamoci subito, a scanso di equivoci, lo sfruttamento delle donne – ridotte di fatto a pura merce – è abominevole e i bordelli favorivano il fiorire di un indotto altrettanto triste; si pensi che le “ragazze” erano di fatto recluse e che ogni quindici giorni si spostavano di città e di casa, come fossero pacchi e che i loro guadagni venivano spesi in un circuito “interno” dato che i fornitori di qualsiasi cosa, dagli abiti al trucco, vendevano “a domicilio” dato che dal casino praticamente non si usciva. .

Se in Italia la prostituzione è vietata in svariati paesi confinanti o limitrofi resta più che legale e regolamentata dai vari stati, dando vita ad un florido mercato di “gite organizzate” da parte di onesti padri di famiglia privati in quel fatidico 1958 di una forma di “svago” che le mogli non ancora tutelate dal Diritto di Famiglia che sarebbe arrivato solo nel 1975 erano costrette a subire in virtù della sottomissione dovuta al coniuge.

Siccome la storia – anche quella del costume – la fa la geografia risulta più complesso per un siciliano o un sardo pianificare un fine settimana pepato in Slovenia o in Austria, senza dimenticare la Confederazione Elvetica, di quanto non lo sia per un veneto o un friulano.

Per chi si sposta frequentemente per ragioni lavorative il problema si pone in forma senza dubbio minore: il cosiddetto viaggio d’affari consente una grande autonomia nel programmare attività ricreative con cui finire la giornata dopo essersi dedicati a proficue attività economiche.

Più difficile per il povero impiegato che fa la spola tra casa e ufficio e al massimo si può concedere – allorquando il desiderio di trasgressione si faccia impellente – un giro di circonvallazione di tanto in tanto rifilando alla moglie scuse del tipo “quel cane del direttore mi ha chiesto di fare straordinario giusto mentre stavo uscendo, e io che volevo passare un po’ di tempo con te”.

I più organizzati invece pianificano fine settimana bollenti in ridenti località oltreconfine dove si può usufruire con facilità della compagnia di legalissime operatrici del sesso.

Ecco dunque come il dottor Brusegon o il geometra Brusuttis – si è deciso di inventare di sana pianta cognomi che ricordino quelli veneti o friulani senza che nessuno si possa riconoscere – giustificano il soggiorno in ridenti località tipo Komen, già Comino, nella vicinissima Slovenia e dove il numero dei bordelli e dei night – che sarebbero quei posti tristi dove le ragazze ti fanno bere “champagne” a prezzi che manco in Costa Smeralda e poi ti portano in camera prosciugando il budget spesso cospicuo del cliente – supera quello delle case private e il barista che ti fa il caffè propone anche un catalogo di “scacciapensieri” in forma di operatrice del sesso.

Tra i pretesti più gettonati si ritrova il fatidico “Quel matto di Toni, il mio compagno di liceo, ha organizzato una rimpatriata di classe a Rosolina – siamo a novembre – con grigliata e giochi vari in spiaggia. In realtà l’auto punta già in direzione Austria dove già a Villach sono presenti strutture che rispondono ai nomi altamente evocativi di “Maison du plaisir” o “Superparadise”.

Fortunatissimi quelli che abitano sul confine e possono recarsi anche più volte a settimana “a fare il pieno” oltrefrontiera perché si sa che in Slovenia la benzina costa meno e con quello che si risparmia si può passare una mezz’oretta con Malgorzata o ci si fa fare un massaggino da Svetlana per tornare a casa in tempo per la cena.

Favoriti i cacciatori, che possono passare intere settimane sparare per boschi e praterie dell’Europa dell’est.

I più abili, quelli che hanno capacità dialettiche superiori, arrivano ad argomentare alla consorte con un ambiguo “Tesoro tu sai come io detesti sparare agli uccelli e quanto invece io preferisca la caccia “a pelo”, quindi andiamo sui Carpazi. Occhio, magari poi tra un cinghiale e un cervo magari qualche passera la impalliniamo pure.”. Il cialtrone, mentendo ha detto la verità.

Resta il fatto che le mogli lo sanno. Sempre.

Alessandro Cammarano

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