7 Aprile 2025 - 9.35

I nostri pacifisti da cappuccino e brioche al Caffè Rosati

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Umberto Baldo

Certo che finché il Partito Democratico si perderà in balbettii, quasi fosse in imbarazzo a difendere l’idea e la costruzione europea, per quanto ancora imperfetta; finché la Segretaria Eletta dai “passanti” e  la sua maggioranza continuerà a subire il fascino delle sirene pentastellate, fedele al mantra schleiniano “testardamente unitari”, Giuseppe Conte ed i “nuovi pacifisti” troveranno davanti a loro praterie sempre più sconfinate.

So bene che sarebbe da cretini pensare che la politica debba essere statica, e non debba adattarsi ai cambiamenti imposti della società e dagli eventi; ma c’è un limite a mio avviso, ed è quello dei valori.  

E se nasci, come il Pd, dall’incontro fra due correnti di pensiero importanti come quella comunista e quella cattolica, e nel tuo Dna dovresti avere la socialdemocrazia occidentale ed europea, non puoi perdere l’anima per inseguire con la logica dei Centri Sociali l’opportunismo di chi ha il solo obiettivo di riprendersi Palazzo Chigi.

Ma il mio discorso di oggi più che sul Pd, su cui ci sarebbe da scrivere un libro, e su cui fatalmente ritornerò, si incentra sul “pacifismo”, che sta prepotentemente riprendendo quota nel nostro Paese, anche in virtù delle minacce di ritiro degli Usa dalla scena europea e dalla Nato, e dalla conseguente decisione della Eu di correre ai ripari riarmando.

Sabato abbiamo visto concretamente i cosiddetti movimenti pacifisti in piazza a Roma, e non ho certo l’intenzione di minimizzare la portata di una manifestazione “di popolo”, partecipata da persone in buona fede e  convinte delle proprie idee.

Forse qualche dubbio mi è venuto vedendo fa gli organizzatori anche l’autodefinitasi Tiktoker Rita di Crescenzo, quella delle gite “tutto gratis” a Roccaraso per intenderci, nel cui futuro leggo comunque un seggio al Parlamento.

Ho già avuto modo di scrivere che nutro da sempre grande rispetto ed ammirazione per i grandi pacifisti della storia.

Come non ammirare Gandhi, che sfidò e piegò l’Impero Britannico con la pratica della non violenza, o un Martin Luther King che dedicò la sua vita a combattere le ingiustizie, anche lui utilizzando la non violenza come principio fondamentale.

Ma quegli sono stati uomini che hanno pagato in prima persona per le proprie idee, subendo suprusi ed anche il carcere, non come i nostri neo-gandhiani “da cappuccino e brioche da Rosati” in piazza del Popolo a Roma. 

Vi starete certamente ponendo la domanda: perché ci parli di tutto questo?

Semplicemente perché negli ultimi mesi una trasformazione sorprendente ha investito alcuni dei protagonisti della politica italiana. 

Parliamo di Matteo Salvini (compresi i cosiddetti “Vannacciani”) e dei pentastellati di Giuseppe Conte, che oggi scopriamo tutti improvvisamente pacifisti, ed anche custodi della responsabilità economica.

Una “conversione sulla via della Pace” quanto meno curiosa rispetto alle posizioni di qualche anno fa, quando, presi dalla fascinazione per le gesta dello zio Vladimir, a mio avviso o non condannavano con la dovuta forza (come Salvini) la scoperta delle fosse comuni a Bucha, o la strage dei bambini ucraini; oppure sostenevano che massacri e stragi si sarebbero potuti tranquillamente evitare se solo quel comico di Zelensky, descritto da Putin come nazista tossico ed omosessuale, fosse andato in esilio o si fosse fatto catturare dai russi, consegnando il suo Paese ad una resa ignobile.

Nessuno dimostrò mai se quelle accuse fossero vere, ma sapete com’è, “la calunnia è un venticello…..”, ed una bugia ripetuta infinite volte assume contorni veritieri.

Tornando ai nostri “pacifisti a corrente alternata”, mi chiedo come mai, se credono veramente alla loro missione nel mondo (e non solo per raggranellare qualche miserabile voto in più) non siano mai andati in Russia a portare il loro credo.

Ma non come deputati o uomini di Governo, come tali coperti da immunità politiche e diplomatiche, bensì a titolo personale, come “messaggeri di pace”.

Andando magari nella Piazza Rossa non ad esibire le magliette con il faccione di Putin, bensì per gridare con il megafono in lingua russa: “stop alla guerra, basta con l’aggressione all’Ucraina, basta con i massacri, basta con la produzione di armi”, magari anche invitando i giovani russi a rifiutare la leva obbligatoria.

Non è che temano le reazioni del “pacifista Vladimir Putin”  che nel marzo 2022 ha fatto promulgare leggi di censura che vietano le critiche all’invasione dell’Ucraina, punendo chi diffonde “false informazioni” o “discredita” le forze armate con pene fino a 15 anni di reclusione?

Ma oltre alla reclusione i “pacifisti veri” nella Santa Madre Russia rischiano arresti arbitrari, schedature come “agenti stranieri”, sorveglianza speciale da parte dei Servizi di sicurezza, licenziamenti, persecuzioni dei familiari, esilio forzato, per arrivare alla morte fisica come nel caso di Andrei Navalny, prima avvelenato, e poi costretto all’ora d’aria in Siberia senza cappotto a 40 sotto zero. 

Ma questi “apostoli del pacifismo in salsa tricolore” si stanno anche mostrando molto attenti alle finanze pubbliche, schierandosi contro ogni forma di riarmo dell’Europa.

Quindi un “NO” secco a qualsiasi sperpero;  e quale sperpero sarebbe peggiore di costruire o comprare nuove armi? 

Peccato per loro che non siamo tutti affetti da demenza o malattie della memoria, e ben ci ricordiamo di questi novelli Minghetti, di questi custodi della sostenibilità, quando spinsero con leggerezza  il Superbonus 110%, gestito senza alcun controllo, offrendo l’opportunità a truffe e speculazioni milionarie, e  gonfiando ulteriormente il debito pubblico senza alcun serio piano di copertura finanziaria (con il Superbonus sono state rifatte perfino seconde case a Cortina, e con i soldi di tutti eh!)

E non ci vengano a dire che il responsabile è stato solo Giuseppe Conte, perché bene o male quella “porcheria” l’ hanno votata tutti i Partiti, e la Lega prima ha appoggiato il provvedimento, e poi ha fatto finta di non conoscerlo, quando il disastro si è disvelato.

Da appassionato di Storia, e da persona ormai attempata, non mi meraviglia che in Politica i leader cambino idee.

Ma caspita, un tale livello di trasformismo, di camaleontismo, comunque impressiona per la rapidità con cui si cambia casacca e convinzioni al variare dei sondaggi.

E visto che gli italiani sono quasi tutti contro il militarismo (e ci mancherebbe dico io!) conviene essere pacifisti, e così in men che non si dica salviniani e contiani sono diventati neo-gandhiani, dimenticando che la responsabilità politica, quella vera, non è come una maglietta che puoi indossare a secondo di come tiri il vento.

Ma questo pacifismo “alla caffè Rosati” presenta un rischio: quello di essere ideologico, e non a caso il primo nemico diventa così l’Europa e non gli autocrati.

E non può essere diversamente visto che a questi pacifisti del sabato pomeriggio non interessano il venerdì nero delle Borse, la guerra dei dazi, le bombe di Putin, la guerra a Gaza, Trump che aveva promesso la pace in due giorni e non ha concluso nulla, la recessione prossima ventura.

No non interessano, perché si tratta di temi non funzionali alla narrazione dei nostri “pacifisti all’amatriciana”; perché per loro l’unica cosa che importa veramente  è sparare ad alzo zero contro “l’Europa guerrafondaia che vuole cannoni e non burro”, contro la Bruxelles dei burocrati, che nella loro visione suborna e affama i popoli.

Roba da scolapasta in testa!  In altri momenti si sarebbe parlato di discorsi buoni per i bar (o per le osterie venete), destinati a certificare l’irrilevanza della “Repubblica dei Quaquaraquà”, ma di questi tempi occupano con rilievo le cronache dei giornali.

Con questi nuovi Gandhiani, campioni di ogni opportunismo, sarà piuttosto difficile dialogare, visto il momento storico difficile, ed il vento a favore che gonfia le loro vele.

Non lo sarà per Giorgia Meloni, che deve pur sempre mantenere l’aplomb di leader di un paese Fondatore della Ue.

E neanche per Elly Schlein, alla quale sorridendo porgo gli auguri, perché temo fortemente che  il suo slogan “testardamente unitari” venga inteso e  declinato da Conte come: “la coalizione si fa solo se a guidarla e comandarla sono io”…. e con il sottinteso “ che il nuovo premier in caso di vittoria sia ovviamente io”.

Umberto Baldo

VIACQUA

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