I Ristoratori vicentini sul green pass: “Le misure colpiscono attività che seguono i protocolli”
“Perché sempre noi?”, questo il commento a caldo dei Ristoratori Confartigianato Imprese Vicenza a seguito del provvedimento annunciato dalla Presidenza del Consiglio: obbligo di green pass per i clienti di ristoranti e bar che consumano seduti ai tavoli all’interno del locale.
L’evoluzione pandemica infatti, e in
particolare la diffusione delle varianti che mette a rischio la salute pubblica
nonostante l’aumento progressivo del numero di persone vaccinate, crea
l’ennesima situazione di instabilità di alcune attività economiche, come
avvenuto per i vari lock down. Così, si apprende, dal 6 agosto prossimo per
accedere in alcuni luoghi servirà il green pass.
“Ancora una volta ci troviamo ad affrontare una situazione che graverà
pesantemente sulle nostre attività – spiega Christian Malinverni, presidente
Ristoratori di Confartigianato Imprese Vicenza-. Pur non volendo entrare nel
merito della opportunità di tale provvedimento, emesso per scongiurare il
ritorno alle chiusure già viste in passato, ci sono però evidenti complessità
da gestire, che non vengono chiarite. Prima di tutto, la verifica dei green pass:
non siamo e non vogliamo essere pubblici ufficiali, non basta infatti esibire
la certificazione bensì bisognerebbe verificare l’identità della persona; per
non parlare dei clienti che non possono vaccinarsi e che dovrebbero esibire
dati sensibili sulla loro condizione di salute. Questo problema rimane tuttora
irrisolto: abbiamo bisogno di semplificazioni, di fronte al fatto che diminuirà
certamente l’afflusso di clienti”.
Secondo i dati ufficiali diffusi, e al
netto dei bambini sotto i 12 anni che non sono tenuti a vaccinarsi, significa
grossomodo che 1 cliente su 3 non potrà entrare a consumare all’interno dei
ristoranti. Ancora una volta, quindi, ad essere penalizzati saranno quei locali
che non possono avere spazi o plateatici all’aperto, come nei centri storici.
Ritorna così lo spettro del calo di consumi, giusto durante il periodo estivo
che aveva segnato le prime inversioni di tendenza.
“Un’altra domanda non trova risposta: perché a fare le spese di questa
situazione sono sempre certe categorie – prosegue Malinverni –. Distanze e
protocolli adottate nei nostri locali sono misure che garantiscono già una
dovuta sicurezza e quel distanziamento che non vediamo in altre situazioni. I
ristoratori sono attenti a rispettare i disciplinari per tutelare clienti,
collaboratori, titolari. Se dobbiamo preoccuparci per l’evoluzione della
pandemia o delle varianti, si intervenga davvero dove ce n’è bisogno,
altrimenti continueremo a vivere in una situazione di incertezza, allarme e
crisi economica che non potrà essere imputata ai soli clienti dei ristoranti”.
“C’è ancora tempo per trovare un accordo, in vista della scadenza annunciata nella prima settimana di agosto, esattamente alla vigilia della partenza di molti italiani per le ferie”, conclude Malinverni.