25 Aprile 2025 - 14.01

Il 25 aprile della “Brigata Ebraica”

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Oggi, 80 anniversario della Liberazione dall’Italia dal Nazi-Fascismo, la Comunità ebraica di Milano, dopo un confronto interno, da deciso di scendere in piazza per il corteo ufficiale del 25 aprile.
Una scelta non facile viste le contestazioni di cui la Brigata Ebraica era stata oggetto negli ultimi anni da parte del mondo antagonista e dell’estremismo pro-Pal.
Minacce che non sono mancate neanche quest’anno, almeno a giudicare dalle parole e dal manifesto con cui il Movimento dei Giovani palestinesi ha chiamato a raccolta i suoi iscritti in previsione delle piazze di venerdì.
Secondo i Giovani palestinesi, infatti, “quella che con una bieca operazione di revisionismo storico viene celebrata come ‘Brigata ebraica’ era composta in realtà da assassini, dagli autori materiali della Nakba, che nel 1948 hanno portato avanti un’intensa operazione di pulizia etnica in Palestina commettendo stragi e distruggendo villaggi per fondare l’entità sionista coloniale” (Il Foglio 23 aprile).
Certo si può pensarla come si vuole, ma la storia non ammette propaganda o forzature, e i fatti storici sono lì a ricordarci che nel panorama complesso e frammentato della Resistenza italiana, vi fu un attore spesso trascurato dalla memoria collettiva, ma il cui contributo merita di essere ricordato con rispetto e gratitudine: la Brigata Ebraica appunto.
Formata nel settembre del 1944 all’interno dell’esercito britannico, la Brigata Ebraica era composta da circa 5.000 volontari ebrei provenienti dalla Palestina mandataria.
Inquadrata nell’VIII Armata britannica, giunse in Italia nel marzo 1945, entrando in azione nelle ultime fasi della campagna d’Italia. Combatté sul fronte romagnolo, nella zona di Alfonsine, contribuendo all’avanzata verso il fiume Po, ed alla liberazione dell’Italia settentrionale (Cinquanta di questi soldati ebrei trovarono la morte nella battaglia dei Tre fiumi).
Pur non facendo parte della Resistenza italiana in senso stretto, quella costituita dalle formazioni partigiane clandestine operanti in Italia sotto la guida del CLN, la Brigata Ebraica condivise con i partigiani l’obiettivo fondamentale: liberare il Paese dal giogo nazifascista.
In alcune zone del Nord Italia ci furono contatti e collaborazioni operative tra membri della Brigata e gruppi partigiani locali, soprattutto per attività logistiche, informazione, e supporto alle popolazioni civili.
Ma al di là dell’aspetto bellico, il valore simbolico della Brigata Ebraica è profondo.
Quei giovani, spesso sopravvissuti a persecuzioni, o con famiglie sterminate nei lager, combattevano con una Stella di David cucita sulla divisa.
Venivano non solo per sconfiggere un nemico militare, ma per riscattare l’onore di un popolo martoriato. Come ricordò Giorgio Perlasca, “Quei ragazzi della Brigata Ebraica non venivano solo per combattere i nazisti. Venivano per liberare un pezzo di mondo che aveva cercato di cancellare il loro popolo”.
Certo si può essere contrari all’attuale politica di Israele (non all’esistenza dello Stato di Israele però, sia chiaro!) ed io stesso considero Bibi Netanyahu, con le sue derive autoritarie, quanto di peggio abbia finora espresso la classe dirigente della democrazia israeliana, ma la Brigata Ebraica non c’entra nulla con tutto ciò.
È fondamentale cioè saper distinguere tra la legittima critica alle politiche dello Stato di Israele, e l’antisemitismo mascherato da attivismo politico.
Ecco perché oggi, nel giorno della memoria della Liberazione, è giusto, è doveroso, è etico, ricordare anche quei ragazzi della Brigata Ebraica, perché dimenticare il loro sacrificio, per ragioni ideologiche o per semplice ignoranza storica, è un’offesa alla verità e alla dignità di tutta la Resistenza.
La libertà di cui oggi godiamo è figlia anche del loro coraggio.

VIACQUA

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