24 Marzo 2025 - 9.42

Il caso di Elena, la maestra trevigiana che si spoglia su Onlyfans

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Umberto Baldo

Di fronte a certi fatti, a certe notizie, si ha quasi l’impressione di essere ancora fermi  all’Italia di “Signori e Signore”, magistralmente ritratta da Pietro Germi, in cui in una imprecisata provincia veneta (ma il film fu girato a Treviso) si narrano storie di costume improntate ad un’ impeccabile facciata di perbenismo, che però nasconde grandi ipocrisie.

Forse avrete già capito che mi riferisco alla vicenda che imperversa sui media in questi giorni, relativa all’insegnante di scuola materna che fuori orario di lavoro aveva aperto un proprio profilo su Onlyfans (notizia riferita anche da Tviweb https://www.tviweb.it/veneto-maestra-su-onlyfans-la-scuola-la-sospende/).

Non vi nascondo che per me questa storia ha il sapore di un dejà vu, perché mi è sembrato di rivivere la vicenda della dipendente di una Banca, anch’essa scoperta a postare foto, nel suo caso piuttosto esplicite, in rete.

Il fatto è rimasto all’interno dell’Istituto di credito, e dopo le valutazioni che normalmente si fanno nell’ambito del Servizio Risorse Umane in casi del genere, la Banca ha ritenuto che quello che faceva la donna fuori dell’orario di lavoro fosse ininfluente sulla sua professionalità, tanto che continua a lavorare senza alcun problema.

Venendo alla nostra insegnante, che chiamerò solo con il nome di battesimo di Elena, perché trovo inutile usare anche il cognome (pur ormai noto a tutti), per coloro che non abbiano ancora letto la notizia riassumo brevemente la vicenda.

Si tratta di una 29enne, con una passione per il bodybuilder che le ha consentito di vincere gare a livello regionale e a piazzarsi tra i primi posti a livello nazionale, ma  che di lavoro fa l’educatrice nel trevigiano. 

E’ laureata in Scienza dell’educazione, ha sempre saputo che la scuola era la sua vocazione, e da 5 anni lavora in una scuola materna cattolica (e questo secondo me costituisce il primo vero inghippo). 

Elena ha dichiarato di aver aperto il profilo su OnlyFans un mese fa, “un po’ per gioco, un po’ per curiosità, un po’ per vedere se si guadagnava davvero. In un giorno prendo lo stipendio di un mese”.

Basta guardare le foto per rendersi conto che Elena ha un corpo splendido, e non stupiscono quindi queste sue parole: “Era una prova: ho postato qualche foto e il profilo è esploso». 

Non si sa chi abbia sfrugugliato nel suo profilo, ma secondo Elena: “credo che sia stata una mamma, o un papà di uno dei miei studenti. Mi ha riconosciuto grazie alla foto del profilo. La cosa è diventata di dominio pubblico sui gruppi Facebook delle mamme”.

A tal proposito una considerazione diventa quasi obbligata. 

Se qualche genitore ha scovato le immagini osè di Elena su Onlyfans vuol dire che ne è un frequentatore, per cui viene in mente il verso della canzone del grande Fabrizio de Andrè che recita “….quella di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie, quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie…”.

Ma al di là del provincialismo e delle ipocrisie, la vicenda non poteva non assumere anche una valenza giuridica, in aggiunta a quella etica ovviamente.

E se ci caliamo nel diritto, inevitabilmente parliamo di rapporto di lavoro. 

Non dimenticate che stiamo parlando di una scuola cattolica, di un asilo parrocchiale, per cui era facilmente prevedibile la sospensione dal servizio (dallo stipendio non è chiaro) con la motivazione che l’attività su Onlyfans sarebbe “incompatibile” con l’impronta religiosa della struttura.

Quindi nessun licenziamento (per ora), e nessuna dimissione volontaria.

Per non peggiorare ulteriormente la situazione, già complessa da gestire per le colleghe della donna, per le famiglie e per la scuola, si è preferito mettere in pausa la situazione. 

Quindi Elena non potrà tornare in classe finché le parti non avranno trovato un accordo (in questi casi di norma si chiude con un risarcimento di tipo economico). 

«Non lascerò mai io la scuola, non mi licenzierò mai io per prima per principio – ha detto intanto Elena nei giorni scorsi – sono ancora in attesa di capire come si concluderà questa vicenda per la quale comunque sono molto amareggiata».

Come sempre accade in casi divisivi come questo, si sono create due fazioni, una favorevole alla “cacciata”, ma anche un’altra composta da una trentina di mamme  che hanno firmato una lettera a sostegno, consegnata al parroco, con cui chiedono alla direzione di non allontanare Elena.    “La ragazza – sostengono nella lettera – in classe è attenta e premurosa, i bambini le sono affezionati e le vogliono bene, cosa faccia fuori non è cosa che rilevi”.

Poteva non interessarsi del caso il Ministero dell’Istruzione e del Merito?

Ma assolutamente no, specie con un Governo che si ispira al motto “Dio, Patria e Famiglia”!

E così si è appreso che a Roma  si sta valutando di modificare il regolamento del 2023 che già regola l’uso dei social per i dipendenti pubblici, includendo una clausola specifica per gli insegnanti.  A breve dunque tutti i professionisti delle scuole italiane potrebbero essere obbligati non solo ad “evitare dichiarazioni, immagini o commenti che possano danneggiare il prestigio o l’immagine dell’amministrazione”, come già sono obbligati a fare tutti i dipendenti pubblici, ma anche ad evitare di produrre o condividere contenuti che rischino di «impattare sul livello emotivo e sociale» dei bambini.

E’ chiaro che questa è ormai diventata una vicenda da avvocati, da azzeccagarbugli, ma viviamo pur sempre nell’epoca dei social, ed il clamore mediatico assunto dalla vicenda, e dalla sua natura “erotica”, ha innescato la corsa al profilo di Elena.

E così in una sola settimana, dall’avvio dello “scandalo”, mercoledì 12 marzo, a venerdi 21, i followerdel profilo Instagram pubblico sono passati da 6.500 a oltre 18mila.

Ma Elena ha anche riattivato il suo profiloInstagram parallelo, quello per così dire «privato», quello in cui, almeno a suo dire,  Elena accetterebbe solo uomini (probabilmente quello utilizzato dal “guardone” che ha scoperto l’attività “segreta” della ragazza).

Credo che a questo punto ciascuno di voi si sia fatto la sua opinione sulla vicenda.

Ma io voglio comunque dirvi la mia.

Elena è un’insegnante che ama e sa fare bene il proprio lavoro, come testimoniato dalle mamme che chiedono che resti ad accudire ed educare i loro bambini.

Da quanto ho potuto vedere la sua attività su Onlyfans si è limitata a postare proprie foto in lingerie piuttosto succinta, magari in pose erotiche, ma mai nessun nudo integrale o video pornografici espliciti.

Va anche rilevato che  Elena non ha mai pubblicizzato  la sua iscrizione ad OnlyFans ma, a quanto pare, la stessa è stata resa di pubblico dominio da parte di un genitore di uno degli alunni della sua classe.

In altre parole, ma credo che questo sia importante, la nostra maestrina che sa di avere un bel personale e non disdegna di esporlo, non ha “esibito” nulla di più di quello che i bambini di oggi possono liberamente vedere nelle pubblicità in Tv, sui giornali, o addirittura su TikTok.   Il problema caso mai è quello delle immagini esplicite cui sono esposti quotidianamente i ragazzi senza che nessuno trovi nulla da ridire.

Quindi, per quanto mi riguarda, si è montata la panna sul nulla, perché quello che Elena vuole fare nella sua vita privata (nei limiti delle norme penali ovviamente) riguarda esclusivamente lei e non la scuola cattolica in cui presta la sua opera di docente.

Io mi augurerei prevalesse non il fariseismo bensì il buon senso, e che Elena potesse continuante a fare tutto quello che le piace, ma scommetto che alla fine le pressioni ipocrite faranno sì che accetterà un risarcimento per dimettersi.

La scuola ci perderà, Onlyfans ci guadagnerà.

Rimane inevasa una domanda che provocatoriamente ha posto Elena: “Se un’insegnante con OnlyFans non può fare la maestra ai vostri figli, perché un uomo che paga per masturbarsi su OnlyFans può essere il loro padre?”.

A voi la sentenza!

Umberto Baldo

VIACQUA

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