9 Novembre 2024 - 10.56

Il clima e i complottisti fai da te

Di Alessandro Cammarano

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“Non ci sono più le mezze stagioni” o “Non è tanto il caldo, ma l’umidità”: queste, fino a non molti anni fa, erano le frasi – o meglio i luoghi comuni – care a tutti coloro che nelle loro conversazioni si riferivano al tempo e al clima.

Da quando sono arrivati i social e, come diceva Umberto Eco, a legioni di imbecilli è stato concesso di esprimersi su qualsiasi cosa tutto è precipitato in una spirale capace di “confutare” anche l’evidenza scientifica.

Il disastro – non ancora terminato – occorso in Spagna nei giorni scorsi e che ha devastato il territorio intorno a Valencia, con più di duecento morti accertati più un numero imprecisato di dispersi, con danni materiali incalcolabili, e che ha visto una colpevole sottovalutazione da parte delle autorità locali è ovviamente oggetto di polemiche feroci a livello politico, ma – e questo è anche peggio – terreno fertile per untori e bufalari negazionisti i quali sono immediatamente accorsi gridando a gran voce che quanto successo semplicemente non è vero.

Ma come siamo arrivati a queste aberrazioni?

Le teorie complottiste sul cambiamento climatico sono un fenomeno pervasivo che continua a circolare nonostante la crescente evidenza scientifica sull’impatto delle attività umane sul riscaldamento globale e nascono da una combinazione di scetticismo, disinformazione, sfiducia nelle istituzioni e, a volte, interessi politici ed economici

Una delle “teorie” più diffuse afferma che il cambiamento climatico sia una falsa narrativa promossa da governi e organizzazioni internazionali per imporre tasse e regolamenti sui cittadini e sulle aziende; e dunque l’idea di un pianeta che si riscalda è solo una scusa per giustificare nuove forme di controllo economico.
Per fare un esempio pratico, secondo i sostenitori di questa teoria, l’accordo di Parigi e altri trattati internazionali servirebbero a giustificare politiche energetiche più restrittive che favoriscono solo un piccolo gruppo di investitori nelle energie rinnovabili, mentre danneggiano l’industria dei combustibili fossili.

Tuttavia, a ben guardare, questa teoria ignora la stragrande maggioranza delle evidenze scientifiche: il Rapporto Speciale sull’Emisfero Settentrionale dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) certifica che la temperatura globale è aumentata di circa 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali e il contributo umano attraverso l’emissione di gas serra è una delle principali cause di questo cambiamento. 

Inoltre, molti dei costi derivanti dall’adattamento e dalla mitigazione del cambiamento climatico superano di gran lunga gli eventuali benefici economici di tasse e sussidi. Questo dimostra che, per quanto le energie rinnovabili possano essere un settore di crescita, l’urgenza del cambiamento climatico non è una narrativa strumentale per guadagni economici.

Tra gi argomenti preferiti dai complottisti del clima ci sono alcune teorie che insinuano che il cambiamento climatico non sia un fenomeno naturale causato dalle attività umane, bensì un prodotto di manipolazione intenzionale da parte di governi o enti militari. 

Tra le speculazioni più popolari due sono quelle che trovano maggior seguito tra i complottari: la teoria delle “scie chimiche” e quella del HAARP (High-Frequency Active Auroral Research Program).

La narrazione farlocca delle “scie chimiche” sostiene che le scie lasciate dagli aerei non siano semplici condense di vapore, ma sostanze chimiche rilasciate intenzionalmente per modificare il clima o controllare la popolazione. 

La scienza, però, smentisce queste ipotesi: le scie di condensazione si formano quando il vapore acqueo degli scarichi si condensa e ghiaccia a contatto con l’aria fredda dell’alta atmosfera, un processo ben documentato e spiegato dalla fisica atmosferica, ma ovviamente il signor Oronzio Magnalaquaglia, che ha la seconda elementare e per leggere segue le parole col dito, tutto questo non interessa, perché lui “sa” e “si informa”.

La “teoria” del HAARP, invece, sostiene che questo progetto di ricerca americano, inizialmente ideato per studiare la ionosfera, sia in realtà un programma di manipolazione climatica. Tuttavia, HAARP non è in grado di influenzare il clima su larga scala in quanto è semplicemente un insieme di antenne che studia la ionosfera e non ha alcuna connessione con la troposfera, dove si sviluppano i fenomeni atmosferici che influenzano il clima. 

Le spiegazioni ufficiali del progetto HAARP, supportate da scienziati indipendenti, sottolineano che esso non ha l’energia necessaria per influenzare il clima globale.

Anche in questo caso Romilda Scrocchiazeppi, casalinga part-time e sessatrice di polli a cottimo, grida alla congiura e distribuisce “svegliatevi” un tanto al chilo.

Più raffinati, quasi filosofici nel loro approccio negazionista quelli che ritengono che il cambiamento climatico sia parte di un ciclo naturale della Terra e non una conseguenza delle attività umane. 

Secondo loro, dunque, il pianeta ha sempre attraversato fasi di riscaldamento e raffreddamento, come durante le ere glaciali, e il riscaldamento attuale non è diverso; il tutto citando le variazioni nell’attività solare o i cicli di Milankovitch, che descrivono i cambiamenti dell’orbita terrestre, come cause del riscaldamento.

È inoppugnabile che ci siano cicli climatici naturali, ma la velocità e l’intensità dell’attuale riscaldamento globale non possono essere spiegate solo da questi fattori. 

Gli studi sui livelli di CO2 dell’era preindustriale e industriale, condotti attraverso analisi dei ghiacci antartici, mostrano che le concentrazioni di gas serra in atmosfera oggi sono molto più alte rispetto ai cicli naturali passati, e un recente rapporto dell’IPCC – il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico – conferma che i cambiamenti osservati nella composizione dell’atmosfera sono coerenti con l’influenza delle attività umane e non con fenomeni naturali.

Gettonassima tra i climatologi da Bar Cesira anche la bufala – nota come “climategate” – sugli scienziati che manipolerebbero i dati sul cambiamento climatico per supportare l’allarmismo. 

Nel 2009 i negazionisti sostennero che alcuni scienziati del clima avessero manipolato dati per enfatizzare il riscaldamento globale. Tuttavia, indagini indipendenti condotte in seguito dimostrarono che i dati non erano stati alterati intenzionalmente e che le affermazioni degli scettici erano basate su fraintendimenti e interpretazioni errate delle e-mail private degli scienziati.

Ovviamente a Giobatta Boaron del metodo scientifico e del processo di revisione paritaria (peer review) che rendono difficile la manipolazione dei dati su vasta scala non importa un beneamato perche lui “non ha l’anello al naso”.

Che fare di fronte tanta dilagante, oltre che compiaciuta, ignoranza?

L’unica soluzione è continuare a promuovere l’educazione scientifica, la trasparenza dei dati e la collaborazione internazionale per contrastare la disinformazione e incoraggiare azioni concrete contro il cambiamento climatico.

Alberto Angela, pensaci tu!

Traducción en español:

“Ya no hay medias estaciones” o “No es tanto el calor, sino la humedad”: estas, hasta hace no muchos años, eran las frases –o más bien los lugares comunes– que apreciaban todos aquellos que en sus conversaciones se referían al tiempo y al clima. Desde la llegada de las redes sociales y, como decía Umberto Eco, desde que a legiones de ignorantes se les ha permitido expresarse sobre cualquier cosa, todo ha caído en una espiral capaz de “refutar” incluso la evidencia científica.

El desastre –aún no concluido– ocurrido en España en los últimos días y que ha devastado el área alrededor de Valencia, con más de doscientas muertes confirmadas y un número indeterminado de desaparecidos, además de daños materiales incalculables, y que ha visto una culpable subestimación por parte de las autoridades locales, es, obviamente, objeto de feroces polémicas a nivel político. Pero –y esto es aún peor– también es terreno fértil para charlatanes y negacionistas que rápidamente han acudido a proclamar a viva voz que lo sucedido simplemente no es cierto.

¿Pero cómo hemos llegado a estas aberraciones?

Las teorías conspirativas sobre el cambio climático son un fenómeno omnipresente que sigue circulando a pesar de la creciente evidencia científica sobre el impacto de las actividades humanas en el calentamiento global. Estas teorías nacen de una combinación de escepticismo, desinformación, desconfianza en las instituciones y, en ocasiones, intereses políticos y económicos.

Una de las “teorías” más difundidas afirma que el cambio climático es una narrativa falsa promovida por gobiernos y organizaciones internacionales para imponer impuestos y regulaciones a los ciudadanos y empresas; así, la idea de un planeta que se calienta no sería más que una excusa para justificar nuevas formas de control económico. Un ejemplo práctico: según los defensores de esta teoría, el Acuerdo de París y otros tratados internacionales servirían para justificar políticas energéticas más restrictivas que solo benefician a un pequeño grupo de inversores en energías renovables, mientras perjudican a la industria de combustibles fósiles.

Sin embargo, al examinar esta teoría con atención, se ignora la abrumadora mayoría de las evidencias científicas: el Informe Especial sobre el Hemisferio Norte del IPCC (Panel Intergubernamental sobre Cambio Climático) certifica que la temperatura global ha aumentado aproximadamente 1,1°C respecto a los niveles preindustriales y que la contribución humana, a través de la emisión de gases de efecto invernadero, es una de las principales causas de este cambio. Además, muchos de los costos derivados de la adaptación y mitigación del cambio climático superan con creces los posibles beneficios económicos de impuestos y subsidios. Esto demuestra que, por mucho que las energías renovables puedan ser un sector en crecimiento, la urgencia del cambio climático no es una narrativa instrumental para ganancias económicas.

Entre los argumentos favoritos de los conspiracionistas climáticos están algunas teorías que insinúan que el cambio climático no es un fenómeno natural causado por las actividades humanas, sino un producto de manipulación intencionada por parte de gobiernos o entidades militares. Entre las especulaciones más populares, dos destacan entre los conspiradores: la teoría de las “estelas químicas” y la del HAARP (High-Frequency Active Auroral Research Program).

La narrativa falsa de las “estelas químicas” sostiene que las estelas dejadas por los aviones no son simples condensaciones de vapor, sino sustancias químicas liberadas intencionadamente para modificar el clima o controlar a la población. Sin embargo, la ciencia desmiente estas hipótesis: las estelas de condensación se forman cuando el vapor de agua de los escapes se condensa y se congela al contacto con el aire frío de la alta atmósfera, un proceso bien documentado y explicado por la física atmosférica, aunque obviamente al señor Oronzio Magnalaquaglia, que tiene educación elemental y para leer sigue las palabras con el dedo, nada de esto le importa, porque él “sabe” y “se informa”.

La “teoría” del HAARP, por otro lado, sostiene que este proyecto de investigación estadounidense, originalmente diseñado para estudiar la ionosfera, es en realidad un programa de manipulación climática. Sin embargo, HAARP no puede influir en el clima a gran escala, ya que es simplemente un conjunto de antenas que estudia la ionosfera y no tiene ninguna conexión con la troposfera, donde se desarrollan los fenómenos atmosféricos que influyen en el clima. Las explicaciones oficiales del proyecto HAARP, respaldadas por científicos independientes, subrayan que no tiene la energía necesaria para influir en el clima global.

En este caso también, Romilda Scrocchiazeppi, ama de casa a tiempo parcial y sexadora de pollos por encargo, grita conspiración y reparte “¡despiértense!” a granel.

Más refinados, casi filosóficos en su enfoque negacionista, son aquellos que sostienen que el cambio climático es parte de un ciclo natural de la Tierra y no una consecuencia de las actividades humanas. Según ellos, el planeta siempre ha pasado por fases de calentamiento y enfriamiento, como durante las eras glaciales, y el calentamiento actual no es diferente; todo citando variaciones en la actividad solar o los ciclos de Milankovitch, que describen los cambios en la órbita terrestre, como causas del calentamiento.

Es innegable que existen ciclos climáticos naturales, pero la velocidad y la intensidad del actual calentamiento global no pueden explicarse solo por estos factores. Los estudios sobre los niveles de CO2 de la era preindustrial e industrial, realizados a través de análisis de los hielos antárticos, muestran que las concentraciones de gases de efecto invernadero en la atmósfera hoy en día son mucho más altas que en los ciclos naturales pasados, y un informe reciente del IPCC –el grupo intergubernamental sobre cambio climático– confirma que los cambios observados en la composición de la atmósfera son coherentes con la influencia de las actividades humanas y no con fenómenos naturales.

Entre los “climatólogos” del Café Cesira también es muy popular la mentira –conocida como “climategate”– de que los científicos manipulan los datos sobre el cambio climático para fomentar el alarmismo. En 2009, los negacionistas afirmaron que algunos científicos del clima habían manipulado datos para enfatizar el calentamiento global. Sin embargo, investigaciones independientes realizadas posteriormente demostraron que los datos no habían sido alterados intencionadamente y que las afirmaciones de los escépticos se basaban en malentendidos e interpretaciones erróneas de correos privados de los científicos.

Obviamente, a Giobatta Boaron no le importa ni el método científico ni el proceso de revisión por pares (peer review), que hace difícil la manipulación de datos a gran escala, porque él “no es un tonto”.

¿Qué hacer ante tanta ignorancia, que además parece estar en auge y enorgullecerse de sí misma?

La única solución es continuar promoviendo la educación científica, la transparencia de los datos y la colaboración internacional para contrarrestar la desinformación y fomentar acciones concretas contra el cambio climático.

¡Alberto Angela, ayúdanos!

English traslation

“There are no longer any in-between seasons,” or “It’s not so much the heat, but the humidity”—phrases like these, or rather common sayings, were cherished by those who once discussed weather and climate. Since the advent of social media, and as Umberto Eco noted, since legions of fools have been granted the right to opine on everything, we’ve spiraled into a phenomenon capable of “debunking” even scientific evidence.

The disaster—still unresolved—that struck Spain in recent days, ravaging the area around Valencia, with over two hundred confirmed dead and an unknown number of missing persons, along with incalculable material damage, and marked by the authorities’ culpable underestimation, has unsurprisingly become a political flashpoint. But worse still, it has become fertile ground for conspiracists and denialist fabricators who loudly proclaim that what happened simply isn’t true.

How have we arrived at such aberrations?

Conspiracy theories around climate change are a pervasive phenomenon that persists despite mounting scientific evidence on the impact of human activity on global warming. These theories arise from a blend of skepticism, misinformation, distrust of institutions, and sometimes political or economic interests.

One widely circulated “theory” asserts that climate change is a fabricated narrative pushed by governments and international organizations to impose taxes and regulations on citizens and businesses. According to this view, the notion of a warming planet is merely a pretext for economic control. For instance, adherents claim that the Paris Agreement and other international treaties serve to justify restrictive energy policies that benefit only a small group of renewable energy investors while harming the fossil fuel industry.

Yet, a closer look reveals that this theory ignores the overwhelming majority of scientific evidence. The IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) Special Report on the Northern Hemisphere certifies that global temperatures have risen by about 1.1°C compared to pre-industrial levels, with human greenhouse gas emissions being a major driver of this change. Moreover, the costs of adapting to and mitigating climate change far outweigh any potential economic gains from taxes and subsidies. This demonstrates that, although renewable energy is a growing sector, the urgency of climate change is not a fabricated narrative for financial gain.

Among the favorite topics of climate conspiracists are theories suggesting that climate change is not a natural phenomenon driven by human activity but rather a result of intentional manipulation by governments or military organizations. Two of the most popular speculations, which garner significant attention, include the “chemtrail theory” and HAARP (High-Frequency Active Auroral Research Program).

The fraudulent narrative of “chemtrails” claims that the trails left by airplanes are not mere water vapor condensation but chemical substances deliberately released to alter the climate or control the population. However, science debunks these ideas: condensation trails form when water vapor from exhaust condenses and freezes upon contact with the cold upper atmosphere, a well-documented process explained by atmospheric physics. But of course, Mr. Oronzio Magnalaquaglia, who has only an elementary school education and reads with his finger tracing each word, isn’t interested in any of this, because he “knows” and “informs himself.”

The HAARP “theory” posits that this American research project, initially intended to study the ionosphere, is actually a program for climate manipulation. However, HAARP cannot influence the climate on a large scale, as it is simply a collection of antennas studying the ionosphere, with no connection to the troposphere where atmospheric phenomena that affect climate develop. Official explanations of the HAARP project, supported by independent scientists, emphasize that it lacks the energy required to influence global climate.

In this case, too, Romilda Scrocchiazeppi, a part-time housewife and freelance chicken-sexer, cries conspiracy and hands out “wake up” messages by the dozen.

More refined, almost philosophical in their denialist approach, are those who believe that climate change is part of Earth’s natural cycle and not a consequence of human activities. According to them, the planet has always experienced warming and cooling phases, as during the ice ages, and the current warming is no different. They point to variations in solar activity or Milankovitch cycles, which describe changes in Earth’s orbit, as causes of warming.

It is irrefutable that natural climate cycles exist, but the speed and intensity of current global warming cannot be explained by these factors alone. Studies on CO2 levels from pre-industrial and industrial times, conducted through Antarctic ice analysis, reveal that greenhouse gas concentrations in today’s atmosphere are much higher than during past natural cycles. A recent IPCC report confirms that the observed changes in atmospheric composition align with human activity, not natural phenomena.

Another popular fallacy among self-proclaimed climatologists at Cesira’s Bar is the “climategate” hoax—that scientists manipulate climate data to fuel alarmism. In 2009, deniers claimed that certain climate scientists had tampered with data to exaggerate global warming. However, subsequent independent investigations showed that the data had not been intentionally altered and that skeptics’ claims were based on misunderstandings and misinterpretations of scientists’ private emails.

Of course, Giobatta Boaron couldn’t care less about the scientific method and peer-review process that make large-scale data manipulation difficult, because he “wasn’t born yesterday.”

What can be done in the face of such rampant, even complacent ignorance?

The only solution is to continue promoting scientific education, data transparency, and international collaboration to counter disinformation and encourage concrete action against climate change.

Alberto Angela, save us!

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