7 Dicembre 2023 - 8.13

Il debito pubblico non è “mai” stato un “pasto gratis”

Sarà perché sono  cresciuto in una famiglia in cui mi si diceva “ spendi sempre un po’ meno di quello che hai, perché non si sa mai cosa possa riservare il futuro, ed i debiti prima o poi vanno pagati”; sarà perché, forse proprio in virtù di questo tipo di educazione,  sono sempre stato vicino a quegli ambienti e Partiti (pochi in verità) che hanno sempre prestato particolare attenzione alle dinamiche del debito pubblico, alla fine mi rendo conto che il mio “sentire” si avvicina sicuramente di più alle politiche di Quintino Sella che a quelle Keynesiane.

Come tutti vivo questo momento storico, e come tutti sono coinvolto nella dinamica economica, che da tre anni a questa parte  è stata sconvolta da una serie di fattori.

In primo luogo l’azione combinata dell’immissione di moneta per ristori e bonus a seguito della pandemia da Covid 19, con l’euforia di spesa seguita ai due anni di lockdown, che hanno generato una naturale crescita dei prezzi, cui sono seguite le ricadute dei tragici eventi in Ucraina; tutto ciò ha finito per esacerbare le tendenze inflazionistiche di fondo, con l’impennata dei prezzi delle materie prime, e a cascata di tutti i beni, alimentari in particolare.  

In poche parole, dopo molti anni di tregua, alla fine è tornata a mordere l’inflazione, per contenere la quale le Banche Centrali di tutto il Mondo (Fed, Bce, Bank of England……) hanno messo in campo la classica ricetta che da sempre si usa per curare questa “patologia”; l’aumento dei tassi per raffreddare l’economia. 

E questo vero e proprio sconvolgimento rende a mio avviso inevitabile la rivisitazione di quella visione del debito pubblico come “pasto gratis”, che ha prevalso negli ultimi anni.

Se ci pensate bene, guardando indietro solo di tre-quattro anni, vi rendete conto che fra i politici (ma anche fra gli economisti) di tutto il mondo si era diffusa l’idea che i tassi di interesse sarebbero rimasti bassi per sempre; e di conseguenza chiunque manifestasse qualche preoccupazione circa lo smisurato aumento dei debiti degli Stati (e dell’Italia in particolare) veniva tacciato, quasi “bollato”, come un sostenitore dell’ “austerità”. 

Come se l’austerità di bilancio fosse un delitto!

Molti arrivarono a teorizzare che i Governi dovessero avere grandi deficit durante le recessioni, e solo un po’ più contenuti in tempi normali.

E sulla base di questa convinzione nessuno sembrava più preoccuparsi dei rischi che potessero derivare da un eventuale aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse. 

Si trattava di un’idea condivisa un po’ da tutti; dal mondo della sinistra che sostiene da sempre  che il debito pubblico debba essere utilizzato  per espandere le politiche sociali, e dalle destre convinte che le tasse esistano solo per essere tagliate (in realtà la destra italiana costituisce un po’ un’eccezione visto gli accenti da “destra sociale”).

Ma di cose strane, non trovo altra parola per definirle, ne abbiamo viste parecchie  negli ultimi anni.

Da chi immaginava che le Banche Centrali servissero per acquistare il debito degli Stati (il che appariva privo di costi quando i tassi a breve erano a zero); altri riesumarono la definizione di Milton Friedman “Helicopter Money”, che teorizzava che, sempre le Banche Centrali, potessero creare del denaro per distribuirlo direttamente ai consumatori. 

Negli ultimi anni mi è capitato di leggere che anche eminenti macroeconomisti ventilavano l’idea di chiedere alla Federal Reserve americana di cancellare il debito pubblico Usa dopo averlo assorbito attraverso il Quantitative easing, una soluzione apparentemente semplice per qualsiasi potenziale problema del debito sovrano. 

Diciamo la verità: in quell’orgia monetaria, in quell’esplosione dei debiti degli Stati, nessuno voleva anche solo prendere in considerazione un possibile eventuale aumento dei tassi di interesse.

Morale della favola:  la Fed che, prima pagava interessi prossimi allo zero sulle riserve bancarie, ora paga più del 5%;  ed il tasso fissato dalla  Bce è passato da “negativo” al 4%. 

Destino cinico e baro?

Assolutamente no; semplicemente coloro che istituzionalmente avrebbero dovuto vigilare non l’hanno fatto a dovere, e di conseguenza, cullandosi nell’idea che il debito fosse appunto un “pasto gratis”, non hanno capito per tempo i segnali dell’arrivo di un cambiamento epocale, e soprattutto repentino.

E così sono corsi ai ripari innescando la corsa la rialzo dei tassi (non potevano fare altro a mio avviso), ma a questo punto dovranno ammettere e prendere atto che i deficit di bilancio sono un problema, come pure costituisce un problema l’eccesso di debito esistente a livello globale.  

Così come tutte le cose del mondo sono destinate a passare, anche l’inflazione prima o poi calerà (magari con un po’ di recessione), come infatti sta già scendendo in Europa a ritmi addirittura più sostenuti del previsto (2,4% a novembre), e ovviamente questo ha già innescato pressioni sulle Banche Centrali affinché diminuiscano quanto prima gli attuali tassi di interesse (c’è chi scommette che la Bce inizierà il taglio alla prossima riunione  del 14 dicembre).

Al riguardo io ho un’idea diversa; quella che,  anche se l’inflazione dovesse diminuire (come diminuirà), i tassi di interesse rimarranno probabilmente più alti per il prossimo decennio rispetto a quelli del decennio successivo alla crisi finanziaria del 2008.

In altre parole, a mio avviso si illude chi immagina si possa tornare ai tassi a zero o sottozero.  

E ciò per una serie di fattori, tra cui l’accennata impennata dei livelli di debito degli Stati, la deglobalizzazione in corso, l’aumento delle spese per la difesa, la transizione verde, le richieste populiste di ridistribuzione del reddito, e un’inflazione che, sia pure a livelli molto più contenuti, persisterà (tutto ciò al netto di eventuali nuove crisi politiche sempre possibili).  

Anche i cambiamenti demografici a mio avviso influenzeranno in modo diverso i Paesi sviluppati da quelli meno sviluppati, poiché i primi vedranno aumentare di molto la spesa per sostenere il rapido invecchiamento della popolazione. 

Non ho  alcuna competenza per dare ricette, e neanche per fare previsioni (che comunque sconsiglierei anche agli economisti, visti i risultati passati), ma da semplice cittadino che osserva la realtà, mi sembra di poter dire che in questo nuovo contesto globale, economico sicuramente ma anche geo-politico, coloro che appartenevano al gruppo che immaginavano “tassi bassi per sempre”  (e di conseguenza spesa pubblica a go go, a base di redditi di cittadinanza, di Superbonus 100%, bonus per tutto, riforme pensionistiche, ed altre amenità) dovrebbero rivalutare le proprie convinzioni alla luce delle mutate condizioni del mercato, e soprattutto rendersi conto una volta per tutte che “il debito non è pasto gratis”.

E nonostante il montante populismo (ad esempio Trump ha ormai completato la mutazione genetica del Partito repubblicano, disinteressandosi dei temi classici come la quadratura dei conti e del bilancio) voglia farci credere il contrario, credetemi che non è mai stato così!

E quando i Ministri chiedono soldi, spesso per accaparrarsi il favore degli elettori, dovrebbero pensare sempre che quel debito, quella cambiale, dovrà essere pagata dai loro figli e nipoti, magari quando loro non saranno più di questo mondo, o saranno ospiti in una casa di riposo, come diceva un mio amico, “a magnare i anelini in brodo”! 

Umberto Baldo

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