Il Governo contro il Veneto: impugna la legge regionale sulle concessioni idroelettriche. L’assessore Bottacin: “Un fulmine a ciel sereno”

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Venezia, 10 aprile 2025 – La legge regionale veneta sulle concessioni idroelettriche, approvata lo scorso febbraio dal Consiglio Regionale, è stata impugnata dal Governo. Una decisione che ha colto di sorpresa l’Assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin, che non nasconde la preoccupazione: “È un fulmine a ciel sereno. Mancano ancora le modalità per le nuove concessioni, che devono essere definite a livello statale.”
La normativa regionale mirava a prorogare le concessioni scadute, in attesa che lo Stato definisca le regole per bandire nuove gare. “Abbiamo cercato di colmare un vuoto normativo – spiega Bottacin – perché al momento non esistono le procedure per riassegnare queste concessioni. In Veneto ci sono circa 400 centraline idroelettriche, molte delle quali già scadute.”
L’impugnazione, però, lascia ora il settore in un limbo: “Da un lato la proroga non è più valida, dall’altro non possiamo indire nuove gare. È una situazione bloccata e serve un intervento urgente del Governo per definire le regole nazionali.”
Molti degli impianti interessati, sottolinea l’assessore, appartengono a enti pubblici come i Comuni, i cui bilanci dipendono spesso dai proventi delle centraline. “Senza una normativa chiara sui rinnovi – continua – ci troviamo a gestire un vuoto legislativo che risale addirittura al Regio Decreto del 1933, che non prevede nulla in merito ai rinnovi ma solo alle nuove concessioni.”
La complessità è accentuata anche dal parere dell’Antitrust, secondo cui bisognerebbe procedere con le gare pubbliche, valutando persino strumenti espropriativi. “Ma in molti casi sarebbe impossibile, ad esempio quando l’impianto è integrato in uno stabilimento industriale e non può essere separato.”
Bottacin conclude con un riferimento all’autonomia: “Se avessimo avuto la competenza piena in materia, la nostra legge non sarebbe stata impugnata. Ora attendiamo il giudizio della Corte Costituzionale, ma nel frattempo lo Stato deve assolutamente colmare questo vuoto normativo.”