IL GRAFFIO – Prof no-vax a scuola pagati per non fare niente: vi pare giusto?
di Luca Faietti
“I pavimenti li ha già lavati? Ecco, allora, ci sono i vetri da pulire, e poi tutti i libri della biblioteca da spolverare. Lo vuole fare in inglese? E allora parli inglese mentre pulisce, parli pure in francese, se vuole!”
È il dialogo immaginario, ma fino a un certo punto, che potrebbe avvenire a partire da domani nelle scuole vicentine e di tutto il resto del Paese. Oggi infatti è il 31 marzo e oggi terminano alcune delle misure stabilite dal Governo per prevenire la diffusione dell’infezione da Covid-19. Da domani, allora, i professori che hanno scelto di non vaccinarsi potranno tornare a scuola ma non in classe. E’ una di quelle disposizioni tipicamente italiane che si faticano a capire, ma solo perché noi non siamo all’altezza del legislatore e del governante medio italiano. Un professore, che ha deciso di non vaccinarsi, fino ad oggi è stato tenuto lontano da scuola, pur conservando il posto di lavoro ma senza stipendio. Da domani potrà tornare a scuola, con lo stipendio si presume, ma senza la possibilità di fare il lavoro per il quale è stato assunto, cioè insegnare ai ragazzi.
E allora la domanda sorge spontanea: se paghiamo un professore per non fare il suo lavoro, allora cosa dobbiamo far fare a questo professore? I presidi si scervellano, i dirigenti scolastici stanno impazzendo e propongono le soluzioni più fantasiose. I professori potrebbero fare sostegno, approfondimenti, recupero di debiti scolastici, lezioni dedicate. Certo potrebbero fare tutto questo, ma con chi? Con gli stessi studenti che non possono incontrare direttamente in aula? Al mattino con gli studenti no, ma al pomeriggio con alcuni studenti si?
Lo si capisce chiaramente. Ci siamo infilati in uno di quei paradossi che non hanno soluzione e che mettono tutti in difficoltà. Anche i professori che ovviamente non hanno alcuna intenzione di entrare a scuola e fare i bibliotecari o sostituirsi ai bidelli (si chiameranno ancora così?) e che invece vorrebbero tornare a fare il loro mestiere, che probabilmente amano. La soluzione, diranno molti, sarebbe stata semplice: bastava che tutti si vaccinassero al momento giusto e il problema non si sarebbe nemmeno posto.
La questione diventa ancora più complicata e spinosa se si considera quella che da domani dovrà essere la nuova convivenza. Presidi e professori vaccinati si sono dannati l’anima per mesi: hanno dovuto smontare e rimontare l’orario scolastico ogni tre giorni, hanno fatto i conti con mascherine, green pass, positivi, contatti di positivi da mettere in quarantena, studenti guariti da reinserire in classe, altri da formare attraverso la didattica a distanza. Hanno dovuto fare tutto cercando anche di coprire l’assenza dei colleghi non vaccinati. Domani questi professori torneranno a scuola, si guarderanno intorno e vedranno negli occhi di chi li stava aspettando il giudizio, positivo o negativo, è tutto da verificare. Convivere sarà difficile