28 Aprile 2025 - 9.48

Il mondo in balìa di fanatici da complotto: il caso di Marjorie Taylor Green

Di Alessandro Cammarano

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Il mondo della politica statunitense non è nuovo a dichiarazioni estreme, ma questa volta l’indignazione ha superato i confini nazionali e ha toccato il cuore della comunità cattolica internazionale. Marjorie Taylor Greene, deputata repubblicana della Georgia e volto noto dell’ultradestra americana, ha scatenato un vespaio di polemiche in seguito a un controverso post pubblicato su X (ex Twitter) il giorno della morte di Papa Francesco.

Nel messaggio, Greene scriveva: “Oggi ci sono stati importanti cambiamenti nelle leadership globali. Il male sta venendo sconfitto per mano di Dio”.

Sebbene non sia stato fatto esplicito riferimento al Pontefice, il tempismo del post — pubblicato poche ore dopo l’annuncio ufficiale del decesso — ha portato molti a leggere quelle parole come una sorta di esultanza per la morte del Papa.

In un momento di lutto per milioni di cattolici, il messaggio è apparso tanto ambiguo quanto cinico, se non deliberatamente offensivo.

Non è la prima volta che Greene attacca il mondo cattolico. Pur cresciuta in una famiglia di fede cattolica, la deputata ha dichiarato pubblicamente di aver abbandonato la Chiesa, accusandola di essere “complice nella protezione dei pedofili” e sostenendo, senza mezzi termini, che “Satana controlla il Vaticano”. In un’intervista del 2022, ha affermato che la Chiesa cattolica “ha perso la sua autorità morale” e ha attaccato duramente la gerarchia ecclesiastica, dipingendo un quadro cupo e corrotto.

Queste posizioni non sono isolate nel suo repertorio. Al contrario, sono coerenti con la sua adesione a visioni estremiste e complottiste che l’hanno resa una figura polarizzante, anche all’interno del Partito Repubblicano. Greene è nota per aver diffuso teorie cospirazioniste come il “Pizzagate”, secondo cui esisterebbe una rete segreta di pedofili tra le élite democratiche, e per aver più volte rilanciato le tesi del movimento QAnon, che mescola elementi di fanatismo religioso con una narrazione distorta della politica globale.

Le dichiarazioni di Greene non rappresentano semplicemente una gaffe politica o una provocazione isolata: sono il sintomo di una deriva più profonda, in cui la politica si fonde con il fanatismo e con la costruzione di un nemico immaginario, spesso coincidente con le istituzioni consolidate. La Chiesa cattolica, per Greene e per molti esponenti della destra radicale americana, è diventata simbolo di un ordine mondiale percepito come decadente e corrotto.

In questo clima, anche la morte del Papa può essere letta come “una vittoria spirituale”, trasformando un evento umano e religioso in un capitolo di una guerra ideologica. È un meccanismo perverso che permette di giustificare qualsiasi dichiarazione, purché funzionale alla narrazione di un presunto “scontro tra il bene e il male”.

Se quanto accade negli Stati Uniti può sembrare lontano, basta guardare al panorama italiano per rendersi conto che la logica del complotto ha trovato anche da noi terreno fertile.

Durante la pandemia da Covid-19, si è assistito a un’esplosione di teorie infondate: dai vaccini che “modificano il DNA” ai “microchip sottopelle”, fino ai negazionisti del virus e del Green Pass.

Il mondo digitale, e in particolare i social media, ha agito come una cassa di risonanza per queste teorie, permettendo a un numero crescente di utenti di vivere in una bolla informativa scollegata dalla realtà.

Anche in occasione della morte di Papa Francesco, sono circolate fake news ben prima della conferma ufficiale del Vaticano, prima tra tutte quella che Francesco sarebbe morto tre mesi fa e quello che appariva in pubblico era una controfigura, seguite da voci infondate su presunti complotti interni alla Santa Sede.

Tra i diffusori italiani di questi contenuti si ritrovano i soliti nomi noti dell’universo no-vax, no-euro, e anti-sistema, spesso sostenuti da canali Telegram e YouTube che si spacciano per “fonti alternative”.

Il rischio, sempre più evidente, è quello di una erosione del pensiero critico, sostituito da un cinismo totale verso le istituzioni e da una credulità patologica verso ogni “verità nascosta”.

Il caso emblematico di Marjorie Taylor Greene dovrebbe allarmare non solo per la gravità delle dichiarazioni, ma per la normalizzazione che queste ricevono in certi ambienti politici e mediatici.

Sui suoi profili social Marjorie Taylor Greene ha più volte sostenuto le teorie della setta QAnon, secondo cui Donald Trump sarebbe impegnato in una lotta segreta contro una cabala di pedofili satanisti legata al Partito Democratico. Greene ha anche incitato alla violenza contro la speaker della Camera, Nancy Pelosi, definendola una “traditrice del nostro paese” e aggiungendo che “il tradimento è un crimine punibile con la morte”. Inoltre, ha messo “like” a commenti che proponevano di “metterle un proiettile in testa” per rimuoverla dalla sua carica.

Non si tratta di episodi isolati: nel 2018, rispondendo a un commento che invocava l’impiccagione dell’ex presidente Barack Obama e di Hillary Clinton, Greene aveva scritto: “Il piano è pronto. Le pedine sono ai loro posti. Dobbiamo essere pazienti. Questo va fatto alla perfezione, altrimenti i giudici liberali li lasceranno liberi.”

Greene è anche una ferma sostenitrice della teoria infondata secondo cui le elezioni vinte da Joe Biden sarebbero state truccate nell’ambito di un complotto volto a danneggiare Donald Trump.

In un’epoca in cui tutto viene messo in discussione — scienza, religione, democrazia, diritti umani — la proliferazione di figure pubbliche che alimentano teorie del complotto non è solo un problema di decoro politico, ma un pericolo reale per la coesione sociale.

Quando il dissenso diventa odio e la critica si trasforma in delegittimazione sistematica, si aprono le porte a una polarizzazione insanabile.

La morte di un Papa, che dovrebbe unire nella riflessione spirituale, si trasforma così nell’ennesimo campo di battaglia per chi ha fatto della cospirazione un’identità politica.

La Green – insieme ai troppi che le danno credito – rappresenta, nel suo estremismo, una cartina tornasole di un fenomeno più ampio: la fusione tra fanatismo religioso, complottismo digitale e populismo politico. Un cocktail pericoloso che si diffonde anche oltre l’Atlantico, trovando spazio anche in Italia, in una società sempre più frantumata tra verità ufficiali e fantasie online.

Contro questa deriva non bastano più le smentite ufficiali o i fact-checking: serve un impegno culturale e civile, capace di restituire alla realtà il suo valore e alla verità la sua dignità.

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