20 Agosto 2022 - 17.06

Il paracadute più che il cacciavite

Anima e cacciavite è il suggestivo titolo del libro di Enrico Letta, con la specifica “Per ricostruire l’Italia”. Bello il titolo, ancora meglio il sottotitolo. Tuttavia l’oggetto a cui si associa di più il segretario dem sembra più il paracadute che il cacciavite.

Sull’anima nulla da dire.

Al di là delle alchimie linguistiche, i giochi di potere dei democratici sembra siano diventati un metodo che, come i vasi comunicanti, si sta trasferendo anche agli altri partiti. Voci non ufficiali, ma bene informate, raccontano che lo stesso copione si stia consumando anche in Azione e che nelle varie posizioni, tanto nella quota proporzionale che in quella maggioritaria, i nomi di big non veneti che faranno uso del paracadute per conoscere il Veneto saranno tanti, troppi. E nel centrodestra? La Lega tendenzialmente perpetua se stessa riproponendo in buona parte gli uscenti, anche se stanno a Roma da decenni, pochissime new entry e soprattutto un protagonismo assoluto di padovani e veronesi, che in un mondo normale sarebbe surreale, considerato che in entrambi i casi hanno perso le elezioni nei loro capoluoghi. Evidentemente il criterio di selezione della classe dirigente non si fonda sui meriti guadagnati sul campo, ma sulle appartenenze alla giusta cordata o al giusto leader locale. Anche qui i mal di pancia si sprecano e la neutralità di Zaia insieme alle intemerate di Marcato sono i sintomi di un malessere che non aiuterà il recupero di consenso al Carroccio in forte crisi sui nostri territori. Al momento in cui scriviamo in provincia di Vicenza restano a casa due parlamentari su quattro (Covolo e Racchella), rientrano Erika Stefani ed Erik Pretto e arriva da Bruxelles via Tezze sul Brenta Mara Bizzotto. Nessuno dice che però con l’elezione sicura della Bizzotto, Vicenza perderà una posizione in Europa a vantaggio dei padovani che incoroneranno la prima dei non eletti Paola Ghidoni. A Vicenza il differenziale negativo è facilmente calcolabile anche dai non addetti ai lavori. Rinnovamento? La prossima volta.

Fratelli d’Italia, in costante crescita, conferma Maria Cristina Caretta e promuove Mattia Ierardi (primo elemento di novità nei candidati vicentini), ma sembra che anche Silvio Giovine abbia nelle ultime ore ottime chances di staccare il biglietto per Montecitorio (e sarebbe la seconda novità, tutta a destra)

Forza Italia frequenta lo stesso negozio di paracadute e lancia da noi la bolognese Anna Maria Bernini, probabilmente in uno dei due collegi uninominali della Camera che la Lega del Veneto ha generosamente concesso agli azzurri per recuperare su quelli di Padova e Verona. Pierantonio Zanettin è dato per certo in un collegio del Lazio, peraltro l’avvocato vicentino vive a Roma da molti anni e non ha bisogno di paracadute.

Attendiamo, ovviamente la presentazione ufficiale delle liste prima di commentare definitivamente questo triste spettacolo, ma se andrà così, fatta eccezione per FdI, il dubbio per ogni elettore dotato di un minimo di senso critico sarà di decidere di abbracciare il partito più rappresentativo in Italia, quello dell’astensione, o votare Fratelli d’Italia e dare una chance alla destra.

Del resto un Parlamento che prima decide di azzopparsi da solo votando la riduzione di deputati e senatori e poi perpetua se stesso assicurando la rielezione solo ai tanti cerchi magici di ogni partito ha intrinsecamente il morbo dell’estinzione e fa vincere l’antipolitica. Che ha sempre successo di fronte alla cattiva politica, quella che sta dando pessima prova di sé in questi giorni.

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