Il salto del Quaglino
A pochi chilometri da dove scriviamo è in corso una battaglia, fatta più con il fioretto che con l’accetta, con la cassetta degli attrezzi del chirurgo vicentino, abituato a lavorare con il bisturi, a proprio agio nei velluti delle stanze importanti, il passo felpato del felino di cui, si dice, ci nutriamo da secoli. Il riferimento geografico è ovviamente Verona, sede legale di AGSM-AIM, e la querelle riguarda i rapporti sempre più tesi tra il consigliere delegato Stefano Quaglino e il Consiglio di Amministrazione del big player nato dalla fusione tra le municipalizzate di Vicenza – AIM – e Verona – AGSM -.
Per contestualizzare correttamente la situazione va fatto un riassunto delle puntate precedenti.
Un paio d’anni fa i sindaci delle due città, Francesco Rucco e Federico Sboarina, entrambi civici di centrodestra, procedono alla fusione concordando le regole, maggioranza a Verona e compensazioni a Vicenza, il presidente della nuova società sarà in capo a Verona, il vice a Vicenza, il consigliere delegato agli scaligeri ed una sostanziale pariteticità nelle società collegate alla holding. Insomma una complessa scacchiera che assicuri intese ed eviti squilibri di una municipalità a discapito dell’altra. Poi succede l’harakiri di Sboarina e la sorpresa annunciata di Tommasi, che rianima a Verona un centrosinistra storicamente perdente e la vicenda Compago. Nella holding a rappresentare Verona siedono esponenti nominati da Sboarina ma l’azionista ora è un sindaco civico di Centrosinistra, e proprio poco dopo l’arrivo dell’ex calciatore alla guida di Palazzo Barbieri, Stefano Quaglino mette a terra il piano di acquisto di Compago.
E qui la trama si infittisce.
Perchè sembra che l’investimento rientri nelle facoltà previste dal contratto di Quaglino, ma il Cda chiede approfondimenti, si tratta di impegnare più di 60 milioni, viene chiesto all’avvocato vicentino di nomina rucchiana Fabio Sebastiano di occuparsi della congruità del prezzo, il legale delega due advisor e si è in attesa di conoscere il responso degli esperti, anche se i rumors parlano già di una cifra che sta girando. Nel frattempo, nella seduta del 20 ottobre scorso, il Cda fa un salto all’indietro e revoca le deleghe a Quaglino. E’, di fatto, un commissariamento. Le informazioni che trapelano da AGSM-AIM sono incomplete e nessuno fa dichiarazioni ufficiali. Silenzio dal top manager, silenzio dal presidente Stefano Casali, bocche cucite dal Cda e commenti generici dai due sindaci. Ma la storia raccontata e le tempistiche ci consentono di farci un’idea. Se il Cda decide di togliere le deleghe a Quaglino significa che la fiducia nel manager è ipotecata, se questo succede poco dopo il probabile responso degli advisor sull’operazione Compago il sospetto che ci siano delle differenze sensibili tra il costo negoziato da Quaglino e la congruità verificata dagli advisor di nomina del cda, come si usa dire, sorge spontaneo.
Gli ingredienti per creare un caso ci sono tutti, e gli scenari sono i più diversi, da uno scontro aperto tra Cda e consigliere delegato, che potrebbe finire con dimissioni da una parte o dall’altra, o l’entrata in campo decisa degli azionisti Tommasi e Rucco, che potrebbero decidere di azzerare todos caballeros e ripartire con una holding rinnovata, oppure con una reazione di Compago che apra un fronte con la holding che avrebbe autorizzato il preliminare di acquisto. Si aggiunga poi che a Verona c’è una maggioranza di segno opposto a quelle che scelse Casali e Quaglino e che a Vicenza si vota tra otto mesi e la nuova serie di colpi di scena è servita.
Consiglio non richiesto a Cda e Sindaci, si concordi una posizione e la si chiarisca all’opinione pubblica. La confusione ingenera dubbi. E i dubbi partoriscono mostri.