9 Settembre 2024 - 9.07

Il Telescopio Flyeye, gli ambientalisti ed il Tar. Un’altra farsa italiana

Copernicus

E poi ci stupiamo se le imprese straniere sono restie ad investire i propri soldi in fabbriche o impianti nel “bel paese là dove ‘l sì suona” (anche se io, meno poetico di Dante e Petrarca, preferisco la definizione “Repubblica di Pulcinella”).

Lo so che non è la prima volta che segnalo queste criticità, e credetemi che, visto questo andazzo che non si vuole cambiare, non sarà neanche l’ultima.

Perché ci ritorno anche oggi?

Presto detto: il 6 settembre doveva aver luogo la cerimonia della posa della prima pietra dell’Osservatorio che dovrebbe ospitare il primo telescopio Flyeye dell’ Agenzia Spaziale Europea. (Esa)

All’inaugurazione dell’inizio lavori, sul Monte Mufara nella catena delle Madonie, dovevano essere presenti numerose autorità internazionali e nazionali, tra cui  Josef Aschbacher Direttore Generale dell‘ESA, Teodoro Valente Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Ragazzoni, Presidente dell’ Istituto Nazionale di Astrofisica, nonché il Ministro Adolfo Urso ed il  Governatore della Regione Sicilia Renato Schifani.

Lasciamo perdere le “autorità”, tanto quelle non mancano mai, e concentriamoci per un attimo sul progetto, per capire di cosa si tratta.

Il telescopio Flyeye è la prima unità di una rete globale di telescopi per il monitoraggio degli oggetti vicini alla Terra (Near-Earth Objects, Neo) sviluppata dal Programma di Sicurezza Spaziale dell’Esa: i telescopi Flyeye scansionano continuamente il cielo durante la notte, identificando automaticamente i potenziali oggetti pericolosi vicini alla Terra, permettendo così di fornire un avviso tempestivo in caso di potenziale pericolo.

Ma cosa sono i Near Earth Objects (Neo)?

Si tratta di asteroidi (Nea Near-Earth Asteroids), ma possono essere anche comete (Nec Near-Earth Comets), che potrebbero passare ad una distanza dalla Terra inferiore ai 50 milioni di km e, potenzialmente, collidere con la stessa.

Trattandosi di corpi celesti relativamente vicini al nostro pianeta, il loro moto apparente nel cielo è relativamente veloce. 

Pertanto, fotografando a distanza di giorni o settimane una stessa zona di cielo, mentre la posizione relativa tra le stelle rimane invariata, un Neo, se presente, lo si vedrà muovere come un intruso tra le stelle, passando da una costellazione ad un’altra.

Tanto per dare una misura del fenomeno, secondo l’Agenzia Spaziale Europea esistono 31.370 NEA e 120 NEC.

La ricerca dei Neo viene effettuata con telescopi da Terra e dallo spazio che osservano e fotografano regioni quanto più vaste del cielo. Le immagini raccolte ogni giorno vengono elaborate con software capaci di riconoscere i Neo, distinguendone il movimento rispetto alle stelle di sfondo.

Perché utilizzare i telescopi Flyeye?

Perché i Flyeye sono telescopi con una configurazione ottica simile alla struttura dell’occhio della mosca. Grazie ad un sistema di telecamere ed ottiche multiple riescono ad avere un campo di vista molto grande, circa 45 gradi, equivalenti a circa 13 volte le dimensioni della Luna piena. 

Grazie a questo elevato campo di vista, il telescopio riesce ad osservare l’intero emisfero visibile in una sola notte (dato importante ai fini di valutare la pericolosità dei Neo).

Spero sia chiaro in cosa consista questo progetto, sottolineo europeo.  

Resta da rispondere alla domanda: perché installarne uno sul Monte Mufara, sulle Madonie?

Il sito è stato scelto a motivo del suo bassissimo inquinamento luminoso. Questo garantisce cieli bui in cui è possibile osservare oggetti astronomici estremamente deboli, quali appunto i Neo.   Altra motivazione è l’elevazione sul livello del mare che consente di avere un impatto minimo della turbolenza sulla qualità delle immagini astronomiche. 

Infine, la vicina presenza di un altro osservatorio (Centro Internazionale di Scienze Astronomiche Gal Hassin, a Isnello) agevolerebbe la realizzazione dell’infrastruttura (le vie di accesso e l’elettricità, acqua e collegamenti dati) e il suo funzionamento.

Quindi quello di Monte Mufara non sarebbe il primo osservatorio nel Parco delle Madonie (tenete a mente questo particolare).

In conclusione il network Flyeye nato in seno al Programma di Sicurezza Spaziale dell’ESA,prevede di costruire in totale 4 osservatori con telescopi Flyeye; e ciò al fine di garantire un monitoraggio quotidiano dell’intera volta celeste.

La Sicilia è stata scelta come prima location, su un totale di sole 4 sedi su scala globale, per ospitare uno dei quattro telescopi del network.

Gli altri tre Flyeye saranno installati in Australia, Argentina e Messico.

Non va inoltre trascurato che l’Esa è nota anche per il suo impatto estremamente green.

E torniamo così al 6 settembre, data in cui si doveva “posare la prima pietra”.

Dico si doveva perché, come è ormai usuale nel Bel Paese, è intervenuta una bella sospensiva del Tar della Sicilia.

Perché?   Ma perché è stato presentato il consueto ricorso delle Associazioni Ambientaliste, Club Alpino Italiano, Gre,  Italianostra, Lega Ambiente Sicilia, Lipu e Wwf, contrarie alla realizzazione dell’opera per la mancanza (a loro dire) di alcune autorizzazioni, ma soprattutto per la location prevista, all’interno del Parco protetto delle Madonie. 

Guardate, a questo punto non voglio entrare nella polemica se siano da privilegiare certi progetti scientifici di livello internazionale rispetto alla tutela di una montagna (non sono comunque un nemico degli ambientalisti) 

Ce lo dirà il Tar nella Camera di Consiglio prevista per il prossimo 24 settembre.

Chi mi legge da tempo conosce le mie idee circa la giustizia amministrativa, ed i Tar in particolare.

No, quello su cui voglio concentrarmi è l’aspetto da cui sono partito.

Poiché un progetto del genere non nasce dal nulla, e non si concretizza in pochi mesi, è evidente che in Sicilia se ne deve essere discusso a lungo a tutti i livelli, e quanto meno il Ministero e la Regione Autonoma devono aver espresso parere favorevole.

Sicuramente a favore anche la Giunta dell’Unione dei Comuni delle Madonie, che nel corso dell’ultima riunione tenutasi giovedì scorso, si è espressa chiaramente e all’unanimità a sostegno del progetto del Flyeye,  dichiarandosi “consapevoli della grande importanza che questo telescopio rappresenta per la Comunità scientifica e astronomica internazionale, ma anche per le interessanti ricadute culturali ed economiche che il progetto avrà per il nostro territorio”.

Ma allora era proprio necessario arrivare a bloccare (io spero solo rinviare) una cerimonia già programmata proprio nell’imminenza della stessa?

Non ci si poteva pensare prima?

Evitando così il ridicolo cui inevitabilmente ci siamo esposti come Paese!

Perché non crediate che all’estero non ci osservino, non leggano i nostri giornali; e allora perché stupirsi se quando c’è da decidere un eventuale insediamento in Italia i responsabili di un’Azienda o di un Ente straniero si abbandonino al gesto dell’ombrello?

Per chiudere: qualora a prevalere fosse il No al posizionamento del Flyeye sulle Madonie, il progetto verrà trasferito alle Canarie, disponibili ad accoglierlo senza alcun problema (forse da quelle parti ci saranno gli ambientalisti, ma non il Tar).

Non meravigliamoci però se in futuro l’Italia non verrà presa in considerazione relativamente ad altri progetti europei in corso di assegnazione: noi siamo fatti così, e ci piace nuotare nel nostro fango (uso un eufemismo perché oggi non voglio essere volgare).

Copernicus

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