Il tuffatore che affascina ancora
«Io li ho visti quei maschi, li ho osservati muoversi con la disinvoltura che ti viene dal vivere in un mondo che hai plasmato a tua immagine e somiglianza. Adesso quei maschi vengono considerati nemici. Proprio come la plastica o la carne».
Sono quelli con i quali siamo cresciuti, che hanno costruito le fondamenta del nostro Paese, sono le nostre radici. Sono i nostri padri e la generazione del Dopoguerra irrimediabilmente scomparsa, ma incombente nel confronto con la nostra in ogni cosa che facciamo e che spesso ci fa sembrare nani all’ombra di giganti.
Il virgolettato è una delle più belle frasi dell’ancora più bello libro di Elena Stancanelli, “Il tuffatore”, dedicato alla vita di Raul Gardini. Una biografia, che in realtà è un romanzo sull’Italia più autentica delle nostre radici, e sui maschi che hanno accompagnato il reale e l’immaginario di noi Boomers. E qui ce ne sono molti, perchè si racconta di Gardini, ma accanto a lui ci sono molti dei grandi protagonisti di un’epoca dell’economia e dell’attualità di un’Italia che ha i suoi titoli di coda con l’arrivo di Tangentopoli e con il tragico epilogo del grande imprenditore di Ravenna.
Per chi negli anni Ottanta non era neanche nato o era troppo giovane per viverli, vale la pena di leggere queste pagine, il racconto, molto femminile, di un’epoca e dei suoi protagonisti, fatta di un misto di ammirazione e nostalgia, ma anche della consapevolezza che il politicamente corretto e la cancel culture hanno spazzato via, forse per sempre, una visione del mondo e un modello di maschio che ha lasciato solo incertezza e vuoto.
“Il Novecento è stato l’ultimo secolo in cui forma e contenuto hanno coinciso. C’erano le mezze stagioni, le fragole sapevano di fragola e la braciolina di braciolina, senza che nessuno dovesse preoccuparsene. Il patto era che la realtà esisteva ed era quella che avevamo davanti agli occhi. Fine.”