Immigrazione: se la sinistra con cambia registro vedrà il governo con il binocolo (le uova pasquali di Salvini)

Le anime belle della sinistra e le uova di Pasqua di Matteo Salvini
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Umberto Baldo
A volte di fronte alla mancanza di senso politico delle cosiddette “anime belle” mi cadono le braccia.
Perché molto spesso si trasformano in assist eccezionali per le destre, che ne approfittano per segnare dei gol clamorosi.
Mi riferisco in particolare al recente trasferimento in Albania di 40 cittadini stranieri (non uso la parola clandestini eh!), soggetti portati al Centro albanese con le fascette ai polsi anche per effetto di provvedimenti assunti dall’Autorità giudiziaria.
Non proprio delle mammolette secondo quanto specificato ai media del Ministro dell’Interno Piantedosi, dato che a carico delle 40 persone trasferite in attesa di espulsione ci sarebbero 5 condanne per violenze sessuali, precedenti per armi, reati contro il patrimonio, furti, resistenza pubblico-ufficiale, una per tentato omicidio, e poi casi di lesioni personali.
Riassumendo, secondo il Ministro si tratta di persone trasferite in condizioni di limitazione della libertà personale per effetto di provvedimento dell’Autorità giudiziaria (a meno che non si voglia mettere in dubbio i dati del Ministero).
Di conseguenza non usare queste precauzioni avrebbe significato esporre il personale di polizia a rischi, quadruplicare il numero di persone in accompagnamento, e usare due navi anziché una.
L’ europarlamentare del Pd Cecilia strada, com’è suo diritto, ha assistito allo sbarco di queste persone, manifestando stupore per le manette,edavrebbe subito anticipato la richiesta di chiarimenti sulla “legittimità” di tale prassi.
Un assist che Matteo Salvini non si è fatto scappare, commentando sarcasticamente: “Mi stupisce lo stupore di chi si stupisce. Se degli irregolari clandestinamente presenti sul territorio nazionale, in via di espulsione con precedenti penali, vengono accompagnati in un Centro per i rimpatri in manette dov’è il problema, gli devo mettere l’uovo di Pasqua in mano?
Guardate, si può discutere sul famoso Centro in Albania, costoso e sicuramente non risolutivo del problema, ma stigmatizzare in questo caso l’uso delle manette come fosse un sopruso dello Stato significa non aver capito e realizzato, o meglio non voler assolutamente capire, che i cittadini comuni, di fronte al degrado di certe zone delle città, fra spaccio,delinquenza e violenza diffusa, non si commuovono certamente per qualche decina di pregiudicati stranieri con le fascette ai polsi.
Ma questo è uno degli effetti della presunta superiorità morale della sinistra, che non è mai esistita, ma è solo un’autorappresentazione legata al modo in cui ha cercato di superare il marxismo e rifarsi un’identità.
Dico esplicitamente “non voler capire” perché politici navigati dovrebbero aver imparato qualcosa da tutte le elezioni, nessuna esclusa, che si sono tenute in Europa negli ultimi anni, tutte dominate dal tema dell’immigrazione, cavalcato dalle destre che hanno per questo motivo fatto il pieno di voti.
E dovrebbero anche aver visto che la cosiddetta “soluzione all’italiana”, appunto quella dei Centri per l’identificazione od il rimpatrio ubicati in altri Paesi, sta facendo breccia in altri Governi, e finanche nella Commissione europea.
Sarà un caso se il premier inglese Keir Starmer, un laburista non un bieco conservatore, nonostante il fallimento del modello Ruanda del suo predecessore, afferma di guardare con interesse al “modello Albania”?
E sarà ancora un caso se in Germania la Grosse Koalition con i socialisti, che evidentemente la lezione elettorale l’hanno metabolizzata, ha nel programma i rimpatri in Siria e pure in Afghanistan dove vige la Sharia e governano i Talebani, non riconosciuti dalle nazioni Unite?
E sarà ancora un caso se in Danimarca i Socialdemocratici guidati dalla premier Mette Frederiksen, sono riusciti ad imporsi alle consultazioni del 2019 e del 2022 approvando le leggi più severe e discriminatorie contro i migranti che ci siano in Europa, fra cui, guarda caso, la normativa varata nel 2021 che consentiva la deportazione dei richiedenti asilo in Paesi terzi, poi sospesa per le critiche dalla Commissione Europea?
E i socialisti danesi queste leggi le varano con convinzione, tanto che il Ministro per l’Immigrazione Kaare Dybvad Bek ha dichiarato, che «se vuoi essere un partito della classe media e di quella lavoratrice devi assicurarti che l’immigrazione sia a un livello gestibile», mentre il deputato Rasmus Stoklund ha espresso concetti simili sul giornale The Sun: «Non ritengo sia sorprendente che un partito di sinistra sia duro sull’immigrazione. La parte della società che sopporta il peso della migrazione senza controllo è la popolazione delle classi lavoratrici che dovremmo rappresentare”.
E chissà se è sempre un caso se Nigel Farage in Inghilterra e Afd in Germania continuano a salire nei sondaggi, a conferma che tra l’originale e la copia la gente finisce per scegliere l’originale.
La verità è che i diversi partiti socialdemocratici d’Europa, almeno quelli che governano (sempre meno), sono chiamati a scelte difficili che li portano a dover scegliere tra coerenza e impopolarità.
Un vero e proprio dilemma, che può sicuramente rivelarsi difficile da risolvere, ma da cui difficilmente se ne esce negando il problema.
Continuare a propugnare la politica delle “porte aperte a chiunque”, del buonismo a buon mercato, e continuando a chiamare i Cpr “campi di concentramento”, e “deportazioni” i “rimpatri”, come fa ad esempio Ilaria Salis, per le sinistre vuol dire semplicemente voler sparire dalla mappa del potere dei Paesi europei.
Badate bene che affronto questo tema non perché l’attuale maggioranza mi sia particolarmente affine, e neanche perché odio i migranti.
Ci torno su ogni tanto proprio perché in questa “Repubblica dei Quaquaraquà” non si riesce mai ad affrontare una problematica oggettivacon un approccio pratico, a discapito di quello ideologico.
Qui si resta sempre fermi a divisioni ideologiche che risalgono agli inizi del secolo scorso, che dovrebbero ormai essere morte e sepolte.
E nel caso specifico delle manette ai polsi degli stranieri da espellere, mi chiedo: cosa c’è di diverso rispetto ai trasferimenti dei normali detenuti italiani quando devono essere portati ad esempio dal carcere in Tribunale?
Quante volte li abbiamo visti arrivare in manette!
E ciò avviene nel pieno rispetto del regolamento penitenziario che recita: “Nelle traduzioni collettive è sempre obbligatorio l’uso di manette modulari multiple dei tipi definiti con decreto ministeriale….”.
Ribadisco che, per educazione, non amo vedere le persone ammanettate, ma non posso eludere la domanda: cosa c’è di diverso fra una traduzione di detenuti italiani in manette ed i 40 traferiti in Albania?
L’unica risposta che riesco a trovare è: “ma quelli sono migranti”.
Perfetto! Ma essere migranti non esime certamente dal comportarsi bene nel Paese di approdo, rispettandone le leggi e non commettendo reati.
Quindi dov’è il problema? Non sarà che il fatto di essere un migrante ti debba porre al di sopra della legge, spero!
E a tal riguardo io credo che per uno Stato che voglia fare lo Stato sia normale, logico, anzi direi doveroso, fare il possibile per espellere queste persone devianti.
Ecco perché parlare di manette è addirittura masochistico per la sinistra.
Perché offrire a Salvini un assist? Perché consentirgli di mostrare questi rimpatriandi (almeno spero si riesca a rispedirli a casa) come un trofeo da esibire agli italiani, con il messaggio neanche tanto subliminale che “la pacchia è finita, e noi non siamo più quelli dei Governi di prima, noi li mandiamo via!”?
Perché offrire alla maggioranza un diversivo che distolga le attenzioni dei cittadini dai problemi che sta attraversando, soprattutto in materia di politica estera?
Ecco perché, se le sinistre vogliono avere qualche possibilità di conquistare Palazzo Chigi devono abbandonare i “buonismi”, e concentrarsi sui temi politici, e fra questi sicuramente non deve esserci il problema dei migranti.
E magari partendo dal riconoscere che gli sbarchi in questa prima parte dell’anno sono calati quasi del 30% perché dalla Tunisia sono stati pressoché azzerati grazie al controverso accordo sottoscritto dal governo (519 a fronte dei 7.245 dell’anno scorso), così come da Algeria e Turchia.
La Libia rimane il vero problema, ma non è con le Ong che lo si risolve.
Tutto il resto serve solo a perdere le elezioni!
Umberto Baldo