In Lega c’è posta in arrivo. Firma Alberto Stefani per il Carroccio 4.0
Alberto Stefani apre il nuovo corso della sua segreteria con una lettera ai militanti, in arrivo in questi giorni. Dopo una stagione congressuale ricca di colpi di scena, di cui il più cinematografico è stato il clamoroso ritiro a poche ore dalla conta di Roberto Marcato e la sconfitta netta di Franco Manzato, personalità che facevano appello all’ala più tradizionalista del Carroccio Veneto, ora il giovane deputato padovano parte mettendo nero su bianco le sue intenzioni e parla direttamente a militanti, dirigenti ed amministratori locali.
“Voglio investire nella formazione e nelle scuole politiche, nella buona amministrazione della Lega, nell’affidabilità della nostra squadra di amministratori, un marchio di fabbrica che dobbiamo promuovere ovunque” dice Stefani.
“E voglio dare a questo partito l’impronta di una Lega moderna, capace di attrarre consenso e di aprirsi alle migliori energie del territorio e della società civile, capace cioè di essere forza di governo per i prossimi decenni e leader dello scenario politico di centrodestra veneto”. Continua.
Poi aggiunge il messaggio in bottiglia “A chi è eletto nelle istituzioni, chiederò il massimo di operatività e impegno nei territori per portare a casa risultati concreti. Non abbiamo bisogno di inutili beghe personali, ma di tanto lavoro sul campo, di risultati su caro-inflazione, sociale, autonomia, infrastrutture, riduzione della pressione fiscale su piccole e medie imprese. Mi impegnerò per riaffermare il nostro senso di comunità, fatto di lealtà, rispetto, stima, difesa reciproca, spirito di servizio. Perchè un vero partito si costruisce solo così.”
E riferito a Zaia, che lo ha appoggiato, “Insieme abbiamo combattuto la sfida più importante, quella dell’autonomia, oggi, per la prima volta nella storia, approvata all’unanimità dal Consiglio dei Ministri e adottato in commissione Affari Costituzionali al Senato, grazie al grande lavoro della Regione del Veneto e del presidente Luca Zaia”.
In sostanza il segretario veneto del Carroccio conferma le attese su cui aveva incardinato il suo programma, superare le divisioni con la politica, investire sulla formazione, allineare gli amministratori e diventare un “partito”. Non parla di “movimento”, termine con cui storicamente i leghisti definivano il loro contenitore. Stefani sceglie una parola impegnativa che cambia la vulgata più diffusa sulla forma organizzativa della sua politica. Un partito “pesante”, con iscritti, amministratori e congressi, ma soprattutto aperto al territorio e punto di aggregazione ed attrazione. Il contrario del partito “leggero”, costruito intorno al capo ed al suo cerchio magico. Più simile a FdI che al modello del Carroccio del passato. Una piccola rivoluzione che vuole mettere a terra anche con strumenti di formazione, comunicazione e selezione della classe dirigente, che fanno pensare alle gloriose scuole di partito della Prima Repubblica delle Fratocchie (PCI) o della Camilluccia (DC). E, curiosa coincidenza, proprio nei giorni in cui l’Italia si ferma a ricordare la scomparsa di un grande leader di quel modello politico, l’ultimo segretario democristiano Arnaldo Forlani.
L’appuntamento con la prima riunione del direttivo che accompagnerà Stefani nella declinazione del suo programma pare che sia verso la metà di luglio, all’orizzonte la nomina dell’amministratore del partito, che tutti danno per certa su Massimo Bitonci, e l’ipotesi di un vice segretario su cui sembra ci siano in corsa Riccardo Barbisan e la vicentina Mara Bizzotto.