20 Settembre 2024 - 9.40

Incognita Zaia. Se ci fosse, alle regionali cambierebbe tutto (per tutti)

Umberto Baldo

Mi sembra di aver letto da qualche parte che il Pd veneto starebbe già lavorando alla stesura del programma per le Regionali del 2025.

Mi stupirei del contrario, dato che queste dovrebbero essere le elezioni del “dopo Zaia”, e la sinistra sembra convinta, o forse cerca di convincersi, che il Veneto sia “contendibile,  e che le forze del centrosinistra ci debbano provare seriamente. 

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Non so se lo schema che verrà seguito sarà quello del “campo largo”, in linea con la “dottrina Schlein”  che prevede un’alleanza politica e civica che vada anche oltre i confini tradizionali del Partito Democratico, forse guardando pure alle forze moderate che in questi anni hanno trovato un riferimento magari in Zaia.

D’altronde il Veneto è per certi versi un territorio non facile da inquadrare, visto che nelle città più importanti e popolose vincono i Sindaci della gauche, Giordani a Padova, Tommasi a Verona, Possamai a Vicenza, ma per il resto a dominare fin qui è stata la Lega, scalzata di recente da Fratelli d’Italia. 

Dovessi scommettere su chi vincerà le regionali del 2025 in Terra di San Marco, onestamente non punterei sul Centrosinistra, ma capisco che l’area politica cosiddetta “progressista” debba crederci, e quindi non resta che fare gli “auguri”.

Ma essere convinto che alla fine a spuntarla sarà il Centrodestra non vuol certo dire essere in grado di prevedere le dinamiche che porteranno alle elezioni, e soprattutto chi sarà eventualmente chiamato a prendere il testimone da Luca Zaia. 

Certo l’ipotesi più accreditata postula che nello scacchiere nazionale il Veneto dovrebbe andare a FdI, unica regione del Nord che nel 2025 non sarà già di Lega e FI.

Ed al riguardo  i Fratelliveneti (forti del miglior risultato alle ultime Politiche, confermato alle Europee) non hanno neppure mezzo dubbio: palazzo Balbi spetta a loro di diritto.

Ma si sa che in politica le cose non sempre girano secondo la logica comune, ed in Veneto rimane sempre sullo sfondo quella che io chiamo “la questione Zaia” che, nonostante numerosi tentativi di superarla, rimane sempre lì come un “nodo gordiano”.

Certo hanno provato a “dirottarlo” verso altre “careghe”, e negli ultimi tempi Zaia si è trovato candidato un po’ a tutto (escluso il papato, ma mai dire mai).  Ma lui, con assoluta tranquillità, ha sempre dichiarato che  suo “dovere” è portare a termine il mandato di Presidente del Veneto, senza manifestare preoccupazioni per il proprio futuro, e credetemi che già questo lo rende “diverso” dalla media dei nostri politicanti, pronti a non farsi sfuggire alcuna opportunità personale.

Il problema è sempre quello del terzo mandato, anche se, dopo il no espresso dal Senato lo scorso marzo, sembrerebbe una questione morta e sepolta.

Personalmente non trovo alcuna giustificazione logica sostenibile a questa posizione rigida (guarda caso condivisa da FdI, Pd, FI, M5S) se non quella della volontà di Giorgia Meloni ed Elly Schlein di mandare a casa alcuni Presidenti di Regione, per sostituirli con esponenti più graditi, o forse più allineati (ma proprio ieri il Presidente della Campania Vincenzo De Luca ha dichiarato: “io ci sto e mi candido, fate quel c….che volete”)

Ma questa “voglia di cambiamento” dei Partiti (meglio di Giorgia ed Elly), almeno per quanto riguarda il Veneto, non sembra essere condivisa dai cittadini.

Già, perché stando ai risultati del periodico sondaggio di Demos di Ilvo Diamanti, il 75% dei veneti continua ad assegnare un voto per lo meno “sufficiente” a Luca Zaia ed alla sua Giunta (alle opposizioni resta il 23%).

Certo non è più quello “stellare” 92%  di gradimento raggiunto dal Presidente nel corso della pandemia da Covid, ma colpisce che, dopo oltre10 anni di Presidenza, tre veneti su quattro continuino a manifestare la propria fiducia in Zaia. 

D’altronde non credo si possa dimenticare che alle ultime elezioni del 2020 Luca Zaia è stato confermato alla guida della Regione con il 77% dei voti validi (con la sua lista personale che ha incassato il 45% dei voti, contro il 17% della Lega).

Io penso che qualcuno a Roma dovrebbe pur chiedersi perché Zaia continua ad essere portato sugli scudi dai veneti, e a mio avviso dovrebbe anche porsi il problema che, proprio in virtù di tale gradimento, potrebbe non essere agevole mandarlo a casa mantenendo il consenso fin qui ottenuto dal centrodestra.

Ma perché i veneti sono così legati al personaggio Luca Zaia?

Non è facile rispondere, anche perché ritengo si tratti di un mix di fattori che lo rendono “credibile”  agli occhi dei cittadini. 

In  primis non dobbiamo dimenticare che, a mio avviso, i veneti hanno ancora nel Dna l’essere stati “cittadini della Repubblica Veneta”.

Mi spiego meglio.  

Mille anni di storia della Serenissima hanno lasciato nei veneti la percezione di essere “diversi” dal resto d’Italia, quanto meno distanti da Roma e dai suoi intrighi.

Non a caso anche la Santa Inquisizione a Venezia assunse caratteri diversi dal resto dell’Italia e dell’Europa, e  l’Inquisitore, nominato direttamente dal Papa, doveva però prestare giuramento di fedeltà alla Repubblica nelle mani del Doge.

E sempre non a caso era diffuso il detto “prima venexiani, poi cristiani”.

Questo a mio avviso dimostra che il Veneto profondo si sente un “mondo a parte”, e non stupisce quindi che il progetto autonomista piaccia molto.

E sicuramente il gradimento per Zaia è dovuto al fatto che si tratta del politico che più di ogni altro ha incarnato in questi anni il progetto dell’Autonomia differenziata, tanto da portare il 57% dei veneti a votare massicciamente nel 2017 a favore dell’autonomia (98% di sì). 

E lo capisce anche un bambino che, con queste percentuali, il favore per il Governatore è trasversale, e travalica i consueti schieramenti politici.

Credo sia poi fondamentale anche il fatto che Luca Zaia come amministratore di lungo corso non sia mai stato invischiato in vicende giudiziarie, ed infine anche il suo sapersi  porre come una “persona comune”, come “uno de noialtri”.

Ecco perché se fossi Giorgia Meloni non affronterei la “questione veneta” con leggerezza.

Perché i veneti dimostrano di volere l’Autonomia, vale dire di avere maggiori poteri senza essere condizionati dalle burocrazie romane, e di conseguenza un qualunque candidato Presidente dovrà essere sul tema altrettanto convincente di Luca Zaia, ed inoltre dimostrare di non avere alle spalle un Governo  “centralista” che  remi contro (e forse non sarebbe questo il caso di un qualunque candidato di FdI).

Fossi in lei mi preoccuperei anche della ritrosia mostrata finora da Zaia ad essere dirottato verso altri incarichi, perché alla fin fine in Veneto  i voti li prende lui, non Salvini.

E se ad un certo punto il Doge dovesse dire come De Luca “Io ci sto e mi candido, voi fate quel …. che volete” (magari sostenendo un proprio Presidente sotto le insegne di una nuova formazione politica chiamata per esempio “Lista Luca Zaia per l’Autonomia), allora sì sarebbe un problema, per tutti.  

Umberto Baldo

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