Isole ecologiche a Vicenza, gioie e dolori (più dolori)… e perché non farle come in Trentino Alto Adige?
di Alessandro Cammarano
Ebbene sì, oggi parliamo di immondizia, o meglio di come i cittadini si disfano dei rifiuti domestici.
Il problema è puzzolente – e non in senso figurato – perché la gestione dei rifiuti da parte degli utenti è spesso vergognosamente colpevole. Nel corso degli anni – oramai la raccolta differenziata si fa alcuni lustri – sono state messi a disposizioni del pubblico apposite zone, piazzate nei punti strategici della città – ovviamente tutto questo avviene, o dovrebbe avvenire – su tutto il territorio nazionale secondo quanto stabilito a livello europeo dalla Direttiva 2008/98/CE. Le isole ecologiche rappresentano un punto di svolta nella gestione dei rifiuti, promuovendo pratiche di raccolta differenziata più efficaci ed ecocompatibili.
Situate strategicamente all’interno delle comunità urbane, come si diceva sopra, queste strutture offrono un’opportunità tangibile per ridurre l’impatto ambientale legato alla gestione dei rifiuti. Una delle principali caratteristiche delle isole ecologiche è la loro capacità di consentire la separazione accurata dei rifiuti, facilitando il riciclo e il riutilizzo dei materiali. Questo approccio consente, sulla carta, di massimizzare il recupero di risorse preziose e di ridurre la quantità di rifiuti destinati alla discarica o all’incenerimento.
Un altro vantaggio delle isole ecologiche è la possibilità di integrare servizi aggiuntivi, come il compostaggio domestico o la raccolta di materiali pericolosi, contribuendo così a ridurre ulteriormente l’impatto ambientale e migliorare la qualità della vita nelle comunità locali; è dei giorni scorsi il posizionamento – fortemente voluto dall’Amministrazione Comunale e da Agsm AIM – all’interno delle isole di contenitori per la raccolta di oli vegetali esausti, quelli della frittura per intenderci.
«L’olio vegetale è un rifiuto che costituisce una grande fonte di inquinamento ambientale – ha dichiarato l’assessore all’ambiente Sara Baldinato -. Basti pensare che solo 1 litro disperso nelle falde acquifere può coprire una superficie di circa 1000 metri quadrati e raggiungere pozzi di acqua potabile anche molto lontani, oltre che intasare di scarichi domestici. È importante quindi trattare correttamente come un rifiuto l’olio vegetale esausto e avviarlo ad un corretto smaltimento. Con questa nuova modalità di raccolta sarà più semplice il conferimento, mantenendo il piano stradale più pulito e in ordine».
Tutto bello? Tutto bene? Purtroppo manco per niente: perché le isole ecologiche siano efficaci, è fondamentale garantire un’adeguata pianificazione e gestione, nonché un costante monitoraggio delle attività. Inoltre, è essenziale coinvolgere attivamente la comunità nel processo decisionale e nell’implementazione delle politiche di gestione dei rifiuti, al fine di promuovere un senso di responsabilità condivisa e un’effettiva partecipazione civica.
Già … la partecipazione civica … cosa che nell’utente medio – e il vicentino medio non fa eccezione – difetta parecchio e preclari esempi sono sotto gli occhi di tutti.
Il punto di raccolta di Via Genova – zona tra le più “sensibili” della nostra città e non nell’accezione più positiva del termine – è in questo senso paradigmatico.
Posizionato giusto sul cammino che gli studenti devono percorrere dalla stazione agli istituti scolastici di Corso San Felice è di fatto una discarica a cielo aperto perché molti, troppi, di coloro i quali conferiscono lì i rifiuti – magari anche separati per tipologia, per carità – si limitano semplicemente ad abbandonarli accanto ai contenitori preposti.
A loro minima discolpa si potrebbe dire che ci dovrebbe essere un girone infernale riservato ai progettisti di alcuni di questi “bidoni ed evidentemente avvezzi a gettare nulla di più grande di un fazzoletto di carta nel cestino del bagno lasciando il grosso ad un valletto o ad una cameriera.
Il cassonetto della plastica – che generalmente non viene conferita tutti i giorni, accumulandosi in casa magari per una settimana arrivando a sacchi di volume considerevole perché ‘puzza meno’ – ha un’apertura nella quale non passa neppure la mano di un bambino, figuriamoci un sacco condominiale.
La campana del vetro e quella della carta sono invece di facilissimo utilizzo, eppure anche in questo caso si preferisce circondarle di buste – ovviamente di plastica – piene di bottiglie e barattoli o di documenti triturati in strisce che al primo soffio vi vento prendono il volo come coriandoli che festeggiano il carnevale degli imbecilli.
Ovviamente tutto questo avviene pressoché in tutte le povere isole ecologiche.
Se penso che nella Germania ancora divisa degli anni Ottanta il vetro si differenziava anche per colore – trasparente-verde-marrone – mi scende una lacrima di ammirata nostalgia.
In tempi più recenti a Copenaghen è stato costruito, in pieno centro città, un termovalorizzatore che è stato ricoperto di terra ed erba facendolo diventare una collina ecologica al servizio della cittadinanza e dell’ambiente.
Tornano a Vicenza… ulteriore nota stonata, sempre riguardo a Via Genova e alle altre isole ecologiche, è l’orrenda difformità dei contenitori, che unità alla spaventosa inciviltà dei “conferitori” finisce per creare un mix letale.
La soluzione ci sarebbe: interrare tutto – come si vede non solo in Trentino Alto Adige, ma anche in altre città come Tours o Nizza – creando delle isole davvero virtuose.
Un progetto simile per Vicenza c’era già, pianificato dalla precedente giunta Rucco: bisognerebbe riprenderlo, potenziarlo e cercare la soluzione estetica migliore possibile, una soluzione che renda giustizia alla città del Palladio.
Qui da noi mi accontenterei almeno si usassero i cestini della carta, si raccogliessero le deiezioni canine, e che almeno una volta su dieci si facesse centro nel cassonetto metallo-plastica.