Italia campione, spinta per lo sviluppo del Paese
di Marco Osti
La Nazionale italiana di calcio ha vinto la finale del campionato europeo contro l’Inghilterra, di fronte a una tifoseria che si è dimostrata ostile e arrogante.
L’immagine di un Paese che, di fronte alla pandemia, ha inizialmente agito con la spocchia populista di lasciare circolare il virus, indifferente ai drammi umani e sociali che avrebbe creato, soprattutto su anziani e più fragili. Per poi doversi velocemente ricredere.
Un Paese che ha scelto l’isolazionismo dall’Unione Europea, contrario ai principi solidaristici e di condivisione dei problemi alla base della visione comunitaria e basilari per costruire decenni di pace dopo la Seconda Guerra Mondiale, dimenticandone la lezione di sostegno reciproco tra i popoli liberi che consentì di sconfiggere il nazismo.
Un Paese che durante l’Europeo ha trasferito sul calcio la sua convinzione di supremazia a livello sociale, economico e politico, rivendicando con superbia di avere inventato il gioco, ma dimenticando che nello stesso a livello nazionale ha prevalso solo una volta, nel 1966.
Un atteggiamento di arroganza che si scontra con quest’epoca drammatica e tragica per il pianeta, nella quale il dolore e l’emergenza sanitaria hanno sconvolto le vite di tutti, ma si sono abbattuti con maggiore forza sulle persone più fragili e deboli, facendo comprendere, fin dai primi mesi della pandemia, quanto avesse valore una coscienza sociale e unita per superarli.
Come sempre le difficoltà e le disgrazie misurano la capacità e la sensibilità di reagire delle persone e dei popoli e come lo fanno definisce anche la loro condizione umana e culturale.
In tutto ciò l’Italia ha offerto al mondo una forza di reazione e morale che è stata di esempio.
Lo ha fatto dai primi giorni dopo la diffusione del virus, lanciando un allarme e una richiesta di sostegno all’Europa e al mondo, che per intere settimane è stato ignorato, sebbene fosse concreto e corretto seguirlo, come ha dichiarato la presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen lo scorso maggio, nel discorso sullo stato dell’Unione 2021.
Lo ha fatto richiamando le istituzioni comunitarie a condividere le politiche sull’immigrazione.
Lo ha fatto da protagonista, sempre in Europa, quando ha spinto e ottenuto perché venissero destinate risorse ai Paesi dell’Unione Europea, per investire sul futuro e superare la crisi determinata dalla pandemia.
Lo ha fatto presentando un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ha avuto piena approvazione e riscuote l’appoggio della Commissione Europea, come dichiarato dalla stessa presidente Von Der Leyen, che ha anche detto: “So che gli italiani hanno vissuto tempi molti duri, ma vi siete sostenuti gli uni con gli altri e siete riusciti a uscire dalla crisi, ispirando un intero continente”.
È in questo scenario che il nostro Paese sta ottenendo successi anche in campo sportivo, vincendo a livello internazionale con le sue squadre di club, come nella pallanuoto, con le squadre nazionali, come nel basket, con la vittoria in casa della fortissima Serbia e la qualificazione alle Olimpiadi dopo 17 anni.
Domenica 11 luglio è stata la consacrazione di questa situazione, con le finali giocate dall’Italia del calcio e da Matteo Berrettini a Wimbledon, dove ha perso con il migliore al mondo, ma ha dimostrato che il tennis del nostro Paese, con lui e i molti altri presenti stabilmente tra i primi al mondo, può guardare a un futuro di successi, individuali e come movimento sportivo.
I risultati politici, economici e sportivi finora ottenuti non hanno per ora cambiato nulla.
L’Italia resta pervasa da tensioni sociali e nel mondo del lavoro enormi, nelle quali donne e uomini vengono lasciate senza lavoro con un semplice sms; da ingiustizie e diseguaglianze insopportabili, in cui il più debole è destinato a soccombere e all’emarginazione; da egoismi e populismi inaccettabili, come quelli di chi rifiuta la vaccinazione senza considerarne l’importanza per la salute pubblica e chi alimenta certe derive per puro opportunismo politico; dalla negazione di diritti e dignità a chi è considerato diverso.
C’è però un’Italia che riesce a emergere e mostrare la sua parte migliore, quando sa valorizzare i suoi talenti e porre le capacità, il senso del dovere, la disponibilità, l’umiltà, l’impegno e la passione dei singoli, a partire dai migliori, al servizio di un bene collettivo.
È successo quando la politica, di fronte alla tragedia, ha guardato agli interessi complessivi con lungimiranza e coraggio, dando dimostrazioni di competenza e dignità all’Europa ed è successo nello sport, fino all’apoteosi della vittoria della Nazionale di Mancini, basata proprio su quei baluardi di principi e coesione.
Un futuro di sviluppo economico e sociale del Paese si può quindi costruire, se ogni cittadino saprà valorizzare questi esempi ed evitare che restino piccole gioie senza prospettiva e di poco valore.