Jesolo: l’estate violenta sul litorale, meglio turismo d’assalto o di qualità?
Qualche giorno fa mi è capitato di ritrovare un vecchio amico d’infanzia e sua moglie, e parlando del più e del meno, che quasi sempre per persone attempate come noi vuol dire anche spaziare nei ricordi degli anni più verdi, mi diceva che a luglio aveva soggiornato in quel di Jesolo.
Sapevo che il mio amico è da sempre un habitué delle spiagge jesolane, che ha sempre apprezzato in modo particolare.
Ma stavolta l’ho visto un po’ perplesso, e mi ha fatto capire che l’anno prossimo, sempre a Dio piacendo, probabilmente cercherà un’altra località marina dove passare i mesi estivi.
Mi ha anche detto che non era il solo a pensarla così, e che altre persone che frequentano Jesolo da anni e anni gli avevano manifestato la stessa intenzione di “cambiare aria”.
Avrete certamente capito che non sto parlando di giovani che sono alla ricerca continua di nuove località, di nuove esperienze turistiche, bensì di un turismo familiare, fatto di persone di una certa età, abitudinari, affezionati alla spiaggia che frequentano spesso da lustri.
Incuriosito ho chiesto: “ma perché non vi trovate più bene a Jesolo?”
Al che la coppia di amici mi ha risposto “Cosa vuoi, avrai certamente letto degli episodi di teppismo, delle aggressioni, delle scazzottature, financo delle sparatorie, avvenuti in luglio a Jesolo, e francamente tutto questo ci ha preoccupato, per cui se alla sera può diventare pericoloso fare quattro passi o sedersi all’aperto in un bar, forse è meglio optare per località un po’ più tranquille”.
Sicuramente una rondine non fa primavera, e di conseguenza non sono in grado di affermare che si prospetti una fuga di villeggianti da Jesolo per motivi di sicurezza, ma è indubbio che i fatti cui facevano riferimento i miei coetanei sono realmente accaduti, e non si è trattato di bazzecole, visto che dopo l’ennesimo episodio è intervenuto addirittura il Presidente de Veneto Luca Zaia con queste parole: «Mi rifiuto di pensare che l’immagine di una qualsiasi località veneta possa essere omologata al Far-West, alla notizia di aggressioni e ad altri fatti come quelli a cui abbiamo assistito a Jesolo. Verso simili fenomeni e verso i responsabili è indispensabile pugno di ferro e tolleranza doppio zero. Faccio mio l’invito alle già efficienti Forze dell’ordine, la cui abnegazione è eccezionale, a essere ancora più presenti e incisive. Sono pienamente consapevole dei limiti dettati dai problemi di organico o legati ad altre problematiche; a questo punto chiedo che si valuti anche di impegnare l’Esercito a garantire la sicurezza nei nostri centri”.
Si può certamente discutere sulla reale efficacia di una eventuale presenza dei militari a presidio delle piazze e delle strade di una località balneare, ed io qualche perplessità ce l’ho, ma se Luca Zaia si è sbilanciato in questo senso vuol dire che è seriamente preoccupato per i danni di immagine che questi gravi episodi possono avere sull’attrattività di una Regione che vanta 32 milioni di presenze turistiche annue, per un fatturato di 18 miliardi di euro.
Pur non volendo assolutamente minimizzare quanto avvenuto a luglio a Jesolo, credo sia giusto riconoscere che quello della sicurezza, ed io direi senza tema di smentite dell’ordine pubblico, non è un problema solo del litorale veneto.
Basta allargare lo sguardo, e scorrere le cronache di tutta Italia per constatare che a Civitanova Marche, a Palermo, a Pesaro, ma un po’ in tutte le località di mare imperversano i fenomeni sia della violenza minorile e delle baby gang, sia delle lotte fra bande di spacciatori per il controllo delle piazze di smercio degli stupefacenti.
Non c’è stagione che tenga per le bande criminali di periferia che, dopo aver seminato il panico nei centri metropolitani, d’estate si spostano verso le località balneari delle coste italiane, e nel nostro caso venete.
Non è questo il luogo per un’approfondita discussione sul disagio esistenziale di molti nostri ragazzi, e sulla difficoltà di integrazione dei giovani di seconda generazione di origine africana od extracomunitaria, che sfociano entrambi in episodi di bullismo, devastazioni, violenza gratuita, aggressioni.
Ed a quest’ultimo riguardo sono piuttosto scettico che sia sufficiente il semplice riconoscimento della cittadinanza italiana (ius culturae), caldeggiata dalla sinistra, per fare di questi ragazzi dei cittadini modello, perché a mio avviso l’appartenenza ad un popolo e ad un modello culturale non si acquisiscono con un mero pezzo di carta.
Tornando a Jesolo ed ai miei amici, io penso che comunque una riflessione andrebbe comunque fatta soprattutto dagli operatori economici e turistici anche relativamente al modello di sviluppo turistico scelto fin dagli anni ‘80.
Perché se si sceglie un modello basato sulla mondanità, sulla vita notturna, sugli spritz a qualsiasi ora, sulle discoteche (anche se il loro numero è ormai drasticamente calato), sullo sballo, sul numero piuttosto che sulla qualità del turista, non si può poi meravigliarsi se si è arrivati agli eccessi che giustamente preoccupano Luca Zaia.
In altre parole non si può fare le vergini violate, invocando l’invio di poliziotti e carabinieri, dimenticando che la situazione attuale è il risultato di anni in cui a tanti ha fatto comodo voltarsi dall’altra parte, e fingere di non vedere i problemi che anno dopo anno crescevano e si cronicizzavano.
Altre località marine del Veneto hanno fatto scelte diverse, puntando su un turismo più ordinato, più contenuto e meno caotico, più familiare, più ecologico, un turismo sicuramente meno “attrattivo” per il mondo delle gang giovanili, magari anche meno “remunerativo”, e ora soffrono di meno il fenomeno della violenza diffusa.
Non voglio certo fare pubblicità gratuita, perché non ho alcun interesse personale al riguardo, ma ad esempio Rosolina Mare, località talvolta denigrata, e comunque non inserita fra quelle più gettonate dai ragazzi della movida, rappresenta un modello in cui trascorrere le proprie vacanze al di fuori dei rumori, della caciara, della musica sparata, delle invasioni serali moleste.
E spiagge come Rosolina ce ne sono altre!
Ogni scelta ha i suoi pro ed i suoi contro, ma l’importante è essere consapevoli che un turismo sano e responsabile può esistere, e agire di conseguenza.