17 Ottobre 2022 - 7.43

L’ insostenibile leggerezza dell’IRPEF

Il risultato delle elezioni politiche e il tracollo della Lega nel Veneto, con un messaggio in bottiglia molto chiaro nel travaso di consensi da un contenitore all’altro del Centrodestra, ci sta facendo vedere un volto inusuale nella narrazione del Carroccio cui ci avevano abituati i dirigenti padani degli ultimi trent’anni. Il cruccio di ogni cronista è sempre stata l’impenetrabilità del movimento, sempre bocche cucite, sempre discorsi evitati e commenti disponibili solo sugli altri partiti, ma sulla Lega è sempre stato quasi impossibile raccogliere sfoghi o soffiate da dentro sui regolamenti di conti tra leader e loro pretoriani. Ma questa stagione è già stata archiviata dai leader della Lega, e basta scorrere le cronache venete per vedere cosa sta diventando il movimento fondato da Umberto Bossi.

La cartina di tornasole del clima interno al Carroccio si vede in queste settimane sulle vicende dell’autonomia del Veneto e sulla probabile applicazione dell’Irpef regionale. Così mentre i pretoriani del presidente Zaia fanno quadrato intorno al capo, altri leghisti sollevano dubbi sulla scelta del momento per mettere a terra l’irpef regionale, e il primo a scendere in campo è Massimo Bitonci, in prima linea da sempre sul fronte delle battaglie fiscali del Carroccio e con un posto prenotato al governo in definizione in questi giorni. Per Bitonci non è il momento di tassare il Veneto, se si va verso un aumento generalizzato delle bollette, un’altra spesa non sarebbe tollerata. Dall’altro versante si risponde che l’IRPEF servirebbe proprio ad aiutare le famiglie in difficoltà, ma ecco arrivare la freccia avvelenata diretta al Governatore più amato d’Italia che insinua il dubbio che in realtà il gruzzolone che si rastrellerebbe con l’applicazione dell’IRPEF servirebbe a ripianare il buco della Pedemontana, l’autostrada di Zaia di cui si continua a contestare il costo elevato del pedaggio, motivo per cui sarebbe pesantemente in perdita.

Insostenibile per una parte della Lega, opportuna per un’altra, ma in questa leggerezza con cui si mettono in piazza i duelli fra leader del Carroccio, il rischio che alle prossime elezioni la sorpresa alle urne sia ancora più amara di quella del 25 settembre è molto alto, ai veneti che li hanno votati per vent’anni non piacciono le baruffe in piazza, sia pure profondamente e venetamente chiozzotte.

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