5 Aprile 2024 - 9.36

La battaglia di “lady Harry Potter” contro il woke tossico

Scozia: ora attenti a dire che i sessi sono due! La battaglia di “lady Harry Potter” contro il woke tossico.

Umberto Baldo

Il 12 giugno dell’anno scorso Tviweb ha pubblicato un mio pezzo dal titolo “LGBTQI+ Cosa Significa?”, nel quale cercavo semplicemente di decrittare il significato di quell’acronimo che allora non mi era del tutto chiaro.   

Se siete interessati, magari perché anche a voi quella sigla risulta un po’ arcana, qualche risposta la potrete trovare accedendo a questo indirizzo: https://www.tviweb.it/lgbtqi-cosa-significa/

Qualche giorno fa, leggendo la notizia di cui parlerò più avanti, sono riandato con il pensiero agli anni della mia formazione scolastica.

E’ vero che ho frequentato il Liceo e mi sono laureato nello scorso millennio, ma vi assicuro che fra i miei compagni di classe e di corso non c’erano né Averroè né Avicenna.

E ricordo bene che studiando scienze e biologia ci veniva insegnato che esistono due sessi, maschile e femminile, ciascuno portatore di caratteristiche differenti e complementari, secondo un programma ben definito dal patrimonio cromosomico-genetico.

Senza volersi calare troppo nello specifico,  questa differenza fra maschio  e femmina deriva dal patrimonio genetico, dai cromosomi, che abbiamo ereditato dai nostri genitori.     La mamma ci ha trasmesso 22 autosomi ed un cromosoma sessuale X tramite il gamete femminile, l’ovocita o cellula uovo, mentre il papà, assieme ai suoi 22 autosomi, ci ha dato un cromosoma sessuale, che può essere X o Y, tramite il gamete maschile, lo spermatozoo.

Due i risultati possibili: 46XX=Femmina, 46XY=Maschio. 

A quanto ne so, pur in presenza di continui studi ed approfondimenti compiuti dalla Scienza, l’identità sessuata di ogni essere umano, sul piano della biologia, non lascia comunque spazio ad interpretazioni personali o a scelte individuali.

Diverso il discorso se si passa dall’ identità sessuata (ripeto trattasi del dato irriducibile di essere uomo o donna; derivante dall’assetto cromosomico delle cellule somatiche XX, XY), all’identità sessuale, che non sono affatto sinonimi.

L’identità sessuale attiene infatti alla dimensione individuale e soggettiva del percepirsi sessuati, ed è l’esito della complessa interazione tra aspetti bio-psico-socio-culturali di un individuo. 

Da decenni varie discipline medico-scientifiche stanno studiando ed approfondendo questa materia, anche sulla base di spinte di carattere socio-culturale.

Ed è in particolare la teoria del “Gender” ad aver innescato dibattiti, scontri,  e finanche interventi legislativi. 

Ricordo che con il termine “Gender” (genere) comunemente si intende una libera scelta soggettiva ed individuale, variabile nel tempo, che ogni uomo o donna compie sulla base della percezione che egli ha di se stesso; in modo che si può biologicamente appartenere ad un determinato sesso, ma scegliere per sé un diverso genere, modificabile in qualsiasi momento.

Stante questa “costruzione teorica”, si è passati nel giro di pochi anni dalla possibilità di scelta fra cinque generi (LGBTQI+, di cui parlavo nel mio pezzo citato all’inizio) a variabili sempre maggiori; e non può essere che così considerato che, se il principio che regola la scelta è l’assunto di una percezione di sé in continua mutazione e variabilità, ne consegue che le opzioni dei “generi” devono essere numerose e teoricamente senza limiti, fino ad arrivare alla teorizzazione delle cosiddette “identità fluide”. 

Cosa volete che vi dica?

Se essere convinto che gli esseri umani fin dalla notte dei tempi sono sempre stati divisi in “uomini” e donne” vuol dire essere vecchio, vuol dire essere arretrato, ebbene sì, sono vecchio ed arretrato.

Badate bene che io non ho alcun rimpianto, ci mancherebbe, dei tempi in cui gli omosessuali erano presi in giro, considerati dei “diversi”, finanche dei “malati”, ed ogni dialetto aveva un termine oggettivamente dispregiativo per individuarli (ve ne ricordo alcuni; culattoni, busoni, recchioni, finocchi, invertiti, ecc.).

Erano senza dubbio atteggiamenti e comportamenti offensivi, ingiusti ed anche persecutori, ed io,  da buon liberale, sono  sempre stato assolutamente convinto che qualunque persona meriti ogni rispetto ed ogni tutela indipendentemente dal suo essere, o delle sue preferenze sessuali.

Ma questo non vuol dire che certe “forme”, che io considero per la verità anche sostanza, non vadano in qualche modo salvaguardate.

Faccio un paio di esempi.   Non credo sia accettabile per le donne vedere entrare nei bagni a loro riservati qualcuno dotato di attributi sessuali maschili semplicemente sulla base di una sua dichiarazione di sentirsi “femmina”.

E analogamente non credo sarebbe opportuno introdurre nelle carceri femminili individui fisiologicamente maschi ma autodefinitisi femmine, magari facendoli convivere nella stessa cella.

Per non dire che sarebbe ingiusto, e falsante, far concorrere nello stesso sport donne e “uomini che si dichiarano donne”.  

Non è bigottismo un tanto al chilo, secondo me, ma semplicemente buon senso.

Il parossismo lo si raggiunge poi quando a mettere le mani alla materia sono gli Stati. 

L’ultimo in ordine di tempo è la Scozia, nella quale dal 1 aprile è entrato in vigore lo Scottish Hate Crime and Public Order Act,  una nuova legge che, rafforzando la legislazione già esistente,  estende il reato di incitamento all’odio, finora contemplato soltanto per i casi di razzismo, anche a chi esprime idee contrarie all’identità di genere.

Non so se vi sia chiaro fino in fondo, ma questo significa che, ad essere punito e perseguito legalmente (con pene fino a 7 anni di carcere) non sarà soltanto chi molesta o aggredisce le persone su una base discriminatoria, ma pure chi sosterrà che i sessi siano soltanto due, ovvero non condividerà la teoriadel “Gender”.

Non tutti nella terra dei kilt sono d’accordo, efra i critici della legge ci sono non solo il mondo femminista, ma anche il primo ministro britannico, Rishi Sunak,  che ritiene, a mio avviso giustamente, che il nuovo testo rappresenti un rischio per la libertà di espressione.

Ma fra le più accanite avversarie della nuova normativa c’è la “mamma di Harry Potter”, la scrittrice JK Rowling.

La romanzieragià da diversi anni è impegnata in una battaglia a difesa della realtà del sesso biologico e dei diritti delle donne, e dopo essersi opposta alla causa degli attivisti transgender,  adesso  si è scagliata contro questa legge che, secondo il suo pensiero, «aprirebbe ad abusi da parte degli attivisti che vogliono mettere a tacere chi di noi denuncia il pericolo di eliminare gli spazi riservati alle donne».

E la sua opposizione non la manifesta solo a parole, in quanto ha dichiarato che, essendo al momento all’estero, non vede l’ora di essere arrestata non appena rientrerà nella “Culla dell’ Illuminismo scozzese” (sic!). 

Come vi accennavo, la Rowling è da sempre una punta di diamante della resistenza all’avanzare delle teorie “Gender”, e per questo è da tempo nel mirino delle critiche degli attivisti per i diritti delle persone transgender, in special modo dopo che su Twitter aveva definito donne soltanto “le persone col ciclo mestruale”, escludendo dunque le transessuali.

Capisco che di questi tempi, e con un Occidente che sembra impegnato a stravolgere valori e principi millenari, diventa difficile anche solo immaginare dove si potrà andare a finire.

Mi limito ad osservare che fino a qualche anno fa, l’idea che si nasce maschi o femmine, che i primi hanno cromosomi XY e le seconde XX, che la differenza sessuale è biologica e reale, che soltanto le donne possono dare alla luce un bambino, era talmente ovvia da non meritare neanche di essere discussa o ribadita. 

Poi, in maniera inesorabile, ha iniziato a farsi strada una nuova teoria, quella del Gender; in base alla quale il sesso “percepito” è diverso da quello biologico, e donna, uomo o “altro” adesso si diventa, non si nasce. 

Fino ad arrivare alle recenti norme scozzesi i base alla quali chiunque difenda il matrimonio uomo-donna, la Bibbia o la sessualità biologica, può rischiare sino a sette anni di carcere.

Il problema vero a mio avviso non sta nella teoria in sé, ma nel fatto che spesso i toni ed i metodi usati da questi nuovi “sacerdoti del Gender” sono molto simili a quelli a suo tempo usati dalla famigerata Santa Inquisizione, con la pretesa di imporre una dittatura di pensiero, e di perseguire di chi non vuole abbracciare la nuova “fede”.

A quando i nuovi Giordano Bruno?

Umberto Baldo

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