16 Agosto 2022 - 18.35

La decrescita felice del PD senza parlamentari

Il PD vicentino lascia l’unico spazio di rappresentanza parlamentare a Enrico Letta. 

Non sarà Giacomo Possamai il capolista del proporzionale e non lo sarà nemmeno Achille Variati. Per non parlare dei tanti aspiranti ad una promozione a Montecitorio come Chiara Luisetto, uscita sconfitta dalla prova delle Regionali, o di Angelo Guzzo. Il racconto è, come al solito, un copione prestabilito che lavora esclusivamente sulle emozioni e ben poco sulla politica. Del resto quando hai torto – dura spiegare ai militanti del PD che Vicenza non esprimerà il parlamentare – è meglio fare la vittima che esplicitare le contraddizioni di cui anche i democratici sono pieni. Da una parte c’è il Vangelo ufficiale regalato in esclusiva al popolo dem, dall’altra quello apocrifo che racconta tutta ‘nata storia, come cantava Pino Daniele.  

Possamai rinuncia al seggio per occuparsi del “territorio”, sceglie il cuore – Vicenza e il Veneto – e lascia da parte il cervello, epperò il suo primato sul capolistato lo esercita eccome, calando l’asso di briscola, non quello di cuori, per tappare la crescita di qualsiasi altra leadership vicentina che non sia la sua, visto che Enrico Letta – che verrà eletto a Vicenza – non potrà andare in altri collegi in cui sarà candidato per i complessi meccanismi premianti di un Rosatellum che farebbe venire il mal di testa anche a Massimiliano Cencelli. La rinuncia di Possamai, incrociata con l’imposizione di Enrico Letta al posto suo, chiude la porta all’opzione Variati, che almeno vicentino lo è e che a Roma e all’UPI si è fatto notare per l’incisività e l’attualità delle proposte sulla riforma delle province, per l’attenzione allo status dei sindaci, dal terzo mandato per i comuni sotto i 15mila abitanti all’adeguamento dei loro stipendi. E infatti l’ex Sottosegretario all’Interno si è affrettato a dichiarare anche la sua di rinuncia al Parlamento, perchè l’arrivo di Carlo Calenda a Roma gli consentirà di subentrare al leader di Azione a Bruxelles, quindi dopo la rinuncia di Giacomo arriva quella di Achille. Quindi tolto Possamai e Variati il PD vicentino non ha nessun altro da mandare a Montecitorio? O non vuole che ci vada nessun altro?

Il racconto si ferma qui con tutti i dem in silenzio – si segnala un unico squillo di rivolta dal sindaco di Sarcedo, Luca Cortese, che protesta attraverso un post su Facebook molto onesto e molto autentico – di fronte al privilegio di avere in terra berica il capo del PD candidato e sicuramente eletto. 

Sulla capacità di vendere aria fritta, tanto di cappello, perchè far sembrare l’arrivo di Letta e l’esclusione della rappresentanza vicentina a Montecitorio come una vittoria dei dem veneti è un capolavoro, che raggiunge la perfezione con l’esilio organizzato per Variati in Europa e lo stop alle ambizioni di chiunque altro. No Luisetto, cose si diceva, ma no anche ai sindaci PD o a illustri ex come Stefano Fracasso che è tornato da tempo ad insegnare nel suo liceo di Arzignano. 

Rimane il dubbio che stiamo assistendo ad un’occupazione militare del PD vicentino che sta subendo la metamorfosi già vista nel livello nazionale, una federazione di correnti e di interessi che si intrecciano e che lavora sulla propria continuità come partito specchio del potere che incarna o rappresenta, posizioni politiche ben poco di sinistra ed una grande attenzione ai soliti temi dei diritti civili, da quelli di genere a quelli sull’immigrazione. 

Nulla di scandaloso, “è la politica bellezza!”, solo che in tutta questa narrazione, che annebbia i contorni imbarazzanti ed esalta le emozioni delle vittime della politica della rinuncia, in una versione aggiornata di spirito francescano non richiesto ma diffuso ai quattro venti, rimane un dato oggettivo che nessun racconto edulcorato dalle agenzie o dalla stampa può spiegare, dal 25 settembre prossimo Vicenza non avrà nessuna rappresentanza parlamentare targata PD. 

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