La Grande Bellezza nella Vicenza del fare
Dopo quattro anni e mezzo e con la scusa del monumento agli Alpini di fronte alla Stazione, il centrosinistra vicentino si riscopre esteta. Si fa allora un riassunto del brutto e dell’incompiuto per trollare il Centrodestra e, soprattutto, adescare la stampa che nella maggior parte dei casi non ha il tempo di decodificare i codici bizantini della politica.
Proviamo quindi, senza pretese, a mettere in ordine i fatti e le considerazioni connesse.
Negli ultimi trent’anni, o giù di lì prendendo come punto di partenza la cosiddetta Seconda Repubblica, a Vicenza l’alternanza è stata reale. Tre anni di Centrosinistra con Marino Quaresimin, dieci di Centrodestra con Enrico Hullweck, dieci di nuovo con il Centrosinistra di Achille Variati, ora siamo alla fine del primo mandato di Francesco Rucco. Ciò che distingue i due schieramenti, al netto di altro su cui si potrebbe scrivere un libro, è soprattutto l’ossessione a destra del fare, una concretezza che a volte penalizza il risultato, quindi anche l’estetica, e l’ossessione contraria della sinistra del discutere e della paura della critica che arriva, immancabilmente, proprio dal popolo della sinistra. Se andiamo a vedere il dato oggettivo Basilica ristrutturata a nuova bellezza, Teatro Comunale, Polo Universitario di Viale Margherita e Tribunale parlano da soli. Belli o brutti che siano. Ma ci sono. Ora Rucco sta mettendo a terra, lo sviluppo universitario di San Biagio e il recupero della Borghesi, la nuova Bertoliana a Santa Corona, la rigenerazione di Campo Marzo e la nuova vocazione di Palazzo Thiene recuperato ai vicentini. Il risultato si vedrà tra qualche anno, ma il percorso è iniziato.
Il Centrosinistra non può vantare nessun risultato di questa portata, del resto il mantra che girava ai tempi di Variati era addirittura quello di disarticolare il valore delle opere realizzate da un’amministrazione in favore del miglioramento dei servizi. E’ un punto di vista rispettabile se lo si può misurare positivamente. Ma i servizi non sembra siano così cambiati tra un’amministrazione e l’altra. Eccezion fatta per le mostre pop di Goldin finanziate da Cariverona e dall’accordo con il sindaco di allora, Flavio Tosi.
Viene facile allora porre uno spunto di riflessione in risposta a quella di Federico Formisano e Sandro Pupillo, che fanno oggi la morale a Francesco Rucco e Simona Siotto sulla Bellezza.
Siamo d’accordo. Non tutto ciò che viene realizzato in città è il meglio dal punto di vista estetico, ma sarebbe intellettualmente onesto riconoscere con altrettanta chiarezza che si sta discutendo di qualcosa di fatto o che si sta per fare.
Per discutere sul nulla dobbiamo aspettare il prossimo sindaco dem.
Ma discutere sul nulla è un ossimoro, certo sarebbe piaciuto al romanzo che Flaubert avrebbe voluto scrivere, citato più volte da Jep Gambardella nella Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, e dovrebbe piacere ancora di più a questo Centrosinistra riscopertosi esteta alla ricerca della Grande Bellezza che non trova quando governa, ma contesta quando sta all’opposizione di chi, bene o male, le cose le fa.