1 Marzo 2022 - 10.28

La guerra in Ucraina fa evaporare la tragedia del Covid

di Umberto Baldo

Conosciamo tutti le “leggi della cronaca”, norme non scritte seguite da giornali e media, secondo cui quando una notizia “buca” ci si butta a capofitto, relegando tutto il resto in secondo piano.
Un esempio eclatante lo abbiamo visto negli ultimi giorni, quando la guerra in Ucraina, ritengo giustamente, ha messo la sordina al tormentone che ci aveva accompagnato per più di due anni.
Debbo confessarvi che la cosa non mi ha stupito, ma mi ha comunque colpito la velocità con cui il Covid sui media è diventato un problema dimenticato, quasi il virus non fosse più presente fra noi.
Questa repentina sostituzione della pandemia con la guerra non può non far riflettere.
E per rendersene conto basta sfogliare un qualsiasi giornale.
Fino ad una settimana le prime sette/otto pagine erano occupate da notizie riguardanti i vaccini, il tasso di infezione, le terapie intensive, il passaporto vaccinale, le chiusure e le aperture, i No Vax ed i No Green Pass, e quant’altro riguardasse la pandemia.
Oggi le stesse pagine sono piene di analisi, reportage, interviste, relativi all’aggressione russa all’Ucraina.
Non si può non chiedersi: ma allora la percezione di cosa sia importante non dipende dalla nostra sensibilità, ma da quello che decidono i mass media?
A questo punto si aprirebbe l’annoso discorso sul potere dei media di influenzare il nostro pensiero, fino a condizionarlo. Ma non basterebbe una biblioteca per affrontarlo.
A dirvela tutta, pur non essendo certamente contento delle tensioni belliche nel cuore dell’Europa, il non vedere più le cronache del coronavirus al centro dell’attenzione mediatica mi ha dato un certo piacere.
Non so voi, ma ero stanco di vedere in televisione e sui media sconosciuti di rango ricercatissimi da conduttori e giornalisti in cerca di analisi lampo sui dati dell’epidemia.
Ero stanco di virologi diventati gli oracoli via etere di questi due ultimi anni, scanditi da numeri, vocaboli medici, e proiezioni attorno al Covid ed alle sue conseguenze.
Ero stanco di questi guru ora prudenti, ora riflessivi, ora allarmistici, ora pessimisti, ora ottimisti, che alla fine più che chiarire le idee le rendevano, se possibile, ancora più confuse.
Ero stanco della liturgia dei bollettini quotidiani, del conteggio contagi-guariti-vittime, delle manifestazioni dei talebani del No vaccino e del No Green Pass, e dei loro deliri antiscientifici.
Meglio la guerra allora?
No, assolutamente no!
Sarebbe stato meglio un diversivo meno cruento, ma comunque in grado di alleggerire la pressione mediatica del Covid.
Comunque sia, è un dato fatto che per la prima volta, da oltre due anni, il Covid è stato messo da parte, oscurato da un conflitto che non riguarda solo Russia e Ucraina, ma tiene tutti noi con il fiato in sospeso.
E non è solo una percezione.
Nei talk show i vari Burioni, Galli, Pregliasco, Capua, Crisanti, Ricciardi, Viola, Locatelli, Brusaferro, Bassetti, da padroni incontrastati della narrazione dell’epidemia, hanno lasciato il campo ai giornalisti, agli esperti di politica internazionale, agli inviati speciali, agli economisti, ai politologi ferrati nelle problematiche del mondo post sovietico e dei nuovi equilibri mondiali.
Sono loro le nuove star mediatiche, chiamate a spiegarci le cause della guerra, a segnalarci i rischi, a interpretare le mosse ed il pensiero di Putin, e se possibile fornirci anche qualche messaggio tranquillizzante.
Parallelamente negli ultimi giorni sono cambiate anche le parole chiave molto ricercate su Google.
Google Trends, l’applicazione che misura l’intensità delle ricerche relativamente ad un determinato argomento, conferma infatti che sono Ucraina, Donbass, Putin, le parole più ricercate, mentre sono decisamente fuori dal podio termini quali Covid, Coronavirus, Covid 19.
La svolta è avvenuta lunedì 21 febbraio, quando “lo zio Vladimir” ha riconosciuto le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, e successivamente il rapporto fra le parole Ucraina e Covid si è posizionato su 100 a 3.
Putin, guerra ed energia sono ora i tre macro-temi che emergono con maggiore forza nelle conversazioni: si percepisce che il timore più diffuso fra i navigatori è quello di una “guerra globale” che possa in qualche modo bloccare nuovamente la vita delle persone dopo l’emergenza Covid. E sicuramente la messa in allarme del dispositivo russo di deterrenza nucleare, deciso dallo “zar di Mosca”, ha ulteriormente acuito il disagio.
Non è quindi un caso se, su un social network molto popolare come Twitter, l’hashtag #worldwar3 è oggi tra i trending topic (temi in primo piano) più diffusi.
Quindi, la crisi in Ucraina sta preoccupando più del virus, e sta stimolando in rete un dibattito nettamente maggiore rispetto all’argomento della pandemia, che ha monopolizzato le conversazioni dell’ultimo biennio.
Ed i No vax come l’hanno presa? Hanno accettato supinamente che le loro proteste non facciano più notizia, e siano quindi sparite dalle prime pagine e dalle cronache in genere?
Assolutamente no!
A quanto segnalano i Servizi, sembra che i siti che negli ultimi due anni si sono “specializzati” in messaggi negazionisti sul Covid, ed in informazione false riguardo ai vaccini, ora alimentino la propaganda pro Russia in Italia, trasformandosi così in volani per fake news, tipo che gli “aggressori sono gli ucraini e non i russi”, o che “i giornalisti sono con casco e giubbotto antiproiettile, l’abito ufficiale della modalità guerra, proprio come quando sono con le mascherine, mentre dietro i cittadini ucraini serenamente fanno la coda all’ufficio postale”.
E qualche gruppo di attivisti No Green Pass non si è neppure negato la consueta manifestazione, come a Trieste qualche giorno fa, con 400 persone dietro a uno striscione tanto vago quanto controverso, su cui era scritto “No alla guerra – contro chi tiene la gente col fuoco – contro chi ha in mano il gioco – no green pass no Draghi”.
Al corteo non ha fatto mancare la sua presenza anche Fabio Tuiach, l’ex consigliere comunale di Trieste ed ex portuale no vax, che ha sfilato sventolando fieramente una bandiera russa.
Come si vede quindi il tentativo di questa galassia è quello di accreditare Vladimir Putin come un baluardo anti vax, il che è ridicolo, patetico, grottesco, puerile.
Penso si possa concludere che non è la “voglia di Covid”, meglio la voglia di contestare vaccini e pass vaccinale, che è venuta meno; sono i media che non danno più nessun spazio, nessuna copertura, a questi irriducibili.
Ovviamente ci auguriamo che Putin rinsavisca, e chiuda la follia in Ucraina.
Se il prezzo da pagare sarà un ritorno di epidemiologi e cortei no vax, pazienza, lo pagheremo!
Umberto Baldo

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