La Lega perde soldi e tessere. Iscritti in fuga anche dalle roccaforti
Solitamente si comincia con il perdere voti, ma successivamente si finisce con il perdere anche gli iscritti.
Sia chiaro che non si tratta di una equazione matematica, ma è evidente che il successo in politica passa inevitabilmente dal consenso, e se lo perdi nelle urne fatalmente lo perdi poi anche fra tesserati e sostenitori.
Questa “non regola” sembra funzionare perfettamente in questa fase per la Lega per Salvini Premier.
La conferma inconfutabile deriva dai dati relativi alla gestione finanziaria, al bilancio per essere più chiari, dell’anno 2022, i cui dati sono stati riportati e commentati da numerosi organi di stampa nazionali.
Potrei riprendere e illustrarvi anch’io questi dati, parlandovi di “gestione caratteristica” (vale a dire la differenza fra entrate e uscite correnti), di disavanzo di esercizio e di altri numeri che dimostrano la “non brillantezza”, per usare un eufemismo, dei conti della Lega, ma ritengo che, una volta individuato il trend, piuttosto che perdersi in esercizi ragionieristici, sia meglio cercare di cogliere l’aspetto politico della questione.
E una volta assodato che il 2022 per i conti della Lega è stato un anno nero, fra calo dei contributi del 2 per mille e boom delle spese per la campagna elettorale, va rilevato che a pesare è stata in particolare la diminuzione dei soldi provenienti dalle quote associative, cioè i soldi portati in dote dagli iscritti, evidentemente in calo.
Per esperienza personale diretta di tanti anni di militanza di Partito, conosco bene le questioni legate al tesseramento, e so anche bene che a differenza dei comunicati stampa, delle dichiarazioni pubbliche, degli slogan, dove a tutto si può dare un sapore trionfalistico, anche in virtù della normativa legata al 2 per mille, che prevede la piena trasparenza e regolarità per accedervi, i camuffamenti in tema di tesseramento non sono più possibili.
Così diventa facile, addirittura elementare, calcolare il trend degli iscritti di un Movimento politico, che funziona a grandi linee in questo modo: in media (ci possono essere vari tipi di iscrizione) ogni iscritto versa alle casse locali del Partito una determinata somma.
La divisione, pur fatta a spanne, fra la somma totale incassata e la quota pro capite, indica con buona approssimazione il numero degli iscritti. Roba da scuole elementari!
E capite bene che, facendo il raffronto anno su anno dei 23 bilanci delle varie ramificazioni territoriali della Lega, guardando la voce “quote associative annuali” si capisce se il numero degli iscritti è in crescita oppure in calo.
Bene, questa operazione elementare porterebbe, relativamente al tesseramento 2022 sul 2021 della Lega per Salvini Premier, a questi freddi numeri: Lombardia: perdita secca del 44%, Veneto: -26 %. Piemonte: -28% Emilia: -43%.
Tradotto in vile denaro, sommando i vari introiti e confrontandoli con quelli del 2021, viene fuori un -32%, da 1.078 milioni a 741 mila euro.
Detto in altre parole, questo vuol dire che circa un tesserato su tre ha lasciato il Capitano e la sua Lega.
Certo esiste sempre la propaganda del “va tutto bene”, ma purtroppo in questo caso si scontra con il famoso “carta canta….”
Non ho cominciato a caso a caso da Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia, perché a mio avviso sono le Regioni di quel Nord deve si fa il Pil italiano, e per decenni sono stati terra di elezione della Lega.
Ma non è che altrove la situazione sia migliore, anzi.
Ci sono Regioni dove le cose vanno particolarmente male, tipo la Sicilia, dove gli introiti da tesseramenti sono passati da 36 mila euro a 7.600.
Oppure la Basilicata, dove la Lega sembra ridotta ad una bocciofila: da 1.390 euro a 825 euro; qualcosa che equivale a poco più di una trentina di tessere.
E ancora, nel Lazio, capeggiato dal pretoriano salviniano Claudio Durigon, dove si è scesi da 37mila a 29mila euro.
Per completezza di informazione bisogna comunque dire che ci sono quattro Regioni dove non c’è stato un calo, ma un leggero aumento: Friuli Venezia-Giulia, Calabria, Liguria, Alto Adige (separato dal Trentino).
Si tratta in ogni caso di numeri troppo bassi per recuperare le perdite subite nel resto d’Italia.
Oltre a tutto i numeri lusinghieri che Massimiliano Fedriga può rivendicare nel suo Friuli Venezia Giulia, a ben guardare non sono proprio una buona notizia per il Capitano, che vede così rafforzarsi l’unico potenziale avversario alla guida della Lega.
Vedete, più che dei bilanci in rosso, più che del calo dei soldi a disposizione (tanto chissà perché sotto elezioni si trovano sempre!) io fossi Salvini mi preoccuperei in particolare proprio del calo delle tessere, perché per un Partito che fin dai tempi di Umberto Bossi ha sempre fatto della militanza e del radicamento sul territorio il proprio punto di forza, si tratta numeri che dovrebbero suonare come un pericoloso campanello d’allarme, specie perché l’emorragia è maggiore proprio laddove il Carroccio è nato, dove ha sempre avuto la sua “ridotta”.
Io lo considererei più di un campanello d’allarme, visto che alle politiche del settembre 2022 Fratelli d’Italia in Lombardia e Veneto ha incassato il doppio dei voti della Lega.
Abbiamo già affrontato più volte i problemi del Partito di Salvini, dai Congressi, ai commissariamenti, alle espulsioni e quant’altro, e penso che per il fatto che la Lega possa contare su una vasta rete di amministratori locali, Presidenti di Regione e di Provincia, Sindaci e consiglieri, sia oltre modo azzardato decretarne la fine, anche perché in passato ha mostrato più volte di saper uscire dalle difficoltà, e di sapersi re-inventare.
Io credo però che il problema sia quello della “politica” portata avanti da Salvini.
Per fare un solo esempio, è proprio sicuro il Capitano che al Nord vedano di buon occhio e apprezzino il suo concentrarsi sulla realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina, piuttosto che sui problemi infrastrutturali ed economici della parte più produttiva del Paese?
E’ proprio sicuro che una Confindustria che parla sempre più di tasse e conti pubblici veda di buon occhio le sue battaglie per la flat tax ed i prepensionamenti?
E poi c’è il problema del posizionamento politico.
Ad oggi la Lega è una forza nazionalista e sovranista che in tanti aspetti ricalca Fratelli d’Italia.
Basti pensare ai temi della sicurezza e dell’immigrazione, anche se da quando guidano il Governo stanno mostrando serie difficoltà ad affrontarli.
Ciò a mio avviso significa che Salvini in prospettiva si potrebbe trovare di fronte ad un bivio pericoloso.
Potrebbe cioè continuare sul sentiero nazional-sovranista, mettendosi in concorrenza con la Meloni, nella speranza in un calo fisiologico di Fratelli d’Italia motivato dalla sovra-esposizione della premier, sperando così di recuperare consensi.
Oppure tornare a concentrarsi maggiormente sul Nord, sui territori in cui la Lega è nata, tornando in un certo senso alle origini, e quindi a cavalcare temi identitari di questo bacino elettorale quali ad esempio l’Autonomia regionale differenziata (che a mio avviso FdI non farà mai passare come la vorrebbero Calderoli e Zaia).
Ma in questo caso dovrebbe correre il rischio di perdere voti al Centro ed al Sud Italia, tornando probabilmente a percentuali più contenute.
Capisco che non è una scelta facile, ma rimanere in mezzo al guado, senza differenziarsi nettamente da Fratelli d’Italia, alla fine potrebbe portare la Lega al logoramento e ad un progressivo forte ridimensionamento anche al Nord.
In altre parole resto del tutto convinto che il confronto fra Lega e FdI non può continuare all’infinito come nel tipico gioco della Settimana Enigmistica: “Trovate le differenze”.
Umberto Baldo