10 Giugno 2024 - 11.51

La Liga non ne può più di Salvini in Veneto (il crollo degli ultimi cinque anni). Prosegue la marcia trionfale dei Fratelli d’Italia

di Umberto Baldo

Sto ascoltando in diretta la conferenza stampa di Matteo Salvini su la7, e stando alle sue parole, sembrerebbe stesse commentando una vittoria piuttosto che un risultato che a me, ma io forse capisco poco di politica, non sembra proprio particolarmente brillante.

Certo la Lega ha preso qualche decimale in più rispetto delle politiche del 2022, ma dal 34,3% delle europee del 2019 al 9,19% di quest’anno mi sembra che una certa differenza ci sia. O no?

Ma vivendo in Veneto, la Regione dove la Liga Veneta (la Liga del “Leòn che magna el teròn”)  è nata due anni prima della Lega Lombarda, la Regione da oltre un decennio guidata da Luca Zaia,  il “Doge” che alle ultime regionali ha preso quasi il 77%, diventa interessante studiarne le dinamiche elettorali, anche perché l’anno prossimo si vota per il rinnovo della Regione.

Io posso sicuramente comprendere che Salvini stia tirando un  sospiro di sollievo, ma  guardando certi risultati della nostra Regione immagino che molti altri invece stiano “grattandosi in testa”.

Prendiamo ad esempio la Provincia di Treviso, che è sempre stata quella più leghista d’Italia, tanto da essere ribattezzata “Zaiastan”. 

Ormai bisogna parlare al passato, però. 

Perché da ieri il mito della “Marca verde” è consegnato alla storia, visto che nel capoluogo guidato dal sindaco Mario Conte i cittadini hanno votato per il Pd, e in seconda battuta Fratelli d’Italia. 

E così il Pd è il primo partito, certo per appena due decimi di punti percentuali rispetto a Fdi, ma il podio è così certificato al termine dello scrutinio: Pd 26,3 %, Fratelli d’Italia 26,1%, Lega14,6%, Avs 7%.

Ma se le cose non sono andate benissimo nella “marca verde”, non è che a livello Veneto siano andate meglio.

Infatti (fonte Sky Tg24) Fratelli d’Italia ha incassato il 37,58% (6,8% nel 2019), il Partito Democratico il 18,88% (nel 2019 il 18,9%), la Lega per Salvini premier il 13,5% (nel 2019 il 49,9%), Forza Italia l’8,58% (nel 2019 il 6,1%).

Non riporto gli altri Partiti perché di fatto ininfluenti per il mio ragionamento.

Possiamo raccontarcela come vogliamo, che ogni elezione fa storia a sé, ma io credo non ci siano dubbi che l’esito delle europee sarà un riferimento cui guardare in vista delle regionali del 2025, che in ogni caso segneranno l’inizio del post Luca Zaia, visto che difficilmente si riparlerà del terzo mandato per i Governatori.

Non è un mistero che sulla base dei risultati delle politiche del 2022 a puntare al Veneto ci siano i Fratelli d’Italia.

Più che puntare, nel senso di auspicare, io penso si possa parlare tranquillamente di “pretendere”. 

E come dargli torto, visto che ieri si sono confermati Partito di maggioranza relativa con addirittura il 37% dei consensi, mentre la Lega si è fermata al 13%.

Inutile girarci attorno; i freddi numeri giustificano un coerente diritto di prelazione di Fratelli d’Italia alla Presidenza del Veneto, e non so con quali argomenti la Lega potrà opporsi.

Certo nel 2025 ci sono altre importanti Regioni in palio, fra cui Puglia e Campania, ma con i numeri di queste europee immagino che per Salvini sia piuttosto difficile battere i pugni.

Capisco che questi ragionamenti possano far venire l’orticaria ai leghisti “puro Veneto garantito”, ma è evidente che per opporsi a questo schema dovranno fare altri ragionamenti, e forse anche altre scelte, tipo far rinascere la Liga Veneta e correre in autonomia (fantapolitica? Può essere, ma non vedo alternative se la Meloni ed i suoi puntano i piedi).

Al momento in ambito Leghista sembra non ci siano movimenti per individuare il candidato Governatore.

Ma non c’è alcun dubbio che il ventre della balena leghista ribolle.

Malumori, mal di pancia, propositi di gesti clamorosi contro il segretario Salvini, la voglia di riprendere l’orgoglio veneto, quello che fu della Liga e dei Serenissimi e via di questo passo.

Ho già scritto più volte che il problema è chi si debba mettere a capo di una eventuale “jaquerie”. 

Zaia a mio avviso non ha né la voglia né gli attributi per spaccare il “sistema Salvini”. 

Del resto lo avrebbe potuto fare qualche anno fa quando aveva il vento in poppa e le spalle coperte dal plebiscito di (quasi) tutto il Veneto. Ma non è mai andato allo scontro, non ha mai preso iniziative, e quindi ai tanti scontenti non resta che mugugnare nelle sedi sempre meno frequentate, rievocando i “bei tempi che furono”.

Movimenti invece vengono segnalati in sede di Fratelli d’Italia, dove alle europee ha corso la consigliera regionale da quattro consiliature Elena Donazzan. Pasionaria ex missina e prima eletta di FdI nei primi anni 2000, Donazzan è legata al ministro Adolfo Urso, e può contare su un forte radicamento territoriale anche in forza dei suoi mandati da assessore della giunta Zaia (tanto per dire ha incassato 60mila preferenze solo in Veneto).

Eppure la Donazzan dovrà fare i conti con l’uomo forte in Regione, legato a Francesco Lollobrigida, che è il deputato Luca di Carlo, che però non ha sicuramente un analogo radicamento territoriale.

Quanto alla Lega il risultato dei veneti è stato piuttosto magro.

Nella Circoscrizione Nord Est il vincitore dovrebbe essere stato il Generale Vannacci, seguito da Anna Maria Cisint, friulana legata a Fedriga; sembra sia arrivato solo terzo il veronese Paolo Borchia.

Credo che, a meno di ipotesi difficilmente pronosticabili, per la “Lega del Leòn” sarà piuttosto difficile blindare la Regione dall’assalto dei “patrioti”.

Umberto Baldo

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