La moda di ‘polonizzare l’auto e la moto: boom di mezzi con targa polacca
Perché non “polonizzate” la vostra auto o la vostra moto?
Umberto Baldo
Forse ve ne sarete dimenticati, ma vi avevo intrattenuto sull’argomento Assicurazione obbligatoria Rca in due pezzi: uno del 6 dicembre 2023, titolato “Cresce il numero di chi circola senza assicurazione auto. Attenzione non è da furbi”, e l’altro dello scorso 29 gennaio dal titolo “Le avventure di un povero assicurato (Rca). Sono giustificati gli aumenti?”
Il tema era di fatto lo stesso per entrambi, anche se nel primo l’attenzione era puntata sul numero sempre crescente di automobilisti che decidono di circolare senza avere la copertura assicurativa obbligatoria per legge, e nel secondo vi intrattenevo sulla vera e propria esplosione dei premi delle polizze Rca.
E’ intuitivo che i due editoriali erano in qualche modo correlati, perché è evidente che è l’aumento indiscriminato dei costi a spingere sempre più persone a scegliere di correre il rischio di viaggiare senza assicurazione (e le controindicazioni di questa scelta non sono poche).
Badate che entrambi i fenomeni sono ampiamente noti alla Politica e alle Forze dell’ordine, ma l’Italia è notoriamente un Paese sui generis, e figuratevi se i nostri Demostene hanno interesse a “disturbare” coloro che violano le regole, dato che anche costoro votano.
Oltre tutto la pratica di cui parliamo oggi è di per sé legittima, anche se, usata come viene usata da questi automobilisti italici, risulta comunque molto “border line”.
Per cui a fronte di questi comportamenti scorretti al massimo si legge qualche titolo sui giornali, qualche Politico che propone una Commissione di inchiesta, il Garante (di cosa non si capisce mai!) promette approfondimenti e controlli “a tappeto”, ma alla fine tutto resta come prima.
Poi quando di mezzo ci sono poteri forti, come Banche e Assicurazione, la “prudenza” di Lor Signori è ancora maggiore.
E così nessuno ci ha mai spiegato perché nel Belpaese gli automobilisti pagano il 27% in più rispetto alla media europea (dati 2021), facendo della Rca italica una delle più care del Continente; e ciò nonostante il numero degli incidenti sia in calo.
Non meraviglia quindi se, nell’assenza di interventi veri da parte di chi dovrebbe governare (forse impegnati a circuire la Ue sulle spiagge), i cittadini cerchino scorciatoie; e c’è un posto in Italia in cui a trovarle sono eccezionali.
Io ho ancora negli occhi le immagini ormai datate dei giorni in cui entrò in vigore l’obbligo delle cinture, con molti napoletani che circolavano con una maglietta bianca sulla quale era stampata una striscia nera trasversale che, buttando l’occhio, dava l’idea di essere in tutto e per tutto una cintura.
Quello è genio! Chi si inventa questi “escamotage” dovrebbe poter concorrere al Premio Nobel!
Scherzi a parte, è notorio che quando una norma uno non la può rispettare, magari per il semplice motivo che non ha in soldi necessari, si ingegna per aggirarla.
E così a fronte di aumenti delle assicurazioni che hanno raggiunto il 105% in due anni, molte persone hanno trovato un mezzo per abbattere i costi, attraverso la cosiddetta “esterovestizione” dei veicoli.
A portare il fenomeno agli onori delle cronache è stata la trasmissione televisiva della Rai “Farwest” , che ha iniziato il servizio sul tema con queste esatte parole: “C’è una città in Italia dove i veicoli che girano non sono italiani, sono polacchi. Quella città è Napoli, una città che sta diventando dal punto di vista automobilistico la periferia di Varsavia”
Guardate che quanto denunciato da Farwest è un fenomeno assolutamente da non trascurare.
Basti pensare che delle 53mila auto con targa straniera che circolano regolarmente in Italia, ben 35mila sono a Napoli.
E badate bene che non è che i giornalisti, pur bravi, se lo siano inventato, perché a segnalare che tantissimi automobilisti o motociclisti napoletano hanno deciso di usare targhe estere per ridurre i costi della Rca, è stato l’Aci di Napoli.
Negli scorsi anni questo giochetto vedeva per protagoniste le targhe bulgare, perché, con le tariffe italiane, mezzi spesso già piuttosto datati erano gravati da un premio Rca ben superiore al valore del veicolo stesso.
Il ragionamento dell’automobilista o del motociclista era questo: “In fondo perché pagare di assicurazione un premio superiore a quello del valore del bene assicurato?”
Vista così non fa una piega!
Ma perché Napoli è la punta di diamante di questo fenomeno?
In parte io credo proprio per la genialità partenopea cui accennavo, che porta a trovare soluzioni che sfuggono ai più, ma soprattutto perché il capoluogo campano è la seconda città d’Italia, dopo Prato, per quanto riguarda i costi delle assicurazioni.
I ragazzi che sono costretti ad assicurare la propria auto in 14esima classe, la più cara, pagano sui 1.800, 2.000 euro l’anno, circa il 64% in più rispetto al resto d’Italia: e figuratevi, quando hanno scoperto che si poteva pagare meno semplicemente facendo cambiare nazionalità all’auto o al motorino, se non si sono fiondati.
Ma come funziona la cosa?
Innanzi tutto non troverete annunci al riguardo, si fa tutto con il sistema dell’ “aumm aumm”, ed il brodo di coltura è senz’altro la Rete.
E così col passaparola si arriva ad agenzie create ad hoc in Paesi stranieri e con filiali in Italia, che si occupano di radiare per “esportazione” la moto o lo scooter interessato (non è un caso che Napoli sia la seconda piazza italiana per radiazioni, con 5.364 radiazioni nel primo semestre 2023), per poi reimmatricolarlo all’estero.
Qui viene intestato o a una società di noleggio, o ad un prestanome residente sul posto.
Successivamente, il mezzo viene riportato sul suolo italiano dove, a questo punto, chi lo affitta può beneficiare di tutti gli “sconti” di cui abbiamo parlato sopra.
Da circa un anno, il business di queste Agenzie (concentrate soprattutto nelle province di Napoli e Caserta, vale a dire dove la Rca è una autentica vessazione per gli utenti delle due ruote) si è spostato, come accennato, dalla Bulgaria alla Polonia.
Ma quali sono i vantaggi reali?
Non proprio da trascurare, anzi direi piuttosto consistenti.
Considerando che a Napoli un’assicurazione costa in medio il 64% in più che nel resto d’Italia, con la targa polacca si passa da 2.000 euro all’anno a meno di un quarto: “Mi hanno chiesto 700-800 euro la prima volta – racconta un cittadino che ha deciso di targare il proprio veicolo con una targa polacca – e poi ogni anno paghi sui 300-400 euro. In Italia mi sarebbe costata sui 2.000 euro, se non 2.500. Si prendono il motorino, lo portano lì e fanno l’immatricolazione” (in realtà a volte non occorre neppure spostare il mezzo: ottenuta la radiazione in Italia, lo si immatricola con un prestanome in Polonia, si ottengono le targhe, ed il gioco è fatto).
Capite bene che, con questi prezzi, il gioco vale senz’altro la candela.
Ed infatti a nulla di fatto è servito che il Governo abbia introdotto il vincolo per cui un veicolo con targa estera (nella disponibilità di un cittadino italico) non può circolare sul suolo italiano per più di un anno (dopo l’anno bisogna sostituire la targa straniera con una italiana).
Intanto bisogna vedere quanti controlli vengono fatti dalle Forze dell’ordine (e non scommetterei che a Napoli e dintorni le targhe polacche siano in testa all’elenco delle violazioni da reprimere), ma poi chi volete che fermi una massa di decine di migliaia di automobilisti partenopei decisi ad ottenere una nuova targa e il libretto dell’auto da società estere, evitando così di pagare assicurazione, bollo, revisione, e ovviamente anche le multe.
Ma c’è qualche contro-indicazione?
Sicuramente qualche rischio c’é. Immaginate ad esempio di avere un sinistro con una moto/scooter con targa polacca, quindi assicurato con una compagnia di quel Paese. Le difficoltà di doverlo gestire via raccomandata, senza la certezza di una reale copertura assicurativa, e col serio rischio di non vedere il rimborso (o di vederlo alle calende greche) rendono la compensazione del sinistro un’autentica corsa a ostacoli (per non dire che i massimali delle polizze straniere hanno coperture ben più basse di quelle abituali da noi).
Inoltre chi procede a radiare il proprio mezzo, chiedendo l’esportazione in Polonia, non sarà più il proprietario del veicolo, e perciò non potrà più, eventualmente, né venderlo né disporne a piacimento. Inoltre, se la nuova Società intestataria dello scooter o dell’auto dovesse fallire tutti i veicoli verrebbero tolti agli utilizzatori ed ex proprietari. Insomma, in pratica si regala il proprio mezzo ad una società in cambio di costi assicurativi più bassi.
Ma il rischio “vero” è quello che, in caso di incidente, se l’assicurazione “polacca” non paga sarà comunque il conducente del veicolo con il proprio patrimonio a rispondere dei danni causati a terzi, con il rischio quindi di indebitarsi a vita.
Nonostante tutto, ripeto anche per la tolleranza di fatto da parte delle nostre Autorità, il giochetto della” polonizzazione” delle auto e delle moto funziona alla grande.
A tal punto che si cominciano ad intravvedere segnali che anche in provincia di Milano stanno iniziando a spuntare come funghi i primi mezzi con targa polacca.
Morale della favola; se non si troverà il mezzo per porvi un argine, anche a Vicenza o a Padova vedremo in tempi brevi circolare per le strade tanti….. “polacchi”, che Varsavia l’hanno vista solo sulla carta geografica.
Umberto Baldo