La piccola vendetta lombarda. A Vicenza il red carpet dei sindaci PD
Il mainstream del PD in formato da campagna elettorale non parla vicentino, parla lombardo.
Il giovane Possamai e il suo staff ci hanno abituati a ricevere la visita dei sindaci lombardi, rigorosamente dem, che arrivano nella città del Palladio a distribuire, ovviamente gratis, lezioni di buona amministrazione e di buone pratiche, a regalare esperienze e idee ad una città che, secondo Possamai & Friends, ne è evidentemente priva.
Ed ecco il red carpet dei primi cittadini democratici che passano a distribuire perle di competenza su tutto lo scibile amministrativo, il sindaco di Milano, quello di Mantova, e poi avanti con Bergamo e Brescia.
Una bella storia da raccontare se non fosse che è sempre la stessa favola a senso unico della propaganda PD. Come a dire che le buone pratiche nelle città esistono solo quando vengono governate dal Centrosinistra. Vabbè così è facile. Si prende un pò da uno e un po’ dall’altro, e si palesa alla città la rete dei sindaci democratici che si soccorrono tra di loro.
Sarebbe come se Rucco avesse chiamato a Vicenza sindaci civici di centrodestra da fuori regione – credo ve ne sia più di uno -, o delle liste che lo sostengono come Lega, Fratelli d’Italia o Forza Italia, per venire a fare la lezioncina su come si fa ad amministrare bene una città e svelare la ricetta dei loro successi. Sarebbe interessante chiedergli perché non lo ha fatto, anche se un’idea ce l’abbiamo.
Tornando al PD, è il solito racconto pop, buono per chi osserva la politica dei comuni dalla vetrina dei talk show, o nel migliore dei casi dal buco della serratura del desiderio inconfessato di esserne protagonista. Dov’è la passione civica per il proprio territorio?
In questa narrazione è completamente assente.
Prevale invece il luogo comune di un provincialismo snob tutto vicentino, abituato alla cultura del piagnisteo su tutto ciò che non funziona, alle frasi fatte, “Vicenza è una città morta”, “la mobilità fa schifo”, “l’offerta culturale non esiste”, “vuoi mettere Bassano? Treviso? Per non parlare di Verona o Padova”. Insomma tutto l’arsenale dei luoghi comuni sulla nostra città è diventato il progetto politico del Centrosinistra che chiama in soccorso la vendetta lombarda a sostenere il Grande Cambiamento e a dimostrare quanto, da vicentini, non ci piace Vicenza.
All’osservatore smaliziato resta il dubbio che il red carpet dei sindaci lombardi alla Possamai sia, alla fine, la Cassazione della sua mancanza di progettualità, dell’assenza di una visione originale che sorprenda i vicentini, che ne interpreti i sogni e le aspettative, che sappia precedere la trasformazione di una città che non ama le rivoluzioni ma, segretamente, le desidera, che si innamora del talento dei foresti e non riconosce quelli che ha in casa.
Insomma un’idea forte e originale che nasca qui no?
La nostra è una città difficile, con un dna particolare con cui le migliori intelligenze che sono nate e vissute qui, hanno dovuto fare i conti e spesso pagarne il prezzo, con un boicottaggio sempre ben più contagioso dell’apprezzamento.
E se il giovane candidato del PD incardina la sua campagna elettorale sui modelli di importazione lombarda sembra, inesorabilmente, che non abbia un’idea sua di città, o forse no, forse, come suggerisce il mainstream dei luoghi comuni, non piace tanto neanche a lui.