La pioggia è davvero amica delle persone allergiche? Quello che si è scoperto su pollini e precipitazioni
Pioggia, amica o nemica delle persone allergiche ai pollini ? Mentre molti pensavano che la questione fosse risolta (la pioggia abbatte i pollini) la confusione ora interferisce con alcuni interessati che hanno problemi anche in presenza di precipitazioni e non sanno più come fare. E per una buona ragione: nuovi studi hanno evidenziato negli ultimi anni l’impatto ambivalente dell’umidità dell’aria sui soggetti allergici, e ora sarebbe più opportuno distinguere la natura delle precipitazioni per adattare le raccomandazioni.
Pertanto, mentre la pioggia continua, da leggera a moderata generalmente allevia i sintomi, è probabile che forti piogge e temporali li esacerbino.
Attenzione a forti piogge e temporali
Più in dettaglio, le piogge continue ma da leggere a moderate appiattiscono il polline al suolo, a cui si aggiunge il fatto che in caso di pioggia la pianta trattiene il proprio polline per rilasciarlo in condizioni più favorevoli, da qui il benessere avvertito da alcuni in confronto con altre condizioni climatiche. D’altra parte, la pioggia battente getta i granelli di polline sul terreno e li scompone in particelle allergeniche, ha evidenziato uno studio pubblicato nel maggio 2020 sulla rivista Environmental Science & Technology Letters . «I nostri risultati mostrano che mentre i granuli di polline diminuiscono in modo significativo durante le piogge, un picco nella concentrazione dei frammenti di polline si verifica durante gli eventi piovosi e persiste per diverse ore dopo» ha spiegato all’epoca la coautrice Elizabeth Stone.
Tuttavia, queste particelle non vengono fermate dalle nostre ciglia e dalle nostre mucose nasali e quindi penetrano facilmente nei nostri bronchi. Questo spiega perché alcune persone sperimentano una recrudescenza dei loro sintomi allergici durante la scia di forti piogge.
Un aumento degli attacchi di asma
Lo stesso vale per le tempeste, che indeboliscono anche i chicchi che producono le proteine che provocano allergie. Così, picchi di attacchi di asma si osservano occasionalmente durante i periodi di emissione di polline, in seguito a tempeste. I ricercatori francesi hanno esaminato in particolare uno di essi, avvenuto a Nantes il 7 giugno 2013 e che ha portato a un improvviso aumento delle chiamate a SOS Médecins per attacchi di asma tra le 21:00 e mezzanotte. Gli anglosassoni da parte loro inventarono un’espressione per descrivere il fenomeno: “thunderstorm asma epidemics”, per “tempestose epidemie di asma”.
La scorsa settimana, la National Aerobiological Surveillance Network (RNSA) ha avvertito sul suo sito di un altro effetto controintuitivo di piogge e temporali per chi soffre di allergie. Alimentate dalle piogge, le graminacee – comunissime piante erbacee che crescono lungo strade, campi, anche rotonde, e con un forte potenziale allergenico – possono infatti vedere potenziato il loro sviluppo, con la conseguenza di concentrazioni di pollini ancora più elevate nei giorni successivi.