La piramide de los Italianos. Una storia dimenticata
Nell’ambito delle mie “scorribande” sulla stampa estera, ieri, lunedì 4 marzo, sul principale quotidiano spagnolo “El Pais”, la mia attenzione è stata attirata da questo titolo “Un rìdiculo monumento al Fascio”.
Il pezzo che seguiva era inserito nelle pagine della “Cultura”, e probabilmente nessuno l’avrebbe mai scritto se dietro non ci fosse una polemica politica.
Già perché anche in Spagna la lotta politica è piuttosto vivace.
Non dimenticate che nel Paese iberico negli ultimi anni si è ricorso di frequente alle elezioni politiche anticipate, ed il premier attuale Pedro Sanchez appartiene al Partito Socialista, che è arrivato secondo all’ultimo passaggio elettorale (primo partito è risultato il Partido Popular), e si regge sull’appoggio di forze localistiche catalane e basche.
In poche parole, come in Italia anche nel “Reino de Espana” siamo di fronte a due schieramenti contrapposti, uno di centro destra ed uno di centro sinistra, che si affrontano a muso duro senza tanti complimenti.
Ma torniamo a quel titolo, a quel pezzo, che mi ha catturato.
Di cosa si tratta?
Di un qualcosa di cui francamente non avevo mai sentito parlare; vale a dire la “Piramide degli Italiani” un monumento ai nostri compatrioti caduti nella guerra civile spagnola.
Come vi accennavo, probabilmente nessuno ne avrebbe parlato se non fosse nata un polemica politica scaturita dalla decisione della Giunta della Comunità di Castilla e Leòn (una delle Regioni autonome in cui è divisa la Spagna), che ha stabilito che quella piramide “è unica all’interno del patrimonio culturale della Castilla-Leòn per il suo valore estetico e paesaggistico”.
Non si capirebbe il polverone se non si tiene conto che la Comunidad de Castilla y Leòn è retta da una maggioranza politica composta dai Popolari e dai post franchisti di Vox, quindi sicuramente non in linea con il Governo nazionale di Madrid.
Non vi nascondo che il cronista definisce la piramide oltre che “mussoliniana”, anche come “semejante engendro” (una tale mostruosità), negandole ovviamente alcun valore culturale.
E tanto per evitare infingimenti aggiunge: “Alcune istituzioni che si dicono culturali si sono unite alla baldoria fascista evidenziando insoliti attributi turistici…”
Queste polemiche, unitamente alla mia innata curiosità per la storia, mi hanno spinto ad approfondire, per capire di cosa si tratta.
Ho così appurato che si parla di un monumento, noto come “Piramide di Puerto del Escudo”, di circa venti metri di altezza, eretta nel bacino idrico dell’Ebro, nei pressi di Burgos, lungo la strada che porta in Cantabria.
Fu costruita alla fine della guerra civile in onore dei soldati fascisti italiani morti appunto nella battaglia di Puerto Escudo.
Più precisamente nell’agosto del 1937, la divisione italo-fascista “XXIII marzo” iniziò un’offensiva a nord di Burgos, impiegando migliaia di uomini, carri armati ed effettuando bombardamenti aerei.
Dopo una battaglia durata tre giorni, i franchisti ed i loro alleati avanzarono verso Santander, lasciando dietro di sé numerose vittime.
Gli italiani furono sepolti in vari cimiteri temporanei nella zona, fino a che nel 1938 si cominciò a progettare la piramide, che fu inaugurata nel 1939 dal conte Galeazzo Ciano, Ministro degli Esteri del regime fascista, che visitò personalmente la zona.
Pensate a cos’è la storia; alle Terme Coronte è ancora conservato il menù speciale che idearono per la visita del politico italiano: uova strapazzate alla montagna, aragosta all’italiana, medaglioni di manzo alla spagnola, legumi,frutta di Santander e formaggi.
Nel 1941 vi si trasferirono le ossa dei caduti.
Alla fin fine il mausoleo ospitò le spoglie di quasi 400 soldati italiani, anche se solo una decina riposavano effettivamente all’interno della piramide.
Era necessario scendere una scala in ferro fino alla cripta, dove rimasero per decenni i corpi degli ufficiali.
Gli altri soldati furono sepolti nel terreno circostante il monumento, con una croce identificativa a terra.
Quelle croci non esistono più da lungo tempo, anche se alcune sono state riutilizzate nei cimiteri del circondario.
Per più di trent’anni gli italiani pagarono un pastore perché si prendesse cura della zona, dove una o due volte all’anno si recavano i parenti dei soldati caduti durante la Guerra Civile, fino a cheil 19 maggio 1971 un pulmino militare con a bordo circa 50 persone provenienti da Roma che si recavano a visitare il Mausoleo, a circa 5 chilometri dalla destinazione uscì di strada in una delle curve del percorso, causando la morte di 12 persone. Da allora il luogo dell’incidente è noto come “la curva degli italiani”.
Dopo questo incidente, nel 1975 il Governo italiano decise di riesumare le salme: 268 furono rimpatriate in casse di zinco, e le restanti furono trasferite nella Chiesa di San Antonio da Padova a Saragozza.
Da allora il mausoleo è stato abbandonato, subendo deterioramento atmosferico e atti di vandalismo.
Questa la storia; e così torniamo alle polemiche di questi giorni fra la Comunidad di Castilla y Leòn che ha deciso di salvare la piramide, ed il Governo centrale che avrebbe voluto abbatterla.
Tutto nasce da una legge, denominata della “Memoria Democratica”, approvata nel 2022, che promuove il riconoscimento ed il perseguimento dei crimini del franchismo.
Tanto per dirne una, l’articolo 33 della legge prevede che possano richiedere la cittadinanza spagnola, senza rinunciare alla propria, non solo i reduci delle Brigate Internazionali ancora viventi, come previsto dalla legge del 2007, ma anche i loro discendenti in linea diretta, ovvero figli e nipoti, che dimostrino di essere rimasti fedeli agli ideali di allora, attraverso un lavoro continuativo di diffusione della memoria dei loro padri e nonni e di difesa e diffusione degli ideali democratici.
La destra in blocco ha respinto questa legge.
Il centrodestra, guidato dal principale partito di opposizione, non si è opposto direttamente al riconoscimento delle vittime, ma ha concentrato le sue critiche sul fatto che il Governo avesse concordato la legge con, tra gli altri, gli indipendentisti baschi, che per molti anni si sono rifiutati di condannare gli omicidi dei terroristi dell’Eta.
Come vedete un vero guazzabuglio, che contrappone posizioni oggettivamente antitetiche ed inconciliabili. A dimostrazione che le ferite di ogni guerra civile sono fra le più difficili e lunghe a cicatrizzare.
Che dire?
Ovviamente la Spagna democratica post-franchista può regolarsi come crede sul proprio passato, con l’augurio che prima o poi si arrivi ad una sorta di riconciliazione nazionale.
La piramide de los italianos è ormai un rudere, per cui non so se valga la pena, e soprattutto se sia possibile, salvaguardarla.
Perché al di là delle parole, oltre a tutto provocate dall’interessamento di alcuni “patrioti” italiani, non credo che la Comunidad de Castilla y Leòn spenderà mai soldi dei contribuenti spagnoli per fare qualche restauro ormai necessario.
La mia storia personale mi mette al riparo da qualsiasi accusa di essere un sostenitore di ideali di destra, ma in generale io credo che tutti i cimiteri di guerra vadano in qualche modo onorati, perché, indipendentemente dalle spoglie che custodiscono, rappresentano luoghi della memoria di ragazzi che sono stati strappati prematuramente alla vita, ed in questo senso lo è anche “la piramide de los italianos”.
Non è per fare di ogni erba un fascio, ma io non riesco a superare l’idea che ogni guerra in realtà si traduce in un massacro di povere persone che, da civili, o indossando divise diverse, si sono trovati nella gabbia dell’odio, ignobile e vergognoso, soprattutto se instillato da menti malate perché impregnate di fanatismo.