La politica di Trump destabilizza il Canada?
Umberto Baldo
Fatalmente molti rivolgimenti politici che avverranno nell’immediato futuro saranno, forse più o meno giustamente, attribuiti alla rielezione di Donald Trump.
E così in questi giorni qualche analista attribuisce all’arrivo del Tycoon sia l’attuale crisi del Governo austriaco che quella del Canada, aperta dalle dimissioni del Premier Trudeau.
Difficile dire se sia veramente così, ma sicuramente l’avvio dell’era Trump costituisce puro ossigeno per tutti i Partiti e movimenti conservatori o di destra più o meno estrema, in particolare del vecchio Continente, che sono poi quelli che più ci coinvolgono.
Ma oggi voglio concentrare la vostra attenzione sul Canada, uno Stato, verrebbe da dire un Continente visto che è esteso come l’intera Europa, in generale poco studiato e quindi poco considerato.
Perdonatemi se la narrazione sarà un po’ didascalica, ma per quanto poche, alcune informazioni di base bisogna per darle.
Noi siamo soliti pensare alla storia del Canada da principio fatta di indiani ed inuit, poi di francesi, poi di britannici, con il relativo corollario di guerre nelle foreste e sui grandi laghi, poi di immigrati provenienti da tutte le parti del mondo, alla fine tutti “ugualmente canadesi”, diversi tanto dai loro antenati asiatici ed europei, quando dai loro vicini americani degli States.
Il Canada è nato ufficialmente il 1° luglio 1867, con la creazione del Dominion of Canada attraverso il British North America Act (oggi chiamato Constitution Act), e successivamente divenne indipendente dall’Inghilterra con la Costituzione Canadese del 1982.
Costituzionalmente è uno Stato Federale composto dalle seguenti Province: Columbia Britannica, Alberta, Saskatchewan, Manitoba, Ontario, Quebec, Nuovo Brunswik, Nuova Scozia, Isola del Principe Edoardo, Terranova e Labrador, e dai seguenti “Territori”: Yukon, Territori del Nord Ovest, Nunavut.
Tuttavia rimane una sorta di “unicum” nel panorama degli Stati federali, perché formalmente è una Monarchia Costituzionale (Capo dello Stato è il Re di Inghilterra Carlo III), ma il Re non conta nulla, in quanto il potere è esercitato dal Parlamento bicamerale (Camera dei Comuni e Senato) e dal Governo presieduto del Primo Ministro (il ruolo di Primo Ministro spetta al capo del Partito che ha più seggi in Parlamento).
Ha due lingue ufficiali, inglese e francese, ed un sistema legale misto: la common law di tradizione inglese, e nel Quebec il diritto civile che segue il Codice Civile francese.
Vi sarete già resi conto che il Canada è uno Stato complesso, che combina una monarchia simbolica, una democrazia solida, ed un federalismo che garantisce una grande autonomia alle sue Regioni.
Tanto per capirci, le Province hanno maggiore autonomia rispetto ai Territori, con responsabilità per i programmi sociali come l’assistenza sanitaria, l’istruzione e il welfare, e nel loro complesso le Province ricevono una quota di entrate fiscali maggiore rispetto al Governo federale.
Sicuramente, se pensiamo al Canada, la nostra mente corre ai grandi spazi, alle pianure, alle montagne, alla natura incontaminata, alle acque, agli spostamenti in auto lungo strade infinite.
Ed in effetti questo è il Canada, ma non solo questo.
Il Canada è uno Stato ricchissimo, che ha tutto, e non stupisce quindi se il suo Pil nominale sia il nono al mondo: Pil basato prevalentemente sulle ingenti risorse naturali e sulle sue ben sviluppate reti commerciali, specialmente con gli Stati Uniti, con cui il Canada intrattiene complesse relazioni di lunga data.
D’altro canto non va trascurato che su una estensione di 9.984.670 km quadrati (secondo Stato al mondo dopo la Russia, esteso su sei fusi orari) i canadesi sono poco più di 40milioni.
Ed il raffronto con l’Europa diventa a questo punto inevitabile, visto che noi sui circa 10milioni di Km quadrati del nostro Continente siamo circa 741 milioni.
Non meraviglia quindi che il Canada sia uno dei Paesi più avanzati del mondo, con il ventesimo Pil pro capite, ed il sedicesimo indice di sviluppo umano.
Nonostante la vicinanza geografica, ed alcune caratteristiche che li rendono simili, il Canada presenta tuttavia numerose e notevoli differenze con gli Stati Uniti
Lo stile di vita è uno di questi, e tanto per fare un solo esempio, in Canada l’assistenza sanitaria è gratuita per tutti i cittadini e per i residenti permanenti, mentre negli Stati Uniti l’assistenza sanitaria è un settore privato, e può essere molto costosa.
Inoltre, il Canada ha un sistema di assistenza sociale molto più forte rispetto agli Stati Uniti, con programmi come il reddito previdenziale supplementare e l’assicurazione contro la disoccupazione, che aiutano i cittadini a soddisfare i loro bisogni di base. Negli Stati Uniti il sistema di welfare sociale è meno sviluppato, e ci sono meno programmi disponibili.
Preso atto di tutto ciò, è innegabile che per noi europei, abituati da millenni ai confini e alle dogane fra Stati e Staterelli, gli 8.893 kilometri di confine “non presidiato” che dividono gli Usa dal Canada sembrano un qualcosa di irreale.
Particolare da non trascurare è anche quello che il 75% dei canadesi abitano a meno di 330 chilometri dalla frontiera con gli Stati Uniti.
Vi ho già accennato in un altro pezzo delle dichiarazioni di Donald Trump, fra l’altro reiterate, che sogna il Canada come 51° Stato Usa: “”se il Canada si fondesse con gli Stati Uniti, non ci sarebbero tariffe, le tasse diminuirebbero notevolmente e sarebbero totalmente sicuri dalla minaccia delle navi russe e cinesi che li circondano costantemente. Insieme, che grande Nazione saremmo!”.
Io credo non ci sia alcuna possibilità che il Canada accetti di essere inglobato, non solo perché i canadesi sono giustamente gelosi della propria indipedenza ed identità nazionale, ma anche perché un tale scenario causerebbe enormi tensioni internazionali, e probabilmente destabilizzerebbe le relazioni tra i due Paesi con altri alleati.
Tutto ciò premesso (come si usa scrivere negli atti ufficiali), calandosi nella cronaca politica di questi giorni, questa riferisce delle dimissioni da leader del Partito Liberale, e di conseguenza da Premier canadese, presentate da Justin Trudeau, 53 anni, ex icona della sinistra nordamericana.
Fra l’altro queste dimissioni sono state annunciate in una fase di incertezzapolitica, proprio mentre il Paese assume la presidenza di turno del G7, un ruolo che tradizionalmente richiede stabilità al vertice.
Comunque la si veda si tratta della fine di un’epoca, perché Trudeau occupava la carica di Premier dal 2013, e questo potrebbe rappresentare l’ultimo atto della sua carriera politica.
La rottura con l’NPD (Nuovo Partito Democratico) che sosteneva dall’esterno il suo Governo di minoranza, l’uscita della vicepremier e ministra delle finanze Chrystia Freeland, in dissenso sulla gestione del bilancio, e la minaccia di dazi ventilata da Donald Trump, hanno sicuramente fatto precipitare il quadro.
Trump ci ha messo senza dubbio del suo, e con l’annuncio di un’imminente tariffa del 25% sui prodotti canadesi, ha contribuito a dare il colpo di grazia a Trudeau.
Le elezioni, previste entro ottobre, potrebbero essere anticipate, ma il Parlamento resterà sospeso fino al 24 marzo per consentire al partito di Trudeau di scegliere il nuovo leader.
Vi risparmio le cronache delle lotte politiche, le previsioni su chi vincerà le prossime elezioni, per le quali sembra comunque favorito il Partito conservatore.
Spero solo di aver acceso un po’ del vostro interesse verso il Canada, uno Stato spesso trascurato, ma che è invece molto importante sullo scacchiere delle democrazie occidentali.
Umberto Baldo