18 Maggio 2021 - 11.32

La teoria Gender arriva a scuola: dubbi e perplessità

Qualche giorno fa, commentando l’intervento di Fedez al Concertone del 1° Maggio, a sostegno del disegno di Legge Zan sull’omotrasfobia, ho espresso le mie serie perplessità soprattutto per le notizie riportate dai media circa l’intenzione di far entrare la teoria “Gender” nei percorsi delle scuole elementari e medie.Le motivazioni di questi miei dubbi risiedono nel fatto che stiamo parlando di bambini e di ragazzi giovanissimi, che potrebbero manifestare qualche turbamento confrontando la loro realtà familiare, fatta solitamente di una mamma e di un papà, con teorie che declinano l’umanità non al maschile e al femminile, bensì in identità piuttosto evanescenti ed indefinite.I miei timori si sono rivelati ben fondati, dato che l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio, guarda caso in concomitanza della Giornata Internazionale contro l’omofobia, ha pubblicato sul proprio sito, e quindi messo a disposizione dei Presidi le “Strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere”, anticipando di fatto alcuni contenuti del disegno di legge Zan.Cosa dice questo documento di indirizzo per i dirigenti scolastici?In primis si suggerisce alle scuole di fornire una adeguata formazione sia al personale che agli studenti sulle tematiche della “varianza di genere”, mirata a cancellare miti negativi, stereotipi, pregiudizi sulle persone trangender. Passando poi al lessico, si legge «La maggior parte dei documenti ufficiali richiedono di spuntare la casella maschio o femmina per indicare il sesso/genere. Le scuole devono aggiornare questi documenti e garantire che gli studenti con varianza di genere siano in grado d’identificarsi in modo coerente con la loro identità di genere, piuttosto che essere costretti a scegliere una casella che non li descrive».Qui veramente arriviamo al punto che la mente vacilla. Fin dalla notte dei tempi, fin dagli albori della civiltà umana, qualunque donna al momento del parto sapeva se avesse dato alla luce un maschio o una femmina. E uno potrà anche non credere alla Bibbia, ma poiché si tratta comunque di un testo della tradizione, non si può dimenticare che nella Genesi (1,26) si legge «Dio creò Adam a sua immagine; a immagine di Dio creò Adam, maschio e femmina li creò».Ma si può pensare seriamente che si possa mettere un bambino di 6 o 7 anni, anche se a scopo didattico, di fronte ad una serie di caselle che oltre ai classici generi “M” o “F”, comprendano “T” (Transessuali), “T” (Transgender), “I” (Intersessuali), “C” (Cross-Dresser)?Di fatto insinuando nella testa della giovani generazioni che il sesso non è un dato oggettivo, fissato dalla natura, bensì una percezione che ciascuno ha di sé, ed addirittura quello che uno si auto attribuisce, e per di più modificabile crocettando una casella diversa da “M” od “F”. Sempre nel documento della Regione Lazio si parla poi della cosiddetta “carriera alias”, cioè una modifica della carriera reale dello studente in transizione di genere, che gli consente di “garantire la privacy circa la sua storia, mediante l’assegnazione di una identità provvisoria”. Questo punto non rappresenta in realtà una novità, in quanto la cosiddetta Carriera Alias fa già parte della nostra legislazione, essendo stata introdotta ai sensi della legge 164/1982.Le linee guida si chiudono affrontando il problema dei bagni e degli spogliatoi, e suggeriscono che per superare il “forte imbarazzo” manifestato da molti adolescenti transgender sarebbe “opportuno che ogni scuola individui un bagno/spogliatoio non connotato per genere, quale può essere, per esempio, il bagno dei professori”. Francamente ritengo che con questa iniziativa la Regione Lazio abbia fatto una fuga in avanti, visto che del Ddl Zan in Parlamento si sta ancora discutendo se approvarlo così com’è, o modificarlo, come chiedono le stesse organizzazioni dei Gay e delle Lesbiche. Voler “forzare la mano”, anticipando i tempi, potrebbe anche essere visto come un atto di arroganza di una maggioranza composta da forze politiche (Pd e 5Stelle) che spesso peccano a mio avviso di una visione culturale totalizzante, per usare un eufemismo. A scanso di ogni equivoco voglio ribadire con forza che sono favorevole a tutte le norme mirate a combattere i pregiudizi che penalizzano ancora omosessuali maschi o femmine, transessuali o quant’altro, e concordo sulla necessità di porre fine a certe ingiuste discriminazioni, se serve anche con il rigore del codice penale. Ma la scuola no! I bambini no! Certo ci sono anche bimbi che vivono con due padri, o due madri, ma sono ancora una piccolissima minoranza, che va garantita, ci mancherebbe, ma non può diventare il banchmark di riferimento della legislazione in materia di sessualità. Ma la stragrande maggioranza dei nostri “piccoli” (perchè tali sono bambini e bambine che frequentano elementari e medie) vivono in famiglie “tradizionali”, se ci è ancora consentito definirle così, in cui i genitori sono ben identificati con un “M” ed una “F”. E anche questa maggioranza ha i suoi diritti, fra cui quello di non dare per acquisito il superamento del concetto di “binarismo sessuale”, che prevede appunto l’esistenza di due soli generi, quello maschile e quello femminile.Per non dire che iniziative come questa della Regione Lazio, e quelle che verranno sicuramente qualora il Ddl Zan venisse approvato nella sua attuale formulazione, essendo stata calata dall’alto senza alcuna interlocuzione con i genitori, non rispettano la libertà educativa su un tema delicatissimo per i minori.In sintesi io penso che, come è legittimamente consentito ai genitori di scegliere di non avvalersi della lezione di Religione per i loro figli, così dovrà essere anche per l’ora di “teoria Gender”.Questo garantirebbe veramente il pluralismo della scuola pubblica, contro l’imposizione di teorie non totalmente condivise.Concludendo, essendo fermamente convinto della necessità di includere tutti coloro che hanno un’idea diversa della sessualità, o la vivono in modo non convenzionale, penso sia sufficiente la reciproca accettazione, il reciproco rispetto fra individui, senza indulgere in tentativi di stravolgere totalmente la cultura della società e della scuola, conformandola alle nuove tendenze. 

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