La tirannia del merito, una storia da archiviare
Si può ritornare a una vita pubblica meno rancorosa, meno polarizzante e più generosa? Il punto di partenza sembra essere il falò delle vanità che hanno animato una generazione di progressisti.
‘The Tyranny of Merit’ può essere la risposta. Non sarà una lettura piacevole per i dem ma spiega agli altri una realtà evidente a molti ma descritta da pochi. Sostenendo che ‘un’epoca del merito’ potesse risolvere i problemi della globalizzazione, la diseguaglianza e la deindustrializzazione, il Partito Democratico in America, come in Europa, ha abbandonato la working class e i propri valori. Questo ha avuto delle conseguenze disastrose per il bene comune.
‘La soluzione ai problemi della globalizzazione e della diseguaglianza – e lo abbiamo sentito su entrambe le sponde dell’Atlantico – è che chiunque lavora duramente e rispetta le regole dovrebbe crescere fino al punto in cui lo porteranno i suoi sforzi e il suo talento’. Questo è quello che nel libro viene chiamato la ‘retorica della crescita’. È diventata un atto di fede, uno slogan accettato da tutti. Il centrosinistra aveva promesso di dare a tutti le stesse opportunità. In questo modo, chiunque crescerà grazie ai propri sforzi, talento e forza di volontà meriterà il proprio posto, se lo sarà guadagnato’. Il modo migliore per ‘crescere’ è quello di conseguire una laurea all’università. Sandal ricorda lo slogan blairiano – ‘Education, education, education’ – oltre a un discorso agli studenti del 2013 in cui l’allora presidente americano Barack Obama avvertiva che ‘se non avrete una buona laurea sarà difficile trovare un lavoro che retribuisce più della paga minima’.
Sandel solleva due grandi obiezioni a questo approccio. Innanzitutto, la parità di opportunità resta una chimera. Nonostante i suoi studenti a Harvard siano sempre più convinti che il proprio successo sia il risultato dei propri sforzi, due terzi di loro provengono dal 20 per cento più ricco della società. Questa stessa tendenza si verifica in tutte le migliori università. Il rapporto tra la classe sociale e il risultato dei Sat (che corrisponde grosso modo agli esami di maturità, ndr) è stato dimostrato più volte. Nel frattempo la mobilità sociale è ferma da decenni. ‘Gli americani nati da genitori poveri tendono a restare poveri da adulti’.
Ma l’obiettivo del libro di Sandel è un altro: l’autore vuole aggredire l’egemonia liberal che ha regnato per gli ultimi trent’anni. ‘Il libro cerca di dimostrare che c’è un lato oscuro e demoralizzante’, spiega Sandel: ‘L’implicazione è che chi non riesce a crescere deve dare la colpa solo a se stesso’. I partiti progressisti hanno sostenuto che in un mondo globalizzato la scelta non fosse più tra ‘destra e sinistra’ ma tra ‘apertura e chiusura’. L’apertura significa la libera circolazione di capitali, beni, e persone da un paese all’altro. Chiunque non era d’accordo veniva etichettato come provinciale, diffidente e ostile alla cultura cosmopolita’ (…). I progressisti hanno invitato la working class a ‘migliorarsi’ oppure convivere con il proprio fallimento. Molti si sono sentiti traditi e hanno votato per altri partiti.
‘L’ascesa dei populisti negli ultimi anni è stata una rivolta contro la tirannia del merito, eseguita da coloro che si sentono umiliati dalla meritocrazia e dal suo progetto politico’. Sandel non ha alcuna simpatia per i populisti ma condivide alcune delle istanze dei suoi elettori. ‘Tra le tante menzogne raccontate da Trump, l’unica cosa autentica è il suo risentimento viscerale verso le élite che a suo dire lo hanno snobbato per tutta la sua vita’. Sandel è molto duro con i democratici, che considera tra i responsabili dell’ascesa di Trump. ‘Il partito deve cambiare la propria missione e prestare maggiore attenzione al risentimento e al malessere delle persone comuni’. Questa è la diagnosi.
Ma secondo Sandel l’unico modo per uscire dalla crisi è ripudiare i princìpi meritocratici che hanno creato una società di vincitori e perdenti. ‘Bisogna ripensare al ruolo delle università come unica fonte di opportunità (…) Dobbiamo investire maggiormente nelle scuole professionali affinché anche le persone senza laurea possano prosperare’. Sandel è convinto che le professioni tecniche esigano maggiore rispetto e allo stesso tempo i vincitori del sistema meritocratico debbano essere più umili. ‘L’umiltà è una virtù essenziale in questo momento – dice il filosofo parlando dei suoi studenti a Harvard – è un antidoto necessario all’hubris meritocratica che ci ha divisi’”.