27 Ottobre 2023 - 9.07

La Ue può espellere uno Stato membro?

Vi siete mai chiesti se l’Unione Europea ha il potere di espellere uno Stato membro?

La domanda ha senso a mio avviso guardando in particolare alla politica messa in atto negli ultimi anni da Viktor Orbàn e dall’Ungheria. 

In realtà il despota ungherese era ben accoppiato con la Polonia di  Mateusz Morawiecki, ma la recentissima  affermazione alle elezioni politiche di Donald Tusk  e delle opposizioni  sicuramente dovrebbe cambiare le carte in tavola.

Sono anni che Orban viola apertamente i principi sui quali si fonda l’Unione Europea, piegando al suo controllo la magistratura, la commissione elettorale, i media, lo sport, lo spettacolo, le università e qualsiasi settore della vita pubblica, tanto che molte delle agenzie di rating che valutano gli standard democratici degli Stati considerano l’Ungheria una “non democrazia”.

Certo ci sono le elezioni, ma se le stesse sono decisamente truccate o comunque pesantemente condizionate dal potere centrale è come se non ci fossero.

E così, passo dopo passo, Orban ha portato il suo Paese nella condizione di un regime simile a quello di Vladimir Putin, in termini di ideologia e mentalità.

Tanto per capirci, in occasione della  festa nazionale dell’Ungheria, che si festeggia il 23 ottobre per ricordare la nascita della Repubblica nel 1989, sulle rive del lago Balaton Orbàn ha pronunciato parole di fuoco contro la Ue, paragonandola incredibilmente all’Unione Sovietica. Specificando addirittura che “Se l’Urss era una tragedia, Bruxelles è solo una brutta parodia contemporanea”.

Aggiungendo per soprammercato “Abbiamo dovuto ballare mentre Mosca fischiava. Oggi, anche se Bruxelles fischia noi balliamo come vogliamo, e se non vogliamo, non balliamo”.

Evidentemente Il nostro Viktor si deve sentire invulnerabile, e pur avendo perso la sponda polacca (la vittoria di Robert Fico in repubblica slovacca è una magra consolazione visto il poco peso di quel Paese), sta cercando altre sponde sulla scena internazionale, ovviamente fuori dei confini europei.

E così qualche giorno fa, partecipando al summit cinese sulla Via della Seta, è stato il primo leader occidentale a farsi immortalare mentre stringe la mano a Vladimir Putin, con il quale ha rinnovato un cospicuo contratto per la fornitura di gas (in barba all’embargo Ue), sta frenando sull’adesione della Svezia alla Nato nonostante il via libera di Erdogan, fa sponda con la Cina incassando così anche i complimenti di “ciuffo biondo” Donald Trump (che per la verità lo aveva confuso per sbaglio con Erdogan).

E’ chiaro che queste “bizze” rappresentano la sua protesta per il fatto che la Ue ha sospeso il pagamento di 13 miliardi di euro, proprio a causa della mancata attuazione di quelle riforme che dovrebbero allineare l’Ungheria agli standard di “stato di diritto” previsto dall’Unione (e quei 13 miliardi per Orbàn fanno la differenza). 

Scontato il disappunto di Bruxelles per tutte queste iniziative; ma proprio per questo uno si chiede: ma non si possono buttare Orbàn e l’Ungheria fuori dai c……..?

Più precisamente, l’Unione Europea dopo averle tentate tutte, dagli ammonimenti alle procedure di infrazione, alla sospensione dell’erogazione dei fondi comunitari, se  tutte queste misure dovessero rivelarsi inefficaci,  potrebbe espellere uno Stato membro? 

La risposta in breve è: NO. 

La risposta più articolata è che sarebbero necessari anni di trattative e contrattazioni, con il rischio molto elevato di non arrivare a un accordo. 

Il motivo è abbastanza semplice: l’Unione non ha mai considerato questa possibilità.

In altre parole, legalmente parlando, non esiste il quadro giuridico per estromettere uno Stato membro dall’Ue, a differenza di quanto avviene ad esempio nel Consiglio d’Europa, da cui la Russia è stata espulsa l’anno scorso.

E diversamente persino dall’ Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), il cui statuto all’ art. 6  prevede che  l’Assemblea possa espellere, su proposta del Consiglio di Sicurezza, uno Stato membro che abbia persistentemente violato i principi fondamentali della Carta. 

Poco conta che questo articolo non sia mai stato applicato, per il semplice motivo che l’espulsione equivarrebbe a perdere il controllo sul membro violatore, ma in certi momenti (ad es. con il Sud Africa) l’espulsione è stata comunque minacciata.

C’è un vizio originale nella Ue, ma è giustificabile alla luce del fatto che l’Unione è nata come un progetto di pace al tempo in cui l’Europa usciva dalla seconda guerra mondiale. 

L’idea di base era che legami economici e sociali più profondi tra i Paesi avrebbero reso meno probabili conflitti futuri.

Certo il nucleo iniziale era composto dai sei Paesi fondatori Germania Ovest, Francia, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo; ma il progressivo allargarsi dell’Unione, arrivata ora a 27 Stati, ha determinati l’ingresso di Paesi  di tradizioni democratiche diverse, che a mio avviso forse non erano ancora del tutto pronti. 

Ciò non vuol dire che uno Stato non possa decidere di uscire autonomamente  dalla Ue, come ha fatto l’Inghilterra ai sensi dell’art 50 del Trattato, ma abbiamo anche visto quali complicazioni comporti, in termini di accordi e trattati, anche un’uscita volontaria, 

Concludendo io credo che sia stata una grande ingenuità dei Paesi fondatori della Ue credere  che le condizioni per l’adesione avrebbero risolto tutti i problemi di un Paese, e che le riforme promesse sarebbero state scolpite nella pietra.

Purtroppo la realtà ha mostrato,  in Ungheria ed in Polonia, che le cose possono peggiorare molto, molto rapidamente.

E la Ue si trova ora poco più che impotente a constatare che il sistema politico che vige in Ungheria si basa sulla corruzione diffusa e sull’abuso dei fondi europei.

Ma poiché tutto ciò sarebbe poco efficace al di fuori dalla Ue  (vorrei proprio vedere se Putin foraggerebbe a suon di miliardi l’amichetto ungherese),  credo che Orbán non lascerà mai volontariamente l’Ue, principalmente per motivi finanziari.

Per quanto mi riguarda mi lascia perplesso che un soggetto come Orbàn possa trovare qualche sponda anche in Giorgia Meloni, ma se non si disdegna la compagnia di Santiago Abascal e Vox allora  va bene tutto. 

Come andrà a finire è difficile prevederlo, ma penso che se Orbàn continuerà con la sua politica estera filo russa, e con una gestione anti democratica dello Stato,   si  possa anche  creare una situazione in cui l’Unione non avrà altra scelta che espellere l’Ungheria.  

In politica internazionale le motivazioni giuridiche si trovano sempre, anche a posteriori!

Umberto Baldo

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